AGI - La guerra in Ucraina ha trasformato la "cauta" cooperazione tra Russia e Iran in una "amicizia strategica", del cui sviluppo hanno "urgente bisogno" entrambi i Paesi: sul piano militare, commerciale e della sicurezza interna. Ad analizzare la rapida evoluzione delle relazioni tra Mosca e Teheran - destinate a diventare "sempre piu' interdipendenti" - è Abdolrasool Divsallar, visiting professor all'Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano.
Lo sviluppo più controverso nelle relazioni bilaterali, spiega all'AGI l'analista iraniano esperto di difesa, è stata la decisione dell'Iran di fornire assistenza militare a Mosca, di fatto diventando l'unico alleato ufficiale della sua campagna militare. "Nonostante abbia ripetutamente dichiarato la sua neutralità e il rifiuto della guerra, il ministro degli Esteri iraniano, Hamid Amirabdollahian, ha ammesso che il suo Paese ha fornito droni a Mosca, tra cui i Mohajer-6 e gli Shahed-136/131".
"Una decisione costosa", fa notare Divsallar, "che ha portato la Repubblica islamica sotto nuove pressioni internazionali, ma che rientra perfettamente nella politica dell'amministrazione del presidente Ebrahim Raisi di 'Guardare a Est' ". Per Mosca, rafforzare i suoi legami con l'Iran ha acquisito una certa "urgenza", dopo che le sanzioni occidentali ne hanno limitato la capacità di cooperazione a livello internazionale.
"La condanna globale della guerra in Ucraina ha ridotto le opzioni del presidente russo, Vladimir Putin, e lo ha costretto a lavorare con quegli Stati che si trovano in una situazione simile, al di fuori della sfera occidentale", sottolinea l'analista, anche non-resident fellow al Middle East Institute di Washington.
L'urgenza del Cremlino si spiega con diversi fattori: "Ha bisogno di nuovi corridoi commerciali, dopo che di fatto le sue frontiere occidentali sono state chiuse e ha così rispolverato il progetto per il corridoio Nord-Sud; le forniture di droni dall'Iran gli garantiscono di portare avanti la sua strategia di attaccare le infrastrutture civili in Ucraina e, infine, mentre è intenta a concentrare le forze nella guerra e a proteggere le coste siriane, dove ha due basi militari, la Russia puo' usare le risorse iraniane per mantenere lo status quo in tutto il resto della Siria".
C'è poi il sostegno politico che Teheran fornisce a Mosca nei consessi internazionali come l'Onu e, aspetto non secondario, quella che Divsallar definisce "integrazione delle autocrazie": un avvicinamento per proteggersi dalle minacce domestiche.
"L'instabilità interna, senza precedenti, per entrambi i regimi - uno messo a rischio dall'ondata di proteste anti-governative e l'altro dal protrarsi del conflitto in Ucraina - richiede maggiore coordinamento e assistenza nel campo della sicurezza interna, aspetto che sta diventando un altro fattore trainante dei legami bilaterali".
Russia e Iran si scambiano così il rispettivo know-how sul controllo e il monitoraggio del cyberspazio e mentre prima le intelligence collaboravano solo a livello estero, per esempio sulla Siria e l'Isis in Iraq, ora lavorano anche a livello domestico".
Ne è un esempio l'accordo, approvato questa estate dal Parlamento iraniano, per la cooperazione con la Russia sulla "cybersicurezza mediatica e intelligence" o la visita a Teheran del procuratore generale russo, Igor Krasnov, che oggi ha incontrato il suo omologo Gholam-Hossein Mohseni Ejei.
"L'amicizia strategica con Mosca", prosegue l'analista, "è diventata un principio fondamentale per i conservatori al governo della Repubblica islamica", che a differenza della precedente amministrazione del pragmatico Hassan Rohani, "non ritengono più il ripristino dell'accordo sul nucleare (Jcpoa) una priorità".
A modificare la percezione reciproca è stato proprio il mutato rapporto di entrambi i Paesi con l'Occidente. "Iran e Russia sono convinti che, nei prossimi anni, le relazioni con Washington e con l'Europa non miglioreranno", avverte Divsallar.
"Teheran, dopo aver visto gli Usa uscire dal Jcpoa e gli europei non difendere l'accordo, ha smesso di considerare l'Ue come un attore strategico importante, con cui dover mantenere buoni rapporti e a Mosca è successa la stessa cosa, dopo l'invasione dell'Ucraina. Entrambi i Paesi hanno smesso di guardare a Occidente e il loro avvicinamento è stato naturale".
Il nuovo contesto ha modificato anche quella che finora era stata una rivalità nel mercato energetico: con l'Europa ormai off-limits per entrambi, la competizione si è trasformata in una "rinnovata diplomazia energetica, con prospettive di reciproci vantaggi economici", fa notare Divlassor.
"L'Iran vive un grave deficit d'investimenti nell'oil & gas, che i russi stanno già colmando. Teheran, inoltre, riceve da Mosca alcuni pezzi industriali importanti per mantenere la sua produzione nel settore energetico e che non potrebbe comprare altrove, per via delle sanzioni. Si tratta di una cooperazione che si sta sviluppando sia a livello privato che statale".
L'Iran "sta anche trattando con la Russia per acquistare il suo gas e usarlo, in parte per il fabbisogno interno e in parte per rivenderlo a Est, a India e Pakistan, attuando il sogno di diventare un hub energetico".
Nonostante il mutuo interesse a proseguire nella cooperazione, conclude l'analista, "bisogna ancora superare delle limitazioni, perchè questa possa diventare di natura strategica: una di queste è lo "stretto rapporto tra la Russia e i Paesi del Golfo Persico, dai cui investimenti Mosca dipende e che non appare disposta a distruggere per innalzare le relazioni con Teheran; sul piano militare, infine, c'è la cautela russa ad esportare armi alla Repubblica islamica, anche qui per via della contrarierà dei Paesi arabi, preoccupati che questo possa sbilanciare gli equilibri regionali"