AGI - Il presidente peruviano Pedro Castillo è stato arrestato dalla polizia poco dopo che il Parlamento ne aveva votato la destituzione, ignorando la sua decisione di sciogliere la legislatura presa poche ore prima. Il voto di impeachment per "incapacità morale" è stato approvato da 101 parlamentari su un totale di 130, in una sessione trasmessa in diretta televisiva nonostante Castillo avesse annunciato lo scioglimento del Parlamento e l'insediamento di un governo di emergenza.
Il vicepresidente Dina Boluarte, che ha denunciato un "colpo di Stato", ha assunto la presidenza. Boluarte ha giurato davanti alla plenaria del Congresso e ha affermato che "c'è stato un tentativo di colpo di Stato che non ha avuto eco né nelle istituzioni né nelle strade. "Chiedo una tregua politica per installare un governo di unità nazionale", ha detto Boularte, compagna di partito di Castillo.
Verso un governo di unità nazionale
Subito dopo il giuramento, la prima donna presidente del Perù ha invitato tutte le forze politiche a una tregua e si è impegnata a lottare "per i nullatenenti e gli esclusi". "Assumo la carica di presidente costituzionale della Repubblica consapevole dell'enorme responsabilità che mi compete e la mia prima invocazione, come non potrebbe essere altrimenti, è quella di fare appello alla più ampia unità di tutti i peruviani", ha detto Boluarte di fronte alla sessione plenaria del Congresso chiedendo una tregua politica per installare un governo di unità nazionale.
Boularte ha affermato nel suo primo discorso presidenziale che bisogna parlare, dialogare e raggiungere un accordo, e ha chiesto un ampio processo di dialogo tra tutte le forze politiche, "cosa tanto semplice quanto impraticabile negli ultimi mesi", ha dichiarato.
In uno sforzo dell'ultimo minuto per salvarsi dall'impeachment, Castillo aveva comunicato lo scioglimento del Congresso poche ore prima che il Parlamento si riunisse. "Si impongono le seguenti misure: sciogliere temporaneamente il Congresso della Repubblica e istituire un governo di emergenza eccezionale; convocare al più presto un nuovo Congresso con poteri costituenti per redigere una nuova Costituzione entro un periodo non superiore a nove mesi", aveva detto Castillo in un messaggio alla nazione letto dal palazzo del governo e trasmesso dalla televisione.
"Da questa data fino all'insediamento del nuovo Congresso, il governo sarà retto da un decreto legge. È stato decretato il coprifuoco in tutto il Paese da oggi (...) dalle 22 (le 4 di giovedi' in Italia) alle 4 (da noi le 10 di giovedi')", ha dichiarato il presidente, che indossava un abito blu e la fascia presidenziale. "Il sistema giudiziario, la magistratura, l'ufficio del pubblico ministero, il Consiglio nazionale della giustizia e la Corte costituzionale sono dichiarati da riorganizzare", ha detto.
Il monito di Washington
L'amministrazione del Presidente degli Stati Uniti Joe Biden aveva esortato Castillo a rinunciare allo scioglimento. "Gli Stati Uniti esortano con forza il presidente Castillo a revocare il suo tentativo di chiudere il Parlamento e a permettere alle istituzioni democratiche del Perù di funzionare secondo la Costituzione", aveva twittato l'ambasciatore a Lima Lisa Kenna.
"Respingo la decisione di Pedro Castillo di perpetrare la rottura dell'ordine costituzionale chiudendo il Congresso. Questo è un colpo di Stato che aggrava la crisi politica e istituzionale che la societa' peruviana dovrà superare rispettando rigorosamente la legge", ha dichiarato il vicepresidente del Perù su Twitter, "oggi c'e' stato un colpo di Stato nel migliore stile del XX secolo. È un colpo di Stato destinato a fallire, il Perù vuole vivere in democrazia. Questo colpo di Stato non ha alcuna base legale", ha dichiarato alla radio RPP Francisco Morales, presidente della Corte Costituzionale.
"Il presidente Pedro Castillo ha compiuto un colpo di Stato. Ha violato l'articolo 117 della Costituzione peruviana ed è diventato illegale. Si tratta di un autogol", ha dichiarato l'analista politico Augusto Alvarez.
Il precedente di Fujimori
Decine di manifestanti a favore e contro il presidente si sono radunati fuori dal Parlamento fin da prima dell'annuncio, in attesa del dibattito sull'impeachment. In seguito all'annuncio, diversi ministri del governo e funzionari di organizzazioni internazionali hanno annunciato le loro dimissioni sui social media e in dichiarazioni alla stampa. L'ambasciatore del Perù presso l'Organizzazione degli Stati Americani (OSA), Harold Forsyth Meji'a, ha annunciato a Washington le sue dimissioni a causa della "rottura (...) dell'ordine costituzionale".
"Da oggi, Castillo fa parte della triste schiera dei dittatori", ha dichiarato l'ex presidente peruviano Ollanta Humala (2011-2016) alla stessa emittente radiofonica. L'annuncio di Castillo arriva a poco più di 30 anni da un altro autogol analogo, quello dell'ex presidente Alberto Fujimori (1990-2000), che sciolse il Congresso il 5 aprile 1992.