AGI - Gli Stati Uniti hanno sconfitto l'Iran 1 a 0 sul campo di calcio del Al Thumama Stadium a Doha; e in questo modo passano alla fase a eliminazione diretta dei Mondiali di Calcio, se la vedranno con l'Olanda.
Scende così il sipario sulla partita, ma non sulle tensioni politiche che l'hanno accompagnata; una partita carica di significato, non solo per l'importanza del campionato, ma per le implicazioni collegate.
Poco prima del calcio d'inizio, la coppia Biden aveva addirittura twittato il proprio sostegno ai calciatori americani: "Crediamo che vinceremo". Nonostante gli sforzi degli agenti del Qatar per impedire ai tifosi di mostrare gesti di protesta anti-regime, alcuni spettatori sono riusciti a mostrare il nome di Mahsa Amini, la giovane curda la cui morte è all'origine delle proteste attuali in Iran, e a esporlo allo stadio.
Il duello tra Iran e Stati Uniti è stato feroce fin dall'inizio. Ma gli Stati Uniti hanno dominato le occasioni, dimostrando di essere una squadra ben organizzata e in grado di impensierire. L'Iran è riuscito a dominare l'attacco negli ultimi 20 minuti ma gli sforzi che sono stati costruiti sono stati spesso sprecati e nonostante la pressione, la squadra statunitense l'ha spuntata.
La partita delicatissima
Da oltre due mesi vanno avanti i disordini in Iran, repressi nel sangue dal regime. I due Paesi hanno interrotto le relazioni diplomatiche nel 1980 e l'Iran ha accusato gli Stati Uniti di istigare i disordini, proteste a cui il governo di Washington ha reagito imponendo nuove sanzioni.
Una vittoria dell'Iran poteva assicurare un momento di gioia alla popolazione in un momento così drammatico, ma c'è il sospetto fondato che la vittoria sarebbe stata sfruttata dal regime. L'Iran ha perso e i giocatori, all'inizio, hanno cantato l'inno, anche se molti senza tanta convinzione.
E' vero che i giocatori pare fossero stati minacciati di rappresagli, loro personalmente e le famiglie rimaste in Iran, che sarebbero state arrestate o torturate. Neppure sugli spalti si sono visti molti cenni di dissenso.
All'inizio, un agente della sicurezza qatariota è intervenuto contro un tifoso che sventolava una bandiera con un buco al centro dove era stato ritagliato l'emblema della Repubblica islamica.
Per il resto, si sono visti molti spettatori inneggiare con le bandiere ufficiali della Repubblica islamica e tante donne con l'hijab, il velo islamico. Nelle partite precedenti, invece, erano state numerose le immagini dei tifosi con cartelli e lo slogan come "Donna, vita, libertà" o il nome di Mahsa Amini, un chiaro sostegno delle manifestazioni antigovernative nel Paese.
E quando Christian Pulisic ha segnato, alla fine del primo tempo, regalando agli Stati Uniti la speranza degli ottavi di finale, su Internet sono circolati video che mostravano persone nel quartiere Chitgar di Teheran che inneggiavano alla libertà; e scene simili si sono viste in alcuni quartieri di Saqqez e Sanandaj, le città curde, che da settimane sono oggetto della repressione iraniana. Lo sport unisce tutti, ma non riesce a unire l'Iran, un Paese diviso anche nel tifo alla sua nazionale.