AGI - A 9 mesi dall’inizio del conflitto in Ucraina la situazione umanitaria nel Paese è sempre più grave. Con l’arrivo dell’inverno infatti potrebbero diventare critiche le condizioni di oltre 6,2 milioni di sfollati interni a causa della carenza di alloggi e di beni di prima necessità come cibo, acqua e elettricità.
L'organizzazione non governativa Oxfam stima he altri 13 milioni di persone siano bloccati in aree dove sono state distrutte infrastrutture chiave come ospedali, scuole e impianti idrici. Enormi restano anche i bisogni di oltre 1,5 milioni di rifugiati che tutt’ora si trovano in Polonia, Romania e Moldavia, spiega. Tre paesi che si stanno facendo carico di gran parte dell’accoglienza di chi ha lasciato il Paese, con migliaia di profughi che ogni settimana continuano a lasciare l’Ucraina.
Oxfam è al lavoro con 23 organizzazioni e partner locali per rispondere all’emergenza in Ucraina, Polonia, Moldavia e Romania dove ha già soccorso oltre 610 mila persone: attraverso la distribuzione di beni di prima necessità come acqua pulita, cibo, kit igienico-sanitari e rifugi, sostegno per trovare un alloggio o un lavoro, assistenza psicologica e legale ai rifugiati a rischio di tratta e sfruttamento.
“Stiamo intervenendo per far fronte ai bisogni di una popolazione sempre più stremata dalla prosecuzione del conflitto. - spiega Paolo Pezzati, policy advisor di Oxfam per l’emergenza ucraina – In questo momento quasi 18 milioni di persone in tutta l’Ucraina hanno bisogno di aiuti umanitari, 13 milioni di persone hanno bisogno di assistenza igienico sanitaria e acqua pulita, 1 famiglia su 3 sta rimanendo senza cibo, cifra che sale ulteriormente nelle regioni sud-orientali particolarmente colpite dalla guerra”.
Nelle aree di Odessa, Kiev, Mykolaiv, Chernihiv e Znytormyrska, Oxfam con organizzazioni della società civile ucraina, ha già raggiunto oltre 146 mila persone dallo scorso marzo.
“Ricostruire le infrastrutture idriche dentro il Paese è fondamentale per la sopravvivenza di migliaia di persone, come pure fornire beni di prima necessità e kit igienico-sanitari e aiutare chi è costretto a lasciare il Paese a farlo in sicurezza, offrendo sostegno psicologico alle persone più fragili e traumatizzate - aggiunge Pezzati - Ma i bisogni continuano a crescere di settimana in settimana e adesso con l’arrivo dell’inverno la situazione rischia di precipitare ulteriormente”.
Oxfam ricorda i numeri dell’emergenza profughi in Moldavia, Polonia e Romania: dall'inizio del conflitto, quasi 14 milioni di persone, un terzo della popolazione ucraina, sono state costre a lasciare le proprie case e per il 90% sono donne, bambini, anziani o persone con disabilità. In più di 7 milioni sono fuggiti in Polonia, Romania e Moldavia o sono transitati verso altre destinazioni in Europa. Al momento nei tre paesi si trovano oltre 1,5 milioni di rifugiati, accolti non solo nei centri temporanei predisposti dalle autorità, ma in gran parte in abitazioni private.
Una condizione che accomuna la maggioranza dei rifugiati ucraini in tutti i Paesi europei, Italia inclusa, e che li pone in una condizione molto incerta con la prosecuzione del conflitto. In Moldavia si registra una delle situazioni più difficili: circa 85.000 persone vivono in alloggi privati, ospitati o pagando l'affitto, nel 71% dei nuclei familiari non c’è nessuno che lavora e quasi otto famiglie su dieci hanno dichiarato di aver speso tutti i risparmi per coprire i propri bisogni principali già tra aprile e maggio.
“Con i miei figli e mia sorella ci siamo ritrovati a vivere in un garage a Roma dove non c'era il riscaldamento. Alla fine dell’estate di notte faceva più freddo, c’erano infiltrazioni d’acqua se pioveva. Ero molto preoccupata per i bambini.”, racconta così Marina, i suoi primi tre mesi in Italia dopo esser fuggita dai bombardamenti nei sobborghi di Kiev attraverso la Polonia, per raggiungere l’Italia.
Precarietà abitativa e difficoltà di accesso ai servizi socio-sanitari riguardano ancora buona parte degli oltre 170 mila rifugiati ucraini arrivati in Italia. Basti pensare che a settembre solo il 20% dei rifugiati ucraini accolti nel nostro Paese aveva trovato un alloggio stabile offerto dalle istituzioni nei sistemi di accoglienza o tramite alloggi messi a disposizione dalla Protezione Civile.
Dallo scorso aprile Oxfam risponde a questa emergenza attraverso unità mobili, che si muovono sul territorio per individuare i casi di maggiore vulnerabilità a Roma e nel Lazio con Focus-Casa dei Diritti Sociali e in decine di Comuni toscani con Co&so Firenze. Come nel caso di Marina che grazie ai team mobili è riuscita ad esser inserita ed avere alloggio per sé e i suoi figli in una delle strutture di accoglienza della Protezione Civile.
“Oggi molte famiglie accoglienti, italiane o ucraine, non riescono più a sostenere questo sforzo di solidarietà senza un adeguato supporto dal sistema pubblico, spesso insufficiente - aggiunge Zanobi Tosi, responsabile area accoglienza rifugiati per Oxfam Italia – Per questo lavoriamo per intercettare i rifugiati ucraini, ma anche di altre nazionalità, ospitati in abitazioni o strutture private dove non sono garantiti i servizi di informazione, orientamento e inclusione. Facilitiamo l’accesso ai servizi socio-sanitari, al sostegno psicologico, alla regolarizzazione, all’inserimento scolastico dei ragazzi, per orientarli ad un lavoro. Portando un aiuto concreto a centinaia di rifugiati in difficoltà”.