AGI - Il voto di Midterm non è ancora consolidato, la maggioranza del Congresso è tutta da scoprire, ma una cosa è certa: la campagna per le presidenziali inizia domani e parte dalla Florida. Dice Donald Trump: "Stanno succedendo tante cose buone". E se lo dice lui, che spesso ne combina di cattive, allora almeno questo è vero.
C'è festa nel resort di Mar-a-Lago, si celebra l'elezione del senatore Marco Rubio e quella di Ron DeSantis che fa il bis al governo della Florida, una vittoria-lampo. Rubio era il candidato di The Donald, DeSantis è l'uomo nuovo del Partito repubblicano.
I media dichiarano la vittoria di DeSantis subito dopo la chiusura delle urne, il vantaggio su Charlie Crist è del 20%, è l'affermazione no-limits di un 44enne che quattro anni prima aveva vinto con un distacco minimo di circa 30 mila voti e un riconteggio. Dopo il primo mandato, eccolo qua, in trionfo, conquista anche due contee blu, la 'latina' Miami-Dade (che da vent'anni era inespugnabile, l'ultimo a prenderla fu Jeb Bush) e la roccaforte progressista (e ultra-ricca), Palm Beach.
Altra coccarda blu che diventa rossa: la contea di Osceola, a maggioranza portoricana. "Sono onorato di aver conquistato la vostra fiducia e il vostro sostegno", commenta DeSantis, non solo riconfermato alla guida del Sunshine State, ma addirittura proiettato (per ora virtualmente) nella corsa alla Casa Bianca.
Il 2024 è vicino e nello stesso tempo lontano. Lo scenario della corsa presidenziale emerge nel suo commento a caldo: "Non abbiamo solo vinto le elezioni, abbiamo riscritto la mappa politica". La battaglia è gloria in Florida, che "è rimasta un rifugio sano in un mondo che è diventato pazzo". E la guerra? C'è tempo per dichiararla, ammesso che lo voglia, in ogni caso l'obiettivo presto o tardi sara' la Presidenza degli Stati Uniti.
DeSantis ha i voti e anche i soldi: ha corso una campagna da 31 milioni di dollari, ma ne ha incassati 200 milioni in donazioni, la notizia è che ha risparmiato un tesoretto pari a 66 milioni di dollari. Per una campagna presidenziale sono una goccia, ma anche un buon inizio. Tre volte congressman, DeSantis dopo aver ottenuto quattro anni fa la nomination repubblicana a governatore della Florida, si è dimesso.
Non aveva la vittoria in tasca, ma è riuscito a superare le primarie da outsider contro il candidato dell'establishment del Gop proprio grazie all'endorsement di Donald Trump. È una 'creatura' dell'ex presidente e la sola idea che questo 'figlio' possa candidarsi alla Casa Bianca nel 2024 - per soprammercato senza il suo via libera - lo fa imbufalire, fino a battezzarlo con il nome di 'Santimonious'.
La leadership di DeSantis è cresciuta durante la pandemia, quando si è opposto all'obbligatorieta' del vaccino e ai lockdown, cosi' la Florida ha tenuto botta durante la crisi. Il suo profilo oggi è quello di un 'trumpiano' che pensa e agisce da solo, forse ha un piano, forse no, quando ha fatto decollare due aerei pieni di immigrati clandestini verso Martha's Vineyard, la base repubblicana ha fatto la ola.
Durante la campagna elettorale Trump e DeSantis non si sono mai incontrati, hanno tenuto comizi paralleli, ma su coste opposte. La distanza tra Ron e Don c'è, l'abbiamo vista anche nella notte del trionfo. Trump a Mar-a-Lago, DeSantis a Tampa dove ha definito il suo Stato come una "terra promessa".
E di nuovo, siamo alla metafora biblica e a un contesto piu' elevato, la piattaforma è la Florida, l'obiettivo è la nazione: "Ora, mentre il nostro paese annaspa a causa di una leadership fallimentare a Washington, la Florida è nella giusta direzione". Indirizzo: 1600 Pennsylvania Avenue, Casa Bianca.