AGI - Aumentano i timori per le condizioni del rapper iraniano Tomaj Salehi, arrestato la settimana scorsa e costretto a una video confessione che ha allarmato familiari e attivisti per i diritti umani. Molto seguito nel suo Paese, e schieratosi subito a sostegno delle vaste manifestazioni che da sette settimane chiedono la fine della Repubblica islamica, Salehi è stato trasferito nel famigerato carcere di Evin, a Teheran, secondo quanto riferito a IranWire dai suoi familiari.
Lo zio Iqbal Iqbali ha raccontato che, ieri, la famiglia è andata alla prigione Dastgerd a Isfahan, dove ha appreso che Salehi è stato "trasferito a Evin", il carcere dove sono detenuti i prigionieri politici.
"È nelle mani di funzionari dell'intelligence" e "non è autorizzato a chiamare o ricevere visite", ha detto Iqbali, lanciando l'allarme sull'incolumità del musicista, la cui vita - a suo dire - "è ora in pericolo". A preoccupare ulteriormente è anche la video-confessione, secondo la famiglia estorta con la forza, in cui Salehi dice di "pentirsi": appare bendato e in ginocchio e con segni di violenza.
Il video è stato diffuso dai media affiliati al regime, ma è partita subito una campagna sui social in farsi per non condividerlo: "Lo scopo di queste immagini è creare paura e disperazione, non diffondetele", ha twittato il celebre Hichkas, considerato il "padre del rap persiano" e in auto-esilio all'estero.
Salehi è da tempo nel mirino delle autorità per i suoi testi, in cui condanna corruzione, repressione e ingiustizia in Iran. L'anno scorso era già stato arrestato, ma rilasciato dopo pochi giorni su cauzione, in seguito a una vasta campagna per la sua liberazione. Fin dall'inizio delle proteste scoppiate per l'uccisione della giovane Mahsa Amini, il mese scorso, Salehi si sentiva a rischio e aveva deciso di nascondersi, ma non di lasciare l'Iran.
È stato arrestato lo scorso 30 ottobre nella provincia di Chaharmahal Bakhtiari, mentre "cercava di uscire illegalmente dai confini occidentali", secondo quanto riportato dai media ufficiali. Sul web, era circolata subito una sua foto mentre, bendato, veniva portato via in macchina. Il procuratore di Isfahan, Seyyed Mohammad Mousaviyan, lo ha accusato di aver "svolto un ruolo chiave nel creare caos e incoraggiare i recenti disordini nella provincia di Isfahan e nella citta' di Shahinshahr".
Per il regime, le manifestazioni in corso sono "rivolte" fomentate dai nemici dell'Iran, Israele e Stati Uniti in primis. La maggior parte dei rapper iraniani pubblica i propri lavori senza l'approvazione del ministero della Cultura e della Guida islamica, il ramo del regime che regola il lavoro artistico e applica la censura. Diversi rapper sono stati arrestati negli ultimi anni, mentre altri hanno scelto di vivere in esilio.