AGI - Il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, arriverà a Pechino il 4 novembre per una visita di 24 ore che si preannuncia complicata per le polemiche in Germania sul rapporto con la Cina e per la necessità di mantenere i legami con la seconda economia del pianeta.
La visita giunge a pochi giorni dal via libera all'acquisizione di una quota del 24,9% nel porto di Amburgo da parte del gigante dello shipping cinese, Cosco, e sull'onda delle preoccupazioni che riguardano l'approccio sempre più aggressivo di Pechino verso Taiwan e le accuse di violazioni dei diritti umani ai danni degli uiguri.
Scholz sarà il primo leader occidentale a mettere piede a Pechino dall'inizio della pandemia di Covid-19 e nel corso della visita ci saranno "scambi approfonditi di opinioni sulle relazioni tra Cina e Germania, tra Pechino e l'Europa, sulle dinamiche globali e sulla governance; si approfondirà la fiducia politica reciproca e si approfondirà la cooperazione tra Cina e Germania", ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Zhao Lijian, illustrando i contenuti degli incontri che Scholz avrà con il presidente cinese, Xi Jinping, e con il primo ministro, Li Keqiang, e che daranno "nuovo slancio alla partnership strategica complessiva tra i due Paesi".
Scholz arriverà a Pechino a capo di un gruppo di industriali e con un tempismo discutibile per i suoi critici, a soli pochi giorni dalla riconferma per altri cinque anni di Xi Jinping al vertice del Partito Comunista Cinese. La stessa ministro degli Esteri, Annalena Baerbock, ha chiesto un cambio di passo nel rapporto con il gigante asiatico.
"La politica cinese è cambiata enormemente negli ultimi anni, e quindi anche la nostra politica verso la Cina deve cambiare", ha detto, avvertendo che la Germania deve imparare dal proprio rapporto con la Russia a non essere mai più dipendente da Paesi che non condividono i valori di Berlino.
Parole, queste, riecheggiate anche dal presidente, ed ex ministro degli Esteri tedesco, Franck-Walter Steinmeier, che ha ammesso errori nei legami con Mosca negli ultimi anni. A soli tre giorni dalla visita di Scholz a Pechino, Steinmeier è volato a Tokyo per incontrare il primo ministro giapponese, Fumio Kishida: i due leader hanno ribadito il mantenimento della linea dura con Mosca per l'invasione dell'Ucraina, e discusso della necessità di mantenere un "libero e aperto" Indo-Pacifico, formula che cela le preoccupazioni per la crescente presenza militare cinese nella regione.
Archiviato il ventesimo Congresso del Partito Comunista Cinese, la Cina sta, intanto, rimettendo in moto la propria macchina diplomatica, rinsaldando i rapporti con partner storici e partiti affini al Pcc.
Ieri, il presidente cinese ha accolto a Pechino il suo omologo vietnamita, Nguyen Phu Trong, segretario generale del Partito Comunista del Vietnam, e si è impegnato per il mantenimento di una stabile supply chain con il Paese del Sud-Est asiatico, mentre oggi è atterrato a Pechino il presidente pakistano, Shehbaz Sharif, che intende riprendere le discussioni sul Corridoio Economico Cina-Pakistan, il maxi-progetto da 65 miliardi di dollari di investimenti che rappresenta uno degli snodi più importanti dell'iniziativa Belt and Road, la Nuova Via della Seta, lanciata da Xi nel 2013.
I riflettori, però, rimangono puntati tutti sull'evento di venerdì: il portavoce di Scholz, Steffen Hebestreit, ha sottolineato che si discuteranno tutti gli aspetti delle relazioni con la Cina, incluse le tensioni in Asia orientale, il tema dei diritti umani e la posizione di Pechino rispetto al conflitto in Ucraina, ma la rassicurazione di un raccordo con gli alleati occidentali prima dell'arrivo a Pechino non sembra convincere chi ritiene che Berlino voglia procedere da sola nel perseguimento dei propri interessi, piuttosto che agire insieme agli altri membri dell'Unione Europea: un'impressione che si è fatta strada soprattutto dopo il via libera a un fondo da 200 miliardi di euro per proteggere imprese e consumatori dal caro bollette per l'impennata dei prezzi del gas.