AGI - Orrore a Mogadiscio, capitale di uno Stato, la Somalia, da oltre vent'anni sprofondato in una spirale di violenza. Almeno 100 persone sono rimaste uccise e 300 ferite in due autobombe esplose sabato davanti al ministero dell'Istruzione. Nessuna parte ha ancora rivendicato la responsabilità dell'attacco. Ma le autorità hanno accusato il gruppo islamista al Shabaab, che del resto rimane sempre silente dopo attentati che provocano molte vittime.
Secondo la polizia, l'obiettivo dell'attacco erano il presidente Hassan Sheikh Mohamud, il primo ministro Hamza Abdi Barre e i leader dei cinque Stati federali somali, che si stavano incontrando al Jazeera Palace Hotel, ad appena un chilometro e mezzo di distanza, proprio per parlare della minaccia jihadista. I terroristi non sono riusciti ad avvicinarsi e hanno ripiegato contro il ministero dell'Istruzione.
La tecnica dell'attentato-gemello è stata quella già vista in molte occasioni. La prima bomba è esplosa davanti al ministero dell'Istruzione nei pressi di un trafficato incrocio; la seconda quando è arrivata l'ambulanza e i soccorritori si sono radunati per aiutare le vittime. L'onda d'urto ha mandato in frantumi le finestre circostanti.
Tra le vittime "anche donne e mamme con bambini piccoli, studenti mandati a studiare, padri e uomini d'affari", ha denunciato il presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud dopo aver visitato il luogo dell'esplosione. Tra i deceduti vi sarebbero un comandante della polizia e un noto giornalista somalo, e tra i feriti un fotoreporter Reuters e un collaboratore di VOA (Voice of America).
Una macabra coincidenza: l'attacco è avvenuto nello stesso luogo di quello che finora è stato il più grande attentato dinamitardo della Somalia, che uccise piu' di 500 persone, nell'ottobre del 2017. All'epoca, fu un camion bomba a esplodere. Mohamud non ha nascosto che il numero delle vittime potrebbe ancora aumentare anche perchè molti dei feriti versano in gravi condizioni.
I jihadisti di Al Shabaab, gruppo affiliato alla rete di Al Qaeda dal 2012, attaccano regolarmente la capitale e le principali citta' della Somalia; e cercano da 15 anni di rovesciare il fragile governo somalo, che gode del sostegno internazionale, per installare con la forza uno Stato islamico in stile wahabita (cioè ultra-conservatore).
I suoi miliziani sono stati espulsi dalla capitale nel 2011 dalle forze dell'Unione Africana, ma il gruppo continua a controllare ampie porzioni di territorio rurale e periodicamente compie attentati contro civili e militari, anche in Paesi vicini come Kenya ed Etiopia. La Somalia vive in uno stato di guerra e caos dal 1991, quando il dittatore Mohamed Siad Barre fu rovesciato, ma il Paese rimase senza un governo e nelle mani delle milizie islamiste e dei signori della guerra.