AGI - Si è definita una "figlia dell'impero britannico". E i suoi stessi genitori, originari di Mauritius e del Kenya, sono venuti nel Regno Unito "con ammirazione e gratitudine per ciò che la Gran Bretagna ha fatto per Mauritius, il Kenya e l'India".
Si parla di Suella Braverman, ministra dell'Interno indiana, riconfermata nell'ultimo governo di Rishi Sunak dopo essere stata costretta a dimettersi dallo stesso nell'esecutivo Truss il 19 ottobre per aver infranto il codice ministeriale e aver mandato documenti classificati da una sua email personale.
Di origine indiana, come lo stesso Sunak, Suella (nome che viene dalla celebre Sue Ellen di Dallas, evidentemente soap opera preferita dei suoi genitori), non ha tardato a farsi notare negli ambienti conservatori, al punto di conquistarsi il nomignolo di 'Cruella'.
Tosta, impietosa a volte, come quando al congresso dei conservatori ha pronunciato una frase che ha fatto rabbrividire molti dei suoi compagni di partito:
"Il mio sogno e la mia ossessione è vedere sulla prima pagina del Telegraph la foto di un aereo che parte per il Ruanda".Suella Braverman
Lei, figlia di immigrati e indiana, non ha neanche risparmiato le sue origini affermando di recente che un accordo commerciale con l'India "aumenterebbe la migrazione nel Regno Unito" di un gruppo numeroso che gia' in massa richiede da anni il visto per entrare nel Paese.
Nata il 3 aprile 1980 ad Harrow, nella zona a nord ovest di Londra, da madre indù tamil, Uma, e padre di origine goana, Christie Fernandes. La madre e il padre si sono trasferiti entrambi nel Regno Unito negli Anni '60, rispettivamente da Mauritius e dal Kenya. Nipote di Mahen Kundasamy, un ex Alto commissario mauriziano a Londra.
Da giovane ha frequentato la Heathfield School, una scuola superiore privata per sole ragazze, e ha studiato legge al Queens College di Cambridge. Ha vissuto in Francia per due anni come studentessa del programma Erasmus e poi come Entente Cordiale Scholar, completando un Master in Diritto europeo e francese presso la Sorbona di Parigi.
La sua carriera politica è ufficialmente iniziata quando nel maggio del 2015, diventò parlamentare per il Partito conservatore nella circoscrizione di Fareham. Nel tempo si era occupata di Istruzione, Affari interni e Giustizia e ha collaborato con diverse testate come il Daily Telegraph, Bright Blue, INews, HuffPost, Brexit Central e ConservativeHome.
Convinta sostenitrice della Brexit, è stata presidente dell'European Research Group, gruppo di parlamentari conservatori per l'uscita dall'Ue. Durante il rimpasto del governo May, nel gennaio 2018, Braverman viene nominata sottosegretario di Stato presso il Dipartimento per l'uscita dall'Unione europea.
Il 15 novembre dello stesso anno, si dimette in contrasto con la bozza di accordo stipulata fra il governo di Theresa May e l'Unione europea. Nel rimpasto del governo Johnson, il 13 febbraio 2020, viene nominata procuratore generale per l'Inghilterra e il Galles e avvocato generale per l'Irlanda del Nord, succedendo a Geoffrey Cox che era stato, nel frattempo, destituito.
In seguito è stata criticata dai membri del Consiglio dell'Ordine degli Avvocati per le sue decisioni controverse. Durante la crisi di governo dello scorso luglio, ha chiesto le dimissioni di Boris Johnson. Si è candidata alle successive elezioni per la leadership del Partito conservatore, ma è stata eliminata dalla corsa al secondo turno.
Ha poi appoggiato Liz Truss che, il 6 settembre, l'ha nominata ministro dell'Interno nel nuovo esecutivo. Poi le dimissioni forzate, il 19 ottobre, e la riconferma pochi giorni fa di Sunak che l'ha voluta al suo fianco nonostante le polemiche.
La nomina è stata contestata dai laburisti, dai liberaldemocratici, da parlamentari del partito nazionale scozzese e da alcuni conservatori. L'opposizione chiede a gran voce un'indagine parlamentare sulla vicenda: il timore è che le agenzie di intelligence, nel Regno Unito e all'estero, possano essere riluttanti a condividere le informazioni con un ministro noto per aver violato le norme di sicurezza nazionali. Insomma, una spina nel fianco del Governo appena nato. 'Cruella' potrebbe costare cara a Sunak.