AGI - È durato più del previsto il pranzo di lavoro di Emmanuel Macron ed Olaf Scholz all’Eliseo. Un incontro a porte chiuse e senza conferenza stampa finale dopo le tensioni delle ultime settimane tra la Francia e la Germania, a cominciare dagli screzi sullo scudo da 200 miliardi di euro lanciato in Germania per contrastare il boom dei prezzi energetici, fino alle divergenze in tema di difesa.
Nondimeno, viene considerato “un buon segnale” a Parigi e a Berlino il fatto che il presidente francese e il cancelliere tedesco si siano presi del tempo per affrontare tutti i temi sul tavolo, compresa la guerra in Ucraina.
Di un colloquio “molto buono e importante” riferisce su Twitter lo stesso Scholz, secondo il quale sono stati affrontati i temi “delle forniture energetiche, i prezzi crescenti e i comuni progetti di difesa”. E ancora: “La Germania e la Francia – insiste il cancelliere – sono molto vicine e affrontano le sfide insieme”.
Toni concilianti, insomma, compresa l’assicurazione che è stato un dialogo “amichevole” e “costruttivo”, come conferma una fonte diplomatica tedesca, secondo cui sui temi della politica energetica e sulla difesa “si è discusso nel dettaglio”, permettendo a Parigi e Berlino di condurre nelle prossime settimane “una cooperazione intensa e concreta”.
All’ordine del giorno c’erano anche temi di politica commerciale, il prossimo viaggio del cancelliere in Cina e la cooperazione tra i due Paesi in ambito spaziale: insomma, quello fra Scholz e Macron sarebbe stato un confronto “strategico”, dice la fonte, mentre pure l’Eliseo parla di un incontro “molto costruttivo”.
A quanto riferivano i media tedeschi prima del viaggio, l’obiettivo del colloquio era quello di “ricostruire la fiducia” tra Parigi e Berlino, ed in questo senso va letto il saluto decisamente cordiale tra i due all’ingresso dell’Eliseo: Scholz e Macron si sono fatti immortalare con grandi sorrisi, se non altro a uso e consumo delle telecamere.
Il pranzo, tenutosi nel Salon des Portaits dell’Eliseo, è stato preceduto dalle parole benauguranti del portavoce del governo francese, Olivier Veran, che ha parlato della “volontà di procedere uniti”. E a quanto emerge intanto a Berlino, il consiglio dei ministri “congiunto” a Fontainebleau – che avrebbe dovuto tenersi oggi e che era stato rinviato a sorpresa a segnalare il rumoroso scricchiolio dell’asse franco-tedesco – verrà convocato nuovamente entro gennaio. Anche questo, si dice, un “buon segno”.
Ma che siano stati fugati tutti i motivi di tensione tra Parigi e Berlino è perlomeno dubbio, tanto che è mancata la tradizionale conferenza stampa congiunta del presidente e del cancelliere, pur annunciata dalla Germania. Nei comunicati ufficiali l’appuntamento a Parigi era stato presentato come l’impegno ad “affrontare in modo unito e solidale le sfide comuni del prossimo decennio”, ma la lista dei dissapori non era certo breve né di semplice soluzione.
A cominciare dai temi dell’energia e della difesa. Già prima dell’attacco all’Ucraina da parte delle forze armate russe (su questo fronte, soprattutto nelle prime settimane della guerra, erano state innumerevoli le iniziative comune di Macron e Scholz), la Francia si era espressa in termini fortemente negativi nei confronti del progetto del gasdotto russo-tedesco Nord Stream 2, perseguito finché nell’imminenza dell’invasione non era stato finalmente “congelato” dal cancelliere tedesco: Parigi, come Washington, aveva ripetutamente lanciato l’allarme circa un’eccessiva dipendenza dell’Europa dal gas di Mosca.
Un braccio di ferro sul fronte dell’energia che si è trascinato fino al Consiglio europeo di pochi giorni fa, quando Macron ha creato scompiglio lanciando un avvertimento circa i rischi che comporterebbe quello che ha chiamato il possibile “isolamento” della Germania in Europa: l’irritazione del presidente francese era legata allo “scudo” da 200 miliardi di euro fortissimamente voluto da Scholz e destinato ai consumatori tedeschi e alle aziende della Repubblica federale per sostenere l’impatto dei prezzi energetici.
Una scelta presa in solitudine, non concordata né con Bruxelles né con Parigi, resa ancora più aspra agli occhi della Francia alla luce della reiterata resistenza di Berlino ad accettare un tetto europeo al prezzo del gas. Ebbene: la Francia è tra coloro che vedono in quel piano da 200 miliardi la possibilità di una distorsione della concorrenza, ma non la pensa così il cancelliere tedesco, secondo il quale altri Paesi si starebbero muovendo esattamente nello stesso modo. Anzi: l’argomentazione di Berlino è che salvaguardando la tenuta della maggiore economia dell’Ue di fronte alla “tempesta perfetta” del gas e delle bollette si salvaguarda anche il costrutto europeo nel suo complesso.
Nell’accogliere Scholz in Francia, il quotidiano Liberation offre una sintesi efficace: “Basterà un pranzo celebrativo per affrontare una lista così lunga di divergenze? Gas, armamenti, price cap … dal punto di vista di Parigi, il cancelliere tedesco mostra di volersi muovere per conto suo su questi temi: nel suo gigantesco piano contro l’inflazione energetica la Francia non è stata informata e neanche le è stato chiesto un consiglio. Dal punto di vista di Berlino, invece, Macron apprezza la solidarietà europea quando favorisce gli interessi francesi, ma la ignora quando può aiutare la Germania a salvare il proprio modello economico”.
Poi ci sono gli screzi sulla politica di difesa, che sempre più spesso rappresenta uno dei maggiori motivi di scontento reciproco: se da una parte sia Parigi che Berlino si dicono d’accordo nel voler rafforzare la difesa europea a fronte della guerra in Ucraina, dall’altra la Francia ha dimostrato di volersi tenere alla larga dal nuovo sistema di difesa aerea europeo lanciato dalla Germania insieme ad altri 14 Paesi europei.
E mentre continua a perdere colpi il progetto comune del nuovo caccia Fcas, a detta dei giornali tedeschi la freddezza dell’Eliseo deriverebbe anche dal fatto che il nuovo sistema di difesa aereo potrebbe essere targato Israele o Stati Uniti, lasciando al palo il sistema italo-francese di difesa terra-aria a medio raggio Samp/T, detto anche ‘Mamba’.
E ancora: un certo nervosismo si è registrato a Berlino anche quando il capo dell’Eliseo ha lanciato da solo l’idea di una nuova “Comunità politica europea”, condivisa dalla Germania, senza proporre di presentarla insieme a Scholz. Sin troppo facile ricordare oggi che il clima delle relazioni franco-tedesche era ben diverso dopo l’esplosione della pandemia del Covid, quando Angela Merkel ed Emmanuel Macron lanciarono insieme il Recovery Fund, volto a salvare l’economia europea dall’impatto del virus e a fortificare la coesione del Vecchio Continente.