AGI - Le ignominiose dimissioni presentate dalla premier britannica Liz Truss, dopo appena un mese e mezzo in cui ha firmato un disastro economico da decine di miliardi di sterline, fanno titolo su quasi tutti principali quotidiani internazionali. Curiosamente non concordi nel computo della sua durata (alcuni, come il Washington Post, scrivono 45 giorni, altri 44, e tra questi il britannico Financial Times), i giornali sono però unanimi nel sottolineare il fallimento-lampo di una leader che si era proposta come la nuova ‘lady di ferro’. Qualche testata si esercita in pronostici sul successore, con previsioni divergenti tra Rishi Sunak e un clamoroso ritorno di Boris Johnson.
Washington Post
Liz Truss si credeva “la reincarnazione ideologica di Margaret Thatcher, ma è stata invece la leader di più breve vita nella storia del Regno Unito perché “i suoi piani ambiziosi erano in collisione con la realtà finanziaria”, e adesso la sua “umiliante” uscita di scena “riflette la crisi di identità in atto tra i conservatori, la frammentazione che ha portato all'agonizzante esperienza della Brexit e lascia aperta la questione non solo di chi guiderà il Paese, ma in quale direzione”. Questa la sintesi del Washington Post sulle dimissioni della premier britannica, notizia di maggior risalto in prima pagina. Il giornale vede una “Gran Bretagna alla deriva”, che deve ridefinire “il suo posto nel mondo e le sue relazioni con l'Europa, ma anche decidere come affrontare l'aumento dell'inflazione e una recessione anticipata e cosa fare su questioni che vanno dall'immigrazione al cambiamento climatico”. Ma “i potenti del potere conservatore sono aspramente divisi su chi dovrebbe guidare il loro partito e diventare il terzo primo ministro britannico in otto settimane”. In Europa, secondo il giornale, la caduta della Truss ha suscitato una certa ‘schadenfreude’ (parola tedesca che indica la gioia provocata dalle sfortune altrui) ma in realtà la speranza dei leader è quella cui ha dato voce Macron, ossia che la Gran Bretagna "ritrovi la stabilità politica molto rapidamente". Tra gli altri titoli, con l’Ucraina, in evidenza anche la terza puntata dell’inchiesta del Post sulle lucrose consulenze che centinaia di alti ufficiali delle forze armate Usa in congedo, hanno ottenuto soprattutto in Paese del Medio Oriente: oggi il focus è però sull’Australia, dove ex ammiragli della Marina statunitense vengono pagati fino a 800.000 dollari come consulenti della Difesa.
New York Times
L’Ucraina resta sempre il tema di apertura sul New York Times, che oggi punta sulle nuove denunce di torture inflitte dagli occupanti russi ai civili ucraini, ma il giornale trova spazio nella fascia alta della prima pagina anche per le dimissioni di Liz Truss. Il destino “era quasi segnato da tre settimane, quando i mercati valutari e obbligazionari hanno reagito al suo programma fiscale silurando la sterlina e altre attività finanziarie britanniche”, scrive il Nyt, secondo cui questo “rapido e punitivo verdetto” sui tagli delle tasse voluti dalla Truss “ha mandato in frantumi la sua credibilità, ha degradato la reputazione della Gran Bretagna presso gli investitori, ha portato al rialzo i tassi dei mutui casa, ha spinto la sterlina quasi alla parità con il dollaro americano e ha costretto la Banca d'Inghilterra a intervenire per sostenere le obbligazioni britanniche”. Sicché “quel ripudio, misurato nelle fluttuazioni di secondo per secondo dei rendimenti obbligazionari e dei tassi di cambio, ha contato più delle chiassose partenze dei ministri del gabinetto della signora Truss o delle ansie sudaticce dei legislatori conservatori che alla fine hanno reso la sua posizione insostenibile”, osserva il giornale, che mette in luce anche la preoccupazione dei leader mondiali, “per la stabilità della stessa Gran Bretagna”.
Wall Street Journal
Le dimissioni della premier britannica Liz Truss “dopo 45 giorni tempestosi” sono la notizia del giorno anche per il Wall Street Journal, che offre un’accurata analisi delle regioni eminentemente economiche del suo fallimento, “una chiara dimostrazione di come l'inflazione elevata e l'aumento dei tassi di interesse abbiano cambiato il gioco per i politici e ridotto il loro margine di manovra”. Perché “nell'ultimo decennio, la bassa inflazione e i tassi di interesse bassissimi hanno offerto ai governi di tutto il mondo lo spazio per spendere di più e accumulare debiti senza allarmare gli investitori”, ma “quei giorni sono finiti” e oggi “con le banche centrali che inaspriscono la politica monetaria, i leader politici sono meno in grado di prendere in prestito denaro senza sollevare dubbi su come lo ripagheranno, in parte perché costi di finanziamento più elevati rendono il debito più costoso e in parte perché i governi hanno già caricato i debiti durante il Covid-19 pandemia”. E la Gran Bretagna è un caso di scuola: il suo rapporto debito-Pil è passato da circa l'80% prepandemico a circa il 100% attuale, sottolinea il Wsj, e perciò il piano di Liz Truss di stimolare la crescita con enormi tagli fiscali a debito è stato duramente bocciato da mercati, con l’effetto che la Bank of England ha dovuto intervenire “spendendo decine di miliardi” per salvare la sterlina e i titoli di Stato, "Quello che abbiamo visto qui è stata la combinazione della politica fiscale sbagliata al momento sbagliato: un impegno non finanziato in un momento in cui i tassi stanno salendo", commenta sul Wsj Jonathan Portes, professore di economia al King's College di Londra. Il giornale vede come favorito alla successione Rishi Sunak, già ministro del Tesoro con Boris Johnson e sconfitto dalla Truss nella corsa per la leadership Tory. Ma chiunque arriverà adesso a Downing Street “si troverà le mani legate dai passi falsi della Truss” e dovrà attenersi a “una politica fiscale rigorosa”. Tra gli altri titoli, si segnala un’analisi sulle forze armate cinesi che un costante processo di ammodernamento e potenziamento condotto da Xi Jinping negli ultimi dieci anni, ha messo in posizione di quasi parità con quelle statunitensi: la Cina ha oggi armi di ultimissima generazione come i missili ipersonici, dispone di droni molto sofisticati, ha ingigantito la flotta della sua Marina che oggi conta più navi di quella americana. C’è perciò da chiedersi, avverte il Wsj, se le truppe di Pechino siano davvero “pronte a combattere”.
Financial Times
Il Financial Times apre a tutta pagina sulle dimissioni di Liz Truss, e nel sommario di un titolo molto asettico (Truss lascia dopo 44 giorni da premier) evidenzia due cose: che il favorito nella corsa a Downing Street è adesso l’ex ministro del Tesoro Rishi Sunak, cui basterebbe il voto di 100 deputati Tory, e che l’intempestiva caduta del governo “getta nella confusione i piani per tappare un buco da 40 miliardi di pound” nei conti pubblici del Regno Unito. Il giornale della City è durissimo con la premier dimissionaria: “Il tempo è scaduto per la breve e disastrosa premiership di Liz Truss dopo soli 44 giorni, e tuttavia con circa 20 giorni di ritardo. Sarà il primo ministro di più breve durata della Gran Bretagna, anche se questo farà di lei più la risposta alla domanda di un quiz che guadagnarle un posto nella storia. Nemmeno chi prevedeva che come premier sarebbe andata male immaginava che sarebbe imploso così rapidamente e catastroficamente”. Truss ha fallito, secondo Ft, “perché ha dimenticato tre lezioni fondamentali. Primo: l'economia alla fine vince sempre. Puoi sfidare la legge di gravità finanziaria per un po', ma non puoi abolirla (..). Secondo: l'ideologia nel vuoto non ha valore. Qualunque sia il merito teorico di un'idea particolare, è inutile e spesso pericolosa se non si sposa con le circostanze. C'erano argomenti perfettamente rispettabili per l'agenda di Truss sulla crescita e i tagli delle tasse, ma non in questo momento (…). Terzo: tutti i primi ministri devono trascinare il loro partito” mentre Truss “si è fatta dei nemici inutilmente, escludendo tutti i colleghi autorevoli che avevano sostenuto Sunak, anche quelli che l'avrebbero appoggiata se li avesse coinvolti”. La conclusione del quotidiano è una bocciatura nettissima: “Johnson, Truss e i loro alleati della destra Tory accusavano regolarmente i loro critici di essere pessimisti e disfattisti determinati a convincere il Regno Unito a decrescere. In effetti, sono loro che fatto contrarre l’economia e offuscato la posizione internazionale della Gran Bretagna”.
The Times
“Johnson pensa di tornare al potere mentre Truss lascia”, titola in prima pagina il Times, che così mette insieme due notizie: le dimissioni della premier “inevitabili dopo gli strafalcioni di bilancio”, e le ambizioni dell’ex leader per un ritorno alla grande meno di quattro mese dopo essere stato rimosso dal partito. Johnson, scrive il giornale, pensa a una rivincita e potrebbe sfidare i suoi ex ministri Rishi Sunak e Penny Mordaunt, nella corsa per Downing Street. Sarà infatti, nelle previsioni del Times, “una corsa a tre” e già Johnson sta rimettendo insieme “il carrozzone” dei suoi sostenitori. Ma, secondo il giornale, “un rientro dell’ex premier nell’arena politica potrebbe dividere ulteriormente il partito conservatore, in cui ci sono già almeno tre deputati che sono pronti a dimettersi piuttosto che proseguire il mandato sotto la sua guida”. Nondimeno, un’altra ventina di parlamentari Tory, sotto la regia del fedelissimo Jacob Rees-Mogg, si sono già mobilitati in suo favore e Johnson, attualmente in vacanza ai Caraibi, “prima di candidarsi ufficialmente starebbe aspettando di capire se dispone di un numero sufficiente di sostenitori”. A chi gli ha parlato, riferisce il Times, l’ex premier ha detto “di credere di poter risollevare i Tory, di essere l’unico che in effetti ha un mandato chiaro come leader, perché vinse le elezioni nel 2019, e di poter vincere la nomination” a Dowinin Street. Nel campo di Sunak si stanno attrezzando a una controffensiva nel caso Johnson entrasse davvero in pista e l’argomento principale contro di lui, anticipa il quotidiano, è che “non sarebbe affidabile sui conti pubblici in momento così difficile”. Argomento di peso, visto che su questo si sono clamorosamente infrante le aspirazioni di Liz Truss.
Le Monde
La rottura dell’asse franco-tedesco che è stato per anni un perno dell’Ue è il tema del giorno per Le Monde: “Tra Parigi e Berlino è ormai crisi aperta”, titola il quotidiano in apertura. A rendere lampante la spaccatura è stata la decisione di Macron e Scholz di rinviare a data da destinarsi la riunione congiunta dei governi francese e tedesco che era programmata per il 26 ottobre a Fontainebleau nel quadro del trattato di rafforzata collaborazione firmato tra i due Paesi agli inizi del 2019. Le divergenze sul tetto al prezzo del gas, scrive Le Monde, sono state solo l’ultima crepa in una relazione già deteriorata da diversi recenti passaggi, osserva il giornale. Ad esempio, spiega, “i programmi militari franco-tedeschi arrancano mentre Berlino s’inserisce in un piano di difesa missilistica respinto dalla Francia”. Inoltre Macron “è stato molto irritato dal piano di aiuti da 200 miliardi sul caro energia annunciato dal cancelliere”. Adesso, però, secondo Le Monde, la Germania potrebbe trovarsi isolata in Europa.
Le Figaro
Il Regno Unito è in una “crisi senza fine”, secondo Le Figaro, che così titola in apertura sulle dimissioni di Liz Truss. La premier, scrive il giornale, “ha dovuto lasciare il posto che occupava da appena sei settimane, tirando le somme di una serie di errori che hanno gettato il Paese nel caos”. La sua brevissima leadership è stata “un turbine di incoerenze e inversioni di marcia che ha superato qualsiasi cosa il Regno Unito avesse mai conosciuto”. Colpa sua, ma secondo il giornale anche del partito conservatore e dello stesso sistema britannico: “Questo è ciò che accade quando la suprema funzione elettiva si riduce a piccole manovre di apparato. Liz Truss era stata preferita la scorsa estate da alcune migliaia di attivisti...” Adesso “la sesta potenza del mondo saprà uscire da questa spirale infernale?”, si chiede Le Figaro, che sembra dubitarne vedendo profilarsi all’orizzonte un bis di Boris Johnson, in “una specie di ritorno churchilliano” dell’ex premier, cacciato “dalle cabale dei deputati conservatori meno di quattro mesi fa”. Insomma, conclude il quotidiano, “la crisi di nervi britannica non è ancora finita, ma ‘the show must go on’”.
El Pais
Con le dimissioni di Liz Truss “il Regno Unito è immerso nel caos”, dice il titolo di apertura di El Pais, che si sofferma non solo sul “fiasco” della premier ma anche sull’aspirazione di Boris Johnson a riprendersi Downing Street. Un’aspirazione che, nella ricostruzione del giornale spagnolo, preoccupa molti tra i Tory, tanto che nel partito “sono iniziate le manovre per impedirgli di candidarsi” nella corsa per la successione alla Truss. Johnson, “ha ancora molti sostenitori tra la base del partito, ma pochissimi nel gruppo parlamentare, dov’è ancora molto fresca la memoria dei giorni disastrosi in cui una i membri del governo in netto declino annunciavano a cascata le proprie dimissioni”. Nei calcoli interni effettuati da alcuni membri del partito, secondo il giornale, Johnson si sarebbe già assicurato l'avallo di quasi 40 deputati. Ma, apparentemente per fermare l’ex premier, il Comitato del 1922, l'organismo preposto all'organizzazione delle primarie, “ha alzato l'asticella. Devono esserci 100 parlamentari che sostengono un candidato in modo che possa concorrere” e il gruppo parlamentare conservatore è composto da 357 deputati. Al momento, comunque, nota El Pais, “tre cose sono certe nel turbolento ambiente dei conservatori britannici. Nessuno vuole elezioni anticipate: "i tacchini non votano per l'arrivo del Natale", ha detto un analista politico. Se le regole devono essere cambiate per scegliere un sostituto di Liz Truss il prima possibile, per stabilizzare la situazione il prima possibile, vengano cambiate. E terzo: ogni volta che Boris Johnson si fa vivo, è garantito che sarà al centro della conversazione”.
Frankfurter Allgemeine Zeitung
Il fallimento di Liz Truss, costretta a dimettersi “traendo le conseguenze delle settimane turbolente del suo governo”, mostra che “la legittimazione dei Tory a governare si è esaurita”: così scrive la Frankfurter Allgemeine Zeitung, che apre con la nuova crisi di governo a Londra dopo sole settimane. Molto critico con i conservatori il quotidiano tedesco: “La commedia che il partito al governo del Regno Unito sta mettendo in scena sembra ancora più frivola”, perché “la politica è più che slogan” e “tentare di applicare le prescrizioni quarantennali di Margaret Thatcher durante la crisi del 2022 è stato ridicolo”. Inoltre, la Trusss è stata scelta dalla base del partito con soltanto 80.000 voti, “la maggioranza più ristretta possibile” e “farne derivare un mandato per un cambio radicale di rotta è stato presuntuoso e audace. Lo stesso – sottolinea la Faz - vale per cercare di continuare semplicemente a governare, dopo aver annullato i tagli alle tasse promessi e aver promesso in cambio dolorosi costi per i britannici”. La via, secondo il giornale, sarebbe dunque quella di elezioni anticipate.
China Daily
Politica estera all’ordine del giorno del congresso del partito comunista cinese ieri e, di riflesso, in primo piano oggi sul China Daily, che mette in evidenza l’intervento del vice ministro degli Esteri Ma Zhaoxu. Sotto la guida di Xi Jinping negli ultimi 10 anni, la diplomazia della Cina “ha contribuito a iniziative originali e ha fornito azioni sostanziali per la pace e la prosperità globali, conquistando al Paese una rete più ampia di partner in tutto il mondo. Il leader “ha proposto una serie di nuovi concetti, proposte e iniziative che portano caratteristiche cinesi, soddisfano le aspettative internazionali e si conformano alla tendenza della storia", ha affermato Ma. Il giornale ha interpellato in proposito diversi politologi, non solo cinesi, secondo cui “negli ultimi 10 anni, la cerchia di amici della Cina è cresciuta e la sua rete di partnership globale sta diventando più chiara e definita", perché nelle partnership internazionale per la Pechino “è essenziale trattarsi alla pari. La Cina non parla ad altre nazioni da una posizione di forza, non è un bullo e si aspetta che l'ordine mondiale sia più giusto e che ogni Paese abbia un ruolo paritario". Pilastro della dottrina di Xi in politica estera, resta il multilateralismo, che la Cina tornerà a invocare nel summit del G20 il mese prossimo a Bali, come anticipato dal viceministro.
Quotidiano Del Popolo
“La diplomazia cinese salvaguarderà risolutamente la sua sovranità nazionale e gli interessi di sicurezza e sviluppo”: questa la sintesi che il People’s Daily, edizione in inglese dell’organo ufficiale del Partito comunista cinese, fa della discussione al ventesimo congresso del Pcc della linea in politica estera, e di cui ha parlato in conferenza stampa il viceministro degli Esteri Ma Zhaoxu. Il quotidiano sottolinea i passaggi in cui Ma ha ribadito che “la Cina rimane impegnata a seguire il proprio percorso sui diritti umani, si oppone alla politicizzazione delle questioni relative ai diritti umani e non accetterà alcuna presuntuosa lezione”, ha affermato Ma, e ha ricordato che “quasi un centinaio di Paesi hanno espresso sostegno alle giuste posizioni della Cina e hanno espresso opposizione all'ingerenza negli affari interni della Cina in nome dei diritti umani”. Quanto al bilancio delle attività del ministero, il quotidiano segnala che la Cina ha stipulato accordi di visto reciproco con 150 Paesi negli ultimi dieci anni, “il che ha notevolmente migliorato il valore dei passaporti cinesi”, e che i suoi diplomatici hanno gestito più di 500.000 casi di tutela consolare che hanno coinvolto milioni di cittadini cinesi.