AGI - "Sarà un vertice difficile". Lo pensano tutti. E lo ha ammesso il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. I ventisette capi di Stato e di Governo non potranno più fuggire - per usare le parole del presidente del Ppe, Manfred Weber - da un accordo sul pacchetto energia. Sul price cap in particolare.
Si riuniranno giovedì e venerdì a Bruxelles in un Consiglio europeo che questa volta - al contrario di Praga - è formale. Prevede delle conclusioni che dovranno essere concordate e approvate. Il confronto più serrato sarà sui termini da inserire nelle conclusioni. La prima versione dava mandato alla Commissione di "esplorare" il tetto al prezzo del gas. Ma gli ambasciatori di diversi Paesi hanno respinto la formula che riprendeva quanto era stato già dichiarato a marzo. Hanno chiesto quindi un impegno più deciso. Ora si tratta su altri due termini "esaminare" o, ancora meglio per i promotori del price cap, "proporre".
In ogni caso non deve e non può chiudersi con un nulla di fatto. Né con l'ennesimo rinvio a un Consiglio Energia (è già in programma per martedì prossimo a Lussemburgo). "Questa volta è diverso da Praga. Non solo perché ci devono essere delle conclusioni ma perché c'è una base di partenza, che è la proposta della Commissione europea. E su quella ci sarà il dibattito", ha anticipato un alto funzionario dell'Unione.
In sintesi la Commissione propone un nuovo benchmark per il Gnl, complementare al Ttf di Amsterdam; in attesa che venga istituito questo indice, propone un price cap al gas scambiato al Ttf con un meccanismo contro la volatilità infragiornaliera. Inoltre, il pacchetto comprende gli acquisti congiunti di gas (minimo 15% di stoccaggi), maggiore riduzione della domanda e più solidarietà tra gli Stati membri. Resta sospeso il price cap sul gas per la produzione dell'elettricità, ossia l'estensione del modello iberico a tutta l'Ue ed è ancora da definire l'eventuale strumento economico comune contro il rischio frammentazione.
E su questi elementi si giocherà la partita dei prossimi due giorni. Da una parte c'è il gruppo che spinge per un tetto al prezzo del gas più automatico, che non sia condizionato a tutti i meccanismi di garanzia e che non venga considerato come ultima manovra possibile (ciò che invece chiedono Germania e Paesi Bassi). "Metteremo tutti gli elementi sul tavolo e li negozieremo. Qualche Stato cederà qualcosa in cambio di qualcos'altro. E' possibile ad esempio limare le misure energetiche per ottenere qualcosa in più sulle misure economiche", spiega un funzionario Ue che ha lavorato alla preparazione del vertice.
Ovviamente i più scettici sul controllo dei prezzi restano Germania, Paesi Bassi, Austria, Danimarca, Irlanda. Essenzialmente perché temono che venga danneggiato l'approvvigionamento. Spingono invece per il price cap il gruppo dei quindici (che ora sono qualcuno in più) guidato da Italia, Spagna, Grecia, Polonia, Belgio e Francia.
L'Ungheria è contraria quasi a tutto il pacchetto. Il premier Viktor Orban ha criticato gli acquisti comuni - "ricordano il modello Covid, più lento e più costoso", ha detto in un tweet - ma anche il tetto ai prezzi perché è convinto che la Russia lo lascerà senza forniture. Inoltre è convinto che le politiche delle sanzioni siano fallimentari. Ma di questo non si parlerà.