In rete è guerra a colpi di hashtag #WarCriminal
AGI - Alla guerra che non finisce e alla minaccia nucleare che la accompagna, si contrappongono le piazze dei pacifisti, dove parte la richiesta di rilanciare i negoziati, ricostruire la pace senza esitazioni. Sono tante le manifestazioni, tra cui quella annunciata dal 21 al 23 ottobre, dalla coalizione Europe for Peace, formata dalle principali reti per la pace in Italia, con l’adesione di centinaia di organizzazioni.
"Tacciano le armi, negoziato subito. L'Onu convochi una Conferenza internazionale di pace", chiedono i promotori e gli aderenti delle diverse sigle. Dopo i bombardamenti su Kiev si sono riaperte le divisioni nel campo progressista tra chi chiede di sostenere con maggiore decisione l'impegno bellico contro la Russia, e quanti chiedono di puntare sull'apertura di una via diplomatica alla pace.
Con gli algoritmi di intelligenza artificiale di Kpi6 abbiamo monitorato le conversazioni sul pacifismo in Italia, sugli hashtag più importanti e sull’imponente corrente di opinione che in queste settimane si è affermata in rete.
Il pacifismo è un fronte ampio e trasversale, che teoricamente abbraccia quasi tutti gli utenti della rete, ma ci sono posizioni diverse sulle condizioni per raggiungere la pace. Le conversazioni sulla pace hanno accompagnato costantemente il conflitto, senza picchi particolari come solitamente avviene per le personalità di rilievo.
Osservando le conversazioni potremmo suddividerle in due blocchi: coloro che vogliono la pace cessando immediatamente di inviare armi all’Ucraina, elemento che alimenterebbe l’ostilità della Russia, complicando le trattative. E chi invece vuole raggiungere la pace, ma solo a condizioni che la Russia ritorni all’interno dei confini definiti prima “dell’operazione speciale” annunciata da Putin a febbraio 2022, diventata a settembre “mobilitazione militare parziale”.
Nella prima fase delle ostilità, in rete, gli hashtag e i giudizi erano prevalentemente ostili verso Putin; oggi, invece, osserviamo una redistribuzione delle opinioni, sempre polarizzate sui due leader ma il dissenso nei confronti di Zelensky cresce. Il presidente ucraino, inoltre, provoca livelli di interazioni molto più alti rispetto a Putin, in quanto è cresciuto il numero delle persone che lo menzionano direttamente, cercando di ingaggiare conversazioni, criticandolo.
L’analisi sull’utilizzo delle frasi e parole più ricorrenti, restituisce una fotografia molto simile tra Zelensky e Putin: le parole “criminale” e “terrorista” sono associate a entrambi, circa con le stesse proporzioni. Tutti e due i leader vengono associati a Hitler, ai nazisti, e sono accusati di essere pazzi, sebbene le conversazioni su Putin siano ancora quantitativamente molto più rilevanti.
L’audience che scrive contenuti sulla guerra, quindi, suddivisa su due fronti, e la solidarietà incondizionata manifestata nelle prime settimane al leader ucraino, si sta progressivamente riducendo, lasciando spazio a dubbi e critiche, sulla conduzione del conflitto.