AGI - Dopo il rinvio dello scorso anno a causa della pandemia, venerdì 21 ottobre a Zurigo si terrà la sesta edizione del Forum biennale per il dialogo tra Italia e Svizzera che quest'anno ha per tema "Da Dante al Fintech".
Un'occasione per fare il punto su rapporti tra i due Paesi vicini che condividono la lingua e oltre 750 chilometri di frontiera ma anche legami economici molto stretti. "L'Italia esporta in Svizzera più di quanto esporti in Cina, Giappone e Brasile messi insieme", spiega all'AGI l'ambasciatore italiano a Berna, Silvio Mignano, "eppure a volte diamo un po' troppo per scontato questo rapporto, si pensa che non ci sia bisogno di impegnarsi troppo per rafforzare le relazioni".
L'Italia è il terzo partner commerciale della Svizzera e la Svizzera è l'ottavo Paese per investimenti in Italia con 16 miliardi di euro che hanno creato 78 mila posti di lavoro. "Ci vorrebbe da parte dell'opinione pubblica italiana la coscienza di quanto sia importante questo Paese, piccolo per dimensioni e popolazione, 8 milioni, ma molto ricco e dinamico", sottolinea il 53enne diplomatico italiano.
Quattro i tavoli di lavoro in cui si articolerà il Forum: Fintceh e finanza sostenibile, la salute come ambito di azione comune dopo la pandemia, migrazioni tra vecchie sfide e nuove incognite, sfida climatica e questione energetica.
Di relazioni "veramente ottime" parla anche l'ambasciatrice della Svizzera a Roma, Monika Shmutz Kirgoz: Italia e Svizzera "si scambiano un miliardo di euro a settimana", ha sottolineato in un'intervista all'AGI, e "l'amore degli svizzeri per il Made in Italy è tale che otto milioni di svizzeri comprano dall'Italia molto più di Cina e India messe insieme". Un amore che si vede anche dai flussi turistici: "Sono fiduciosa che verrà superata la cifra di oltre tre milioni di turisti svizzeri che avevano visitato l'Italia nel 2019, l'ultimo anno prima della pandemia", ha affermato la 54enne diplomatica elvetica.
In passato i rapporti tra i due Paesi sono stati segnati dalle difficoltà di integrazione per gli italiani che emigravano in Svizzera, ma oggi il quadro è cambiato, concordano i due ambasciatori. "Ho l'impressione che oggi essere italiani in Svizzera abbia un rilievo molto diverso rispetto al passato", assicura Mignani, "siamo di fronte alla terza, forse alla quarta generazione di immigrati e abbbiamo un'integrazione forte, totale. Gli italiani in Svizzera ricoprono incarichi importanti, membri del Parlamento, consiglieri cantonali, rettori di università, come quello del Politecnico di Zurigo, Gunther Dissertori, o Gianandrea Noseda che è il direttore musicale dell'Opera Di Zurigo".
"C'è grande ammirazione e amore per l'Italia", afferma l'ambasciatrice Schmutz Kirgoz, "specie noi svizzeri germanofoni abbiamo questo desiderio di Italia. Oggi la Svizzera è il Paese europeo con la più alta percentuale di stranieri, il 30%. Noi parliamo di 300 mila italiani che vivono in Svizzera, per l'ambasciata italiana sono 600 mila perché comprendono anche quelli con la doppia cittadinanza. Una comunità grandissima e importantissima nelle università e nel motore economico e dell'innovazione del nostro Paese".
Uno dei nodi nei rapporti bilaterali è legato al prezioso lavoro dei 76 mila frontalieri che ogni giorno varcano il confine dall'Italia per andare a lavorare in Svizzera. "Negli ultimi anni abbiamo raggiunto una serie di intese che hanno risolto molte questioni in sospeso", spiega l'ambasciatore italiano, "nel 2020 abbiamo firmato l'accordo che risolve l'imposizione fiscale per i frontalieri. Per i nuovi, e solo dal 2033 per i vecchi, l'imposizione fiscale sarà applicata direttamente in Italia".
Per quanto riguarda i collegamenti ferroviari, altro tasto dolente, Mignani ha ricordato che "è stato aperto il raddoppio del tunnel del Monte Ceneri e sono in corso lavori per migliorare il tratto da Domodossola, per il quale il governo svizzero ha stanziato una somma straordinaria anche per i lavori sul versante italiano".
La Svizzera sta assumendo un ruolo sempre più marcato in politica estera come dimostra la parziale eccezione fatta ai suoi 500 anni di neutralità per aderire alle sanzioni dell'Ue contro la Russia dopo l'invasione dell'Ucraina. "La Svizzera è tuttora neutrale perché neutralità non vuol dire indifferenza", sottolinea l'ambasciatrice, "la Confederazione già da 20 anni è membro delle Nazioni Unite e da gennaio avrà anche un seggio non permanente. Noi rimaniamo neutrali perché la neutralità è soprattutto una questione militare ma sosteniamo la condanna dell'invasione russa".
La nazionale di calcio elvetica, dopo aver contribuito all'esclusione degli azzurri, tra un mese disputerà i mondiali in Qatar, inserita in un girone di ferro con Brasile, Serbia e Camerun. "Non osavo neanche pensare che la Svizzera avrebbe eliminato l'Italia ma poi è andata così", spiega Schmutz Kirgoz, "una ragione in più per essere ottimisti".