Entro il 2100, gli eventi di caldo estremo “renderanno parti dell'Asia e dell'Africa inabitabili per un massimo di 600 milioni di persone”, hanno affermato lunedì scorso Nazioni Unite e Croce Rossa, riferisce il New York Times. Il dato è impressionante, perché “i tassi di mortalità previsti per il caldo sono ‘sbalorditivamente alti’, paragonabili a tutti i tumori o a tutte le malattie infettive”, secondo un rapporto pubblicato sui cambiamenti climatici in Egitto.
I risultati del rapporto "sono sorprendenti e inquietanti", hanno scritto gli autori, in quanto le ondate di calore “diventeranno più mortali con ogni ulteriore incremento del cambiamento climatico”. Gli studiosi l’hanno reso pubblico con l’idea che esso possa servire “non solo come campanello d'allarme, ma anche come tabella di marcia" per cercare di modificare i cambiamenti progressivi del clima. Tuttavia, secondo lo studio, paesi come India, Indonesia, Sudan e Kuwait, stanno già soffrendo condizioni di caldo estremo con picchi frequenti. E se si facesse poco per intervenire e ridurre le emissioni di carbonio, per esempio, lo scenario potrebbe risultare drammatico.
Tuttavia, secondo gli esperti, guardando il tracciato storico dei mutamenti climatici, gli ultimi sette anni sono stati i più caldi mai registrati nella storia delle temperature: India e Pakistan quest’anno sono stati costretti a ridurre il calendario scolastico e i raccolti quando il termometro ha raggiunto i 117 gradi fahreneit mentre già l’anno scorso alcune parti del Medio Oriente hanno superato i 125 gradi. E cinque anni prima una piccola cittadina del Kuwait ha registrato ben 129 gradi. Un’escalation.
E le previsioni non sono incoraggianti: “Entro la fine di questo secolo, un terzo della popolazione mondiale potrebbe vivere in aree con temperature medie superiori a 84 gradi, che fino ad ora sono state limitate allo 0,8% della superficie terrestre mondiale, principalmente nella regione africana del Sahara, secondo il rapporto, che citava uno studio del 2019”, scrive sempre il quotidiano Usa, tant’è che “le ondate di caldo estremo renderanno anche parti degli Stati Uniti, tra cui Georgia, Alabama, Louisiana e California, meno adatte all'insediamento umano entro il 2070, se le temperature globali saliranno tra 2 e 2,5 gradi Celsius sopra i livelli preindustriali”.
Il rapporto indica poi le conseguenze più drammatiche: gli eventi di calore più frequenti e più gravi “uccideranno più animali e distruggeranno gli ambienti”, esacerbando le ricadute delle condizioni meteorologiche. Le forniture alimentari “saranno interrotte”, con eventi di caldo estremo che potrebbero contribuire alla volatilità dei prezzi per le colture di base come il grano. E ricadute non uguali per tutti: “Le persone più vulnerabili ed emarginate, come i lavoratori agricoli, i migranti, gli anziani, i bambini e le donne incinte e che allattano, sono maggiormente a rischio per la salute” e altro ancora.
Gli esperti indicano la priorità più urgente: fare “investimenti ampi e sostenuti che mitighino il cambiamento climatico e sostengano l'adattamento a lungo termine per le persone più vulnerabili", dice il rapporto, "senza i quali siamo destinati a un futuro di disastri termici sempre più grandi e mortali".