AGI - "Sono convinto che vi siano ottime probabilità di mettere insieme un governo rosso-verde in Bassa Sassonia". Le parole di Olaf Lies, vicepresidente dell'Spd nel grande Land della Germania nord-occidentale, fotografano alla perfezione il clima dopo le elezioni regionali di domenica, che vedono uscire vittoriosi dalle urne i socialdemocratici del governatore uscente Stephan Weil, che - pur lasciando sul terreno 3,5 punti - sono riusciti a mettere a segno il 33,4% dei consensi, ossia oltre quattordici punti più di quanto i sondaggi assegnino attualmente al partito del cancelliere Olaf Scholz.
Crollano di 5,5 punti al 28,1% i conservatori della Cdu, mentre registrano un vero e proprio boom i Verdi, che guadagnano quasi sei punti al 14,5%. Pessimo risultato invece per i liberali dell'Fdp, che con il 4,7% rimarranno esclusi dal parlamento regionale. Male anche il partito della sinistra, la Linke, con il 2,7%, mentre segna una forte - e per certi aspetti inattesa - ascesa l'ultradestra dell'Afd, che quasi raddoppia i propri consensi al 10,9%, un risultato più abituale nei Laender dell'est che all'ovest.
Un governo 'rosso-verdè è "l'opzione preferita" anche del governatore Weil, mentre la leader dei Verdi Ricarda Lang giura che "in Bassa Sassonia c'è grandissimo potenziale: nelle energie rinnovabili, nella difesa del clima, nella giustizia sociale". Il suo c-leader, Omid Nouripour, parla invece di "condivisione delle responsabilità, la collaborazione al di là delle differenze procede bene".
Gli osservatori concordano: l'accordo di governo in Bassa Sassonia tra Spd e Verdi, con la rielezione di Weil da parte del parlamento regionale prevista intorno all'8 novembre, arriverà in tempi rapidi.
Ma al di là dell'entusiasmo dei vincitori, è opinione condivisa che la costellazione emersa dal voto porti ad uno scossone nei rapporti di forza che potrebbe propagarsi anche sul piano nazionale. Innanzitutto, quasi certamente la Cdu di Friedrich Merz dove le prime reazioni parlano di un risultato "doloroso", dovrà abbandonare il governo a due che la vedeva junior partner dell'Spd, vedendosi più o meno costretta a rafforzare la propria opposizione nazionale.
Ma soprattutto, se da una parte la forza dei Verdi rafforzerà il loro ruolo anche nel governo 'semaforo', questo ovviamente non vale per i liberali del ministro alle Finanze Christian Lindner. Quasi a giustificarsi della doccia fredda in Bassa Sassonia, il segretario generale dell'Fdp, Bijan Djir-Sarai, a urne ancora calde ha affermato che "il mio partito ha grossi problemi con questa coalizione", chiamando in particolare in causa la polemica sul 'freno al debito', cioè la limitazione a creare nuovi debiti a livello federale ancorata nella Costituzione, vero e proprio 'totem' dei liberali, mentre gli alleati mostrano disponibilità di un allentamento alla luce dell'inflazione esplosiva e le crisi energetica legata al conflitto in Ucraina.
E ancora: "Dobbiamo impedire che nella coalizione vengano messi in pratica progetti di sinistra", ha detto Djir-Sarai alle telecamere dell'Ard, proprio pensando alle politiche finanziarie. Il problema, annota la Zeit, è che i liberali faticano a trovare un tema che li caratterizzi: finanche l'essere il partito dei conti in regola in tempi di grandi crisi a questo giro non paga, dato che l'81% dei propri elettori accoglie con gran favore il pacchetto da 200 miliardi di euro con il quale il governo Scholz intende sostenere cittadini e imprese a fronte delle bollette impazzite del gas, "anche se questo contraddice in pieno il mantra liberale del risparmia e della solidità del budget".
Insomma, emerge qualche timore per la stabilità del governo nazionale ai piani alti della cancelleria di Scholz. Il quale in più deve capire come trattare il successo personale del governatore Weil: diversi media ricordano in queste ore il precedente di un altro presidente della Bassa Sassonia, Gerhard Schroeder, che sull'onda del successo elettorale nel suo Land finì per conquistare, nel 1998, il governo nazionale, memoria che scotta in tempi di popolarità calante per il cancelliere.
Vieppiù che Weil in diverse occasioni non ha mancato di esprimere una certa insoddisfazione nei confronti del 'semaforo' nazionale in quanto a politica energetica. Dopodichè c'è il tema Afd: festeggia il partito dell'ultradestra, che ha raddoppiato i propri consensi, nonostante le liti interne ed il fatto di essere "attenzionata" dai servizi segreti interni per le relazioni con la destra più estrema.
"Il governo semaforo ha potuto vedere cosa succede quando le crisi si accumulano e come risposta riesce a mettere in campo solo polemiche", attacca sempre la Zeit. Il leader della formazione nazional-populista, Tino Chrupalla, ha colto l'occasione del successo in Bassa Sassonia per dire che la Germania "deve tornare a comprare il gas dalla Russia" per risolvere tutti i suoi problemi energetici.
Le posizioni molto radicali ed il monitoraggio degli 007 pero' non sembrano spaventare gli elettori: "Finalmente siamo arrivati anche in Occidente", esclama il candidato di punta dell'Afd in Bassa Sassonia, Stefan Marzischewski. A fronte delle paure scatenate dalle nubi oscure addensate all'orizzonte, dall'Ucraina all'inflazione a doppia cifra, c'è chi ha gioco facile nel prevedere che la crescita dell'ultradestra anche all'Ovest non si fermerà qui.