AGI - "È un momento vitale. Questi sono giorni tempestosi. Piangiamo la morte della regina Elisabetta, la roccia su cui è stata costruita la Gran Bretagna moderna. In questi tempi difficili, dobbiamo fare un passo avanti, rafforzare il nostro Paese". Così la premier britannica, Liz Truss, nel suo discorso al congresso Tory Birmingham, che oggi chiude i battenti dopo giornate caotiche, di raccogliere il partito contro quella che sostiene essere una "coalizione anti-crescita".
"Il mio governo realizzarà la promessa della Brexit". Ha detto la premier britannica. "Entro la fine dell'anno, tutta la burocrazia dell'Ue farà parte della storia. La Brexit consentirà al Regno Unito di fare le cose in modo diverso", ha assicurato.
"Ho tre priorità per la nostra economia: crescita, crescita e crescita". Ha detto Lizz Truss, nel suo intervento al congresso Tory. "IL governo ha un piano chiaro. Rilancero' l'economia" nonostante la portata della sfida sia "immensa", ha riconosciuto la premier citando la guerra in Europa, le conseguenze del Covid e una crisi economica globale.
"Come hanno dimostrato le ultime settimane, sara' difficile. Ogni volta che c'è cambiamento, non tutti sono favorevoli. Ma tutti trarranno vantaggio dal risultato: un'economia in crescita e un futuro migliore".
Truss e la 'mission impossible' di apparire 'pop'
Un discorso con cui azzerare i dubbi sulla sua leadership: questa era la posta in gioco di oggi alla conferenza annuale del Partito conservatore e la spada di Damocle che pende sulla testa della premier britannica Liz Truss. Una missione considerata, da molti, praticamente impossibile.
Un po' come la storia del contadino che deve trasportare sull'altra riva di un fiume una capra, un lupo e un cesto di cavoli, si trattava di convincere, contemporaneamente i parlamentari, i mercati e i cittadini.
La prima ministra ha cercato di raccontare la propria storia personale per mandare un messaggio che andasse oltre la sala della conferenza e arrivasse ai cittadini. Lo scopo era, evidentemente, trasmettere "sono una di voi". Nel farlo, però, si è presentata come la prima inquilina di Downing Street ad aver frequentato una scuola pubblica, dichiarazione come ex studentessa della Roundhay school (istituto in un sobborgo di Leeds nel Nord Inghilterra). Ma sbagliata perche' a quanto pare non è stata la sola.
Gordon Brown, primo ministro laburista dal 2007 al 2010, e Theresa May, primo ministro conservatore dal 2016 al 2019, hanno entrambi frequentato scuole pubbliche. E in passato, James "Jim" Callahan (1976-79) e Harold Wilson, entrambi laburisti, hanno vinto una borsa di studio per finire gli studi. Ramsay MacDonald - primo ministro a intermittenza tra il 1924 e il 1931 - lascio' addirittura la scuola a 15 anni.
Nei giorni scorsi, i mercati hanno risposto in maniera estremamente negativa al mini-budget ma anche al retromarcia di lunedì. Il timore è che lei non abbia un piano chiaro di sviluppo economico. Per molti osservatori non è solo una questione di manovra economica ma della capacità effettiva di far passare le proposte in Parlamento e, su questo, Truss non ha alcuna certezza.
Sul piano politico la situazione non è migliore. Non è infatti una novità che i big del governo precedente, quando Johnson era al comando, le remino contro. Si tratta di Sunak, Gove, Javid, Shapps - che le ha dato dieci giorni di permanenza a Downing Street. Nomi capaci di creare un gruppo nutrito di oppositori alla Camera dei Comuni e bloccare qualsiasi iniziativa.
A dimostrazione di quanto siano complicate le cose per il primo ministro sul fronte interno c'è anche il fatto che, durante il suo discorso, l'unica standing ovation e' arrivata solo quando ha parlato del supporto britannico all'Ucraina contro la Russia. Sui temi interni gli applausi sono stati più composti.
Infine, con questo discorso, doveva convincere i cittadini che fanno fatica ad arrivare a fine mese e rischiano di vedersi tagliati gli ammortizzatori sociali. Truss, su questo, non si e' ancora espressa apertamente, ma persino lasciare gli ammortizzatori cosi' come sono oggi, con l'inflazione galoppante e i costi della vita alle stelle, e' visto come uno schiaffo in faccia ai meno abbienti.
Intanto, una petizione online per avere elezioni generali subito, ha superato le 500 mila firme necessarie per essere discussa in parlamento. Un ulteriore segnale negativo arriva anche dai sondaggi. Secondo un rilevamento di YouGov condotto dall'1 al 2 ottobre su 1.751 adulti britannici, solo il 14% ha affermato di avere un'impressione favorevole di Truss. Un calo rilevante rispetto allo stesso sondaggio realizzato tra il 21 e il 22 settembre, quando il gradimento era al 26%.
Secondo i dati più recenti, circa il 73% non vede con favore la leadership di Truss mentre oltre il 55% è totalmente contrario alle sue politiche.