AGI - "Ha aperto la strada a un nuovo modo di studiare il DNA, da quello antico a quello moderno, vivente e non". E' entusiasta Giuseppe Novelli, genetista dell'Università Tor Vergata di Roma, della scelta della Commissione dei Nobel di premiare il lavoro dello scienziato svedere Svante Paabo. "Quest'anno il Nobel - commenta Novelli all'AGI - è andato alla prima persona che ha studiato il Dna antico, quello riscontrabile in specie estinte. è grazie a Paabo se oggi abbiamo metodiche che ci consentono di studiare il Dna antico senza incorrere nel rischio di fare artefatti che è facile trovare".
E aggiunge: "Ma la cosa più importante che ha fatto è stata quella di aver decodificato il genoma dell'uomo di Neanderthal. Grazie a questo risultati oggi è possibile fare confronti tra il Dna di questi nostri lontani antenati e il Dna moderno, il nostro".
Le implicazioni del lavoro del nuovo Nobel per la Medicina sono molto profonde. "E' grazie a lui che abbiamo la possibilità di sapere quali sono i geni e le mutazioni che sono avvenute nel corso dell'evoluzione e che hanno permesso all'uomo moderno di essere diverso dai sui antenati. Un risutato importante che ha aperto la strada a una nuova scienza, oggi ben consolidata, che si chiama archeogenetica". Infine conclude Novelli: "Da non dimenticare il contributo di Paabo allo studio del Dna forense: per le analisi del Dna delle ossa di cadaveri riesumati oggi utilizziamo i procolli sviluppati da Paabo ed è cosi' che evitiamo contaminazioni che possono compromettere la validità dei risultati".