AGI - Le annessioni da parte di Mosca delle quattro regioni ucraine dove sono stati condotti i referendum, dichiarati una "farsa" dalla comunità internazionale, aggravano gli interrogativi sul destino della centrale nucleare di Zaporizhzhia, che si estende nella zona ora riconosciuta da Mosca come soggetto della Federazione. Con i suoi sei reattori, quello di Zaporizhzhia è l'impianto nucleare più grande d'Europa e tra i primi 10 al mondo.
A marzo è passato sotto il controllo delle truppe di Mosca, diventando la prima centrale nucleare mai occupata in tempo di guerra. Il personale ucraino ha continuato a gestire la struttura, che viene però periodicamente bombardata tra le accuse reciproche di Russia e Ucraina e gli allarmi dell'Onu sull'eventualità di una dispersione di materiale radioattivo, in caso venissero colpiti gli impianti di stoccaggio.
Per via dei rischi di sicurezza e della costante perdita di connessione all'alimentazione esterna - necessaria per impedire al combustibile di surriscaldarsi - la centrale è stata 'spenta'. L'Agenzia internazionale per l'Energia atomica (Aiea), i primi di settembre, ha effettuato una missione di monitoraggio nell'impianto, ma per ora ha fallito nell'intento di istituire una zona di sicurezza intorno alla struttura.
Con l'annessione della regione di Zaporizhzhia, Mosca molto probabilmente nazionalizzerà la struttura, tagliando i legami con l'operatore ucraino Energoatom. Non è chiaro se l'agenzia russa per l'energia nucleare, Rosatom, diventerà il nuovo operatore: un passo del genere scatenerebbe le sanzioni occidentali, che fino a ora era l'hanno in gran parte risparmiata.
Secondo Andrey Baklitskiy, esperto russo presso l'Institute for Disarmament Research dell'Onu, il governo russo potrebbe istituire una nuova società per gestire Zaporizhzhia, mentre l'Aiea e la comunità internazionale continueranno a considerarla come ucraina.
Qualcosa di simile è successo con l'annessione della Crimea, nel 2014, al reattore di ricerca presso Università nazionale per l'Energia e l'industria nucleare di Sebastopoli: l'Aiea lo considera ancora ucraino e non ha accettato i tentativi russi di porlo in regime di garanzie su base volontaria, che prevederebbe di fatto il riconoscimento dell'Agenzia Onu dell'impianto come parte del territorio della Federazione. Mosca potrebbe tentare lo stesso con Zaporizhzhia, ma difficilmente l'Aiea acconsentirebbe.
L'annessione di questa regione, inoltre, getta ombre sugli sforzi del direttore generale dell'Aiea, Rafael Grossi, di garantire la messa in sicurezza della struttura: la possibilità di missioni e monitoraggio dell'Agenzia Onu si basavano sul fatto che la Russia accettava la sovranità ucraina sulla centrale e permetteva l'ingresso degli esperti dal territorio ancora controllato da Kiev; uno scenario che, da oggi in poi, appare altamente improbabile, come anche l'eventualità che future delegazioni Aiea passino dal territorio occupato dai russi per raggiungere la centrale.
Il destino dell'impianto appare ora ancora più incerto: difficile pensare possa essere riavviato finché continuano i combattimenti e anche se in qualche modo finissero, ci sarebbero molti problemi legati all'operatore, alle licenze e alla connessione con la rete elettrica russa. L'impianto di Zaporizhzhia potrebbe seguire il destino del reattore di ricerca di Sebastopoli, chiuso nel 2014 e mai riavviato.