AGI - La Commissione europea e gli Stati, o almeno un quindicina di loro, continuano il braccio di ferro sul tetto al prezzo del gas per ridurre i costi dell'energia e alleviare il peso, sempre più insostenibile, sulle famiglie.
Il Consiglio straordinario dei ministri dell'Energia si è chiuso con l'impegno, da entrambe le parti, di continuare a lavorare e a limare le proprie proposte. Un punto d'incontro potrebbe essere un price cap a range (o forbice o forchetta) che prevede un minimo e massimo del prezzo in modo da ridurre i costi senza però mettere a rischio la fornitura.
"Continueremo il lavoro che abbiamo iniziato, in particoare un gruppo di sette-otto Paesi energivori. Contiamo di fornire entro questa settimana alla Commissione dei pilastri chiave che dovrebbero aiutarla a costruire una proposta legislativa accurata. L'intento è avere questa proposta prima del vertice dei primi ministri che si terrà il 6 ottobre a Praga", ha annunciato il ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani.
"L'obiettivo è fare il cosiddetto 'peak shaving', tagliare i picchi. Evitare questa volatilità eccessiva che porta il prezzo del gas a variare in poche ore del 20%. Ma nello stesso tempo bisogna fare in modo che il prezzo non sia troppo basso da scoraggiare gli operatori, quindi la realtà è che discutendo un po' con i principali Paesi si è pensato a un range tra un minimo e un massimo in cui ci possa essere sempre una variazione sulla base del mercato ma che non sia una variazione totalmente fuori controllo com'è adesso", ha evidenziato Cingolani.
La Commissione - ormai obtorto collo - si impegna a prendere in considerazione l'ultima limatura presentata dagli Stati. "Il price cap generalizzato è un'opzione legittima ma richiede un intervento radicale nel mercato che necessità di diverse condizioni non negoziabili che dovranno essere attuate prima che entri in funzione", ha spiegato la commissaria all'Energia, Kadri Simson.
Una delle precondizioni "non negoziabili" messe sul tavolo dell'esecutivo europeo è "l'impegno vincolante a una forte riduzione obbligatoria dei consumi di gas, ben oltre il 15% previsto dal piano attuale".
Questo perché una riduzione del prezzo porterà sicuramente a un aumento della domanda che potrebbe superare di gran lunga l'offerta, portando quindi a un'interruzione dell'approvvigionamento. Uno scenario che terrorizza la Germania, nemica del price cap.
"La mia contro-proposta è sempre la stessa: chi mi dice cosa succede se non arriva abbastanza gas all'Unione europea?", ha fatto presente il ministro tedesco per l'Economia, Robert Habeck. "Finora mi è stato detto solo che la carenza sarà ridistribuita in tutta l'Europa. Ma questo politicamente non basta, rischia di portare l'Ue al limite se non alla sua fine", ha avvertito.
Una mini apertura della Commissione riguarda la fissazione di un tetto al prezzo del gas per la formazione del prezzo dell'elettricità. Ma la differenza - tra il tetto amministrato e il prezzo di mercato - sarebbe a carico degli Stati. Come avviene già nella Penisola Iberica e come avverrà in Germania, che ieri ha annunciato il maxi piano di aiuti da 200 miliardi di euro, attirandosi le critiche degli altri Stati.
"Non accettiamo critiche, altri l'hanno fatto prima di noi", ha replicato Habeck puntando il dito proprio Spagna e Francia. Per il commissario europeo all'Economia, Paolo Gentiloni, questa invece non può essere una soluzione. "È impensabile tornare alla logica della prima fase della pandemia, nessuno può farcela da sé", ha richiamato.
Ovviamente a Paesi come l'Italia, che non hanno molti margini di manovra fiscale, quella del price cap amministrato in bolletta non può essere considerata una soluzione percorribile.
Mette d'accordo tutti (o quasi, sicuramente contrari i Paesi Bassi) la necessità di intervenire sul Ttf, la Borsa del gas di Amsterdam. Un'ipotesi - ha spiegato Cingolani - è di "indicizzare il costo del gas a qualcosa di diverso dal Ttf, facendo una media sui grandi indicatori come possono essere l'Henry Hub, il Brent e altri indicatori mondiali".
"I prezzi del Gnl nell'Ue sono oggi notevolmente più elevati che in Asia o altrove. Ciò è in parte spiegato dalla natura del principale benchmark di riferimento, il Ttf, che può causare un aumento fino al 30%. Abbiamo avviato i lavori per sviluppare un indice dei prezzi Ue complementare che rifletta meglio la realtà energetica di oggi e non gonfi artificialmente i prezzi", ha assicurato Simson.