AGI - Dopo le elezioni in Italia il presidente turco Recep Tayyip Erdogan dovrà fare i conti con una nuova coalizione e un nuovo governo, destinati a nascere appena tre mesi dopo la visita dell'ex premier Mario Draghi e del governo italiano ad Ankara.
Una visita servita a ricucire i rapporti dopo che Draghi aveva definito Erdogan un 'dittatore', ma anche a siglare 9 protocolli di intesa tra i due Paesi.
Il leader turco, pur inviso a buona parte dell'opinione pubblica, governa un Paese con cui l'Italia condivide il bacino del Mediterraneo e numerosi interessi economici e commerciali, ma soprattutto un Paese che con la guerra in Ucraina ha prepotentemente rilanciato la propria immagine a livello internazionale e riaffermato la propria centralità in ambito Nato. Circostanze che rendono obbligatorio un dialogo tra il governo turco e quello italiano.
Se fosse per Erdogan, al di là dell'uscita di Draghi che lo aveva chiamato 'dittatore' ad aprile 2021, probabilmente il leader turco avrebbe preferito che l'ex premier rimanesse al potere. Troppo recente la visita del governo italiano, appena il 5 luglio scorso, troppo importante aver fatto ripartire a piena velocità i rapporti tra i due Paesi così come importanti sono i 9 protocolli firmati di cui si attende l'attuazione.
Turchia e Italia puntano a superare i 30 miliardi di dollari di interscambio commerciale quest'anno, un obiettivo che, secondo quanto detto da Erdogan a luglio, "sarà raggiunto senza problemi".
Nel 2021 si sono raggiunti i 20 miliardi di dollari di interscambio, +23,6% rispetto all'anno precedente, base per un prossimo "impegno a proseguire un dialogo più stretto sull'economia e sul commercio e a definire e attuare approcci comuni per uno sviluppo rafforzato in questo campo", sull'onda della fine dell'emergenza legata alla pandemia.
Gli sviluppi seguiranno le intenzioni scritte nei documenti ufficiali anche se Draghi non è più al governo? È probabilmente quel che Erdogan si augura, anche se gli scenari variano a seconda di chi vince domenica.
In questo senso la coalizione che offre maggiori garanzie ad Erdogan è probabilmente quella di centrosinistra, la più vicina al governo Draghi e destinata ad agire in continuità con quest'ultimo e ripercorrerne la linea. Una continuità che Erdogan spera riguardi anche la candidatura della Turchia a entrare nella Ue, sostenuta dal governo italiano.
Esponenti come il ministro della Difesa Lorenzo Guerini hanno contribuito a stringere i rapporti tra Italia e Turchia in maniera importante. Guerini è andato in Turchia ben tre volte negli ultimi due anni e ha incontrato il collega Hulusi Akar con cui ha imbastito importanti collaborazioni. Il ministro turco ha ricambiato la visita recandosi a Pratica di Mare.
Inoltre i due hanno portato avanti con la Francia lo sviluppo di un sistema di difesa missilistico e in Turchia si moltiplicano le indiscrezioni secondo cui l'Italia sarebbe in lista di attesa per i formidabili droni turchi Bayraktar.
Anche il ministro degli Esteri Luigi Di Maio con la Turchia ha dialogato non poco, incontrando il collega Mevlut Cavusoglu ad Ankara ben quattro volte negli ultimi due anni e ponendo fine a un black-out che andava avanti dai tempi in cui il numero uno della Farnesina era Paolo Gentiloni.
Il terzo polo non rappresenta un'ipotesi molto attraente per la Turchia, ma probabilmente non dispiace neanche così tanto al leader turco.
A Erdogan avranno sicuramente spiegato, o spiegheranno, che Carlo Calenda da ministro dell'Economia aveva incontrato il caro amico del presidente, Nihat Zeybekci, stipulando intese che hanno dato impulso allo scambio commerciale tra Turchia e Italia.
Allo stesso modo Matteo Renzi nel 2015 era stato l'ultimo premier italiano a incontrare un premier turco prima della visita di Draghi. A Renzi toccò incontrare non Erdogan ma Ahmet Davutoglu, definito "il mio grande amico Ahmet", che proprio come Renzi da allora ha dovuto cambiare pelle e affrontare una nuova sfida.
Riguardo a una eventuale vittoria del centrodestra di Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia il problema non sembra essere di Erdogan quanto un'incognita interna alla coalizione.
Il picco dei rapporti tra Italia e Turchia si ebbe durante l'era di Silvio Berlusconi premier, quando Erdogan era premier a sua volta e i due stabilirono un rapporto di amicizia che dura tuttora.
Erdogan e Berlusconi andavano insieme allo stadio, parlavano al telefono a costo di far aspettare la cancelliera Angela Merkel, si definivano "grandi amici" in tutte le occasioni e Berlusconi oltre che spingere perché la Turchia entrasse in Europa a costo di inimicarsi mezza Ue trovò il tempo di far da testimone di nozze al figlio del leader turco, Bilal, e partecipò al giuramento di Erdogan nel 2018.
Un'affinità che cozza con le posizioni di Lega e Fratelli d'Italia. Erdogan ha già litigato con il presidente francese Emmanuel Macron per le dichiarazioni di quest'ultimo sull'Islam in Francia, difficilmente tollererà un premier italiano anti-islamico.