AGI - I funerali della regina Elisabetta II e il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, tornano a irritare la Cina sulla questione di Taiwan. Il rappresentante di Taipei a Londra, Kelly Hsieh, ha firmato il registro delle condoglianze come "invitato speciale" dal governo britannico "sulla base dell'importanza delle relazioni Taiwan-Regno Unito e della preziosa amicizia tra i due popoli", riporta il ministero degli Esteri di Taipei, aggiungendo che a Hsieh è stato dato lo stesso trattamento riservato ad altri ospiti, da regnanti a presidenti e primi ministri, giunti a Londra per l'ultimo saluto alla sovrana.
Taiwan, infine, ha ringraziato la Gran Bretagna per il gesto "in un momento difficile in cui la famiglia reale e il popolo erano in lutto". Da Pechino, la Cina ha reagito con sdegno alla mossa: Taiwan, ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri cinese, Mao Ning, "usa il cordoglio per clamore politico", esibendo un comportamento "disgustoso".
A Londra è presente per la Cina il vice presidente Wang Qishan, in qualità di rappresentante speciale del presidente Xi Jinping, che ha anch'egli firmato il registro delle condoglianze, ma l'accoglienza riservata alla delegazione cinese è stata oggetto di polemiche tra Pechino e Londra, in particolare da parte dell'ala più conservatrice dei Tories, dettasi stupita dell'estensione dell'invito alla Cina, accusata di estese violazioni dei diritti umani commesse dal governo cinese ai danni degli uiguri.
Non c'è solo il funerale della regina a riportare alla luce la questione di Taiwan. Il presidente Usa, Joe Biden, a "60 minutes" della Cbs, ha nuovamente ribadito che gli Stati Uniti interverranno a sostegno dell'isola in caso di aggressione da parte della Cina. Biden ha poi aggiunto che gli Stati Uniti non intendono incoraggiare Taiwan verso l'indipendenza, e la Casa Bianca ha in seguito precisato che la politica di Washington verso la Cina non è cambiata.
È, però, la quarta volta dall'inizio del suo mandato che Biden ribadisce il sostegno all'isola in caso di invasione, destando l'irritazione di Pechino, che oggi ha preso la forma di una protesta formale. L'ultima volta fu a Tokyo, dove Biden si recò in visita di Stato a maggio scorso, per partecipare al vertice del Quad - il gruppo che comprende Usa, Giappone, Australia e India, inviso a Pechino che lo considera volto a contenere la Cina - e già allora aveva provocato lo sdegno di Pechino. "Nessuno potrà fermare la riunificazione", aveva tuonato il ministero degli Esteri cinese.
Toni di poco più bassi quelli delle dichiarazioni di oggi. La Cina prenderà "tutte le misure necessarie" per salvaguardare la propria sovranità, ha detto la portavoce Mao Ning, e per quanto Pechino punti alla "riunificazione pacifica" dell'isola alla Cina - termine non riconosciuto da Taipei, che parla, invece, di "unificazione" - la portavoce ha sottolineato che "non tollereremo alcuna attività mirata alla secessione".
Taiwan rimane il nodo da sciogliere nei rapporti tra Cina e Stati Uniti e un fattore di costante irritazione per Pechino, che il mese scorso ha reagito con sette giorni di esercitazioni militari attorno all'isola in seguito alla visita a Taipei della speaker della Camera dei Rappresentanti Usa, Nancy Pelosi.
A fare infuriare la Cina sono poi le commesse militari Usa: venerdì scorso, la portavoce del ministero degli Esteri ha annunciato sanzioni per i presidenti e Ceo di Raytheon Technologies e Boeing Defense, per la partecipazione dei due gruppi all'ultimo pacchetto di armi Usa a Taiwan, dal valore complessivo di 1,1 miliardi di dollari, che Pechino "condanna fermamente".