AGI - Non solo contro le guerre di religione, ma anche contro le religioni di guerra: l'appello di Papa Francesco in apertura della Sessione Plenaria del Congresso dei leader delle religioni mondiali e tradizionali è a "non giustificare mai la violenza".
Ai partecipanti, il Pontefice ha chiesto di "purificarsi dalla presunzione di sentirci giusti e di non avere nulla da imparare dagli altri; liberiamoci da quelle concezioni riduttive e rovinose che offendono il nome di Dio attraverso rigidità, estremismi e fondamentalismi, e lo profanano mediante l'odio, il fanatismo e il terrorismo, sfigurando anche l'immagine dell'uomo".
"Dio è pace e conduce sempre alla pace, mai alla guerra" ha aggiunto Francesco nel suo discorso "Impegniamoci ancora di più a promuovere e rafforzare la necessità che i conflitti si risolvano non con le inconcludenti ragioni della forza, con le armi e le minacce, ma con gli unici mezzi benedetti dal Cielo e degni dell'uomo: l'incontro, il dialogo, le trattative pazienti, che si portano avanti pensando in particolare ai bambini e alle giovani generazioni".
Abbiamo "bisogno di religione per rispondere alla sete di pace del mondo e alla sete di infinito che abita il cuore di ogni uomo" ha aggiunto, "La ricerca della trascendenza e il sacro valore della fraternità possono infatti ispirare e illuminare le scelte da prendere nel contesto delle crisi geopolitiche, sociali, economiche, ecologiche ma, alla radice, spirituali che attraversano molte istituzioni odierne, anche le democrazie, mettendo a repentaglio la sicurezza e la concordia tra i popoli".
"Non permettiamo che il sacro venga strumentalizzato da ciò che è profano. Il sacro non sia puntello del potere e il potere non si puntelli di sacralità" ha detto ancora il Papa, "Fratelli e sorelle, il mondo attende da noi l'esempio di anime deste e di menti limpide, attende religiosità autentica. È venuta l'ora di destarsi da quel fondamentalismo che inquina e corrode ogni credo, l'ora di rendere limpido e compassionevole il cuore. Ma è anche l'ora di lasciare solo ai libri di storia i discorsi che per troppo tempo, qui e altrove, hanno inculcato sospetto e disprezzo nei riguardi della religione, quasi fosse un fattore di destabilizzazione della società moderna".
"In questi luoghi è ben nota - ha ricordato - l'eredità dell'ateismo di Stato, imposto per decenni, quella mentalità opprimente e soffocante per la quale il solo uso della parola 'religione' creava imbarazzo. In realtà, le religioni non sono problemi, ma parte della soluzione per una convivenza piu' armoniosa".