AGI - Sotto la pressione delle truppe ucraine, che continuano ad avanzare, quelle russe arretrano ulteriormente in una ritirata che ormai la propaganda di Putin fa fatica a minimizzare. È questo il tema che ricorre sulle prime pagine internazionali, dove sono ancora presenti, ma ridimensionate (eccetto che sui giornali britannici), le cronache sull’omaggio del Regno Unito alla scomparsa regina Elisabetta.
Washington Post
I democratici hanno speso quasi 19 milioni di dollari in otto Stati interessati alle primarie, in pubblicità per i candidati repubblicani di estrema destra con lo scopo di farli vincere perché li considerano più facili da battere nelle elezioni di midterm. Questa singolare strategia elettorale è il titolo di apertura del Washington Post, che l’ha ricostruita con un approfondita analisi. Ne è risultato che i democratici si sono sostanzialmente inseriti nelle sfide interne al partito repubblicano, pompando pubblicitariamente i candidati che hanno messo in dubbio o negato la validità delle presidenziali del 2020, abbracciando la tesi trumpiana dei brogli. Una pratica, riferisce il Post, che ha diviso i Democratici, tra le cui fila molti pensano che si tratti di tattiche rischiose e che potrebbero alla fine portare all'elezione di candidati che rappresentano una seria minaccia alla democrazia. Tra gli altri argomenti di prima pagina, restano in evidenza gli sviluppi della guerra in Ucraina con gli ulteriori progressi della controffensiva delle truppe di Kiev. Titoli anche per i tentativi di Biden di trovare un compromesso che eviti uno sciopero delle ferrovie e la campagna vaccinale contro il vaiolo delle scimmie tra le comunità di omosessuali afroamericani.
New York Times
L’Ucraina è il tema del giorno per il New York Times, che offre in prima pagina due prospettive differenti sulla controffensiva ucraina che ha spinto i russi a ritirarsi dalla regione di Kharkiv. A Mosca, evidenzia il giornale, è iniziata la caccia ai responsabili della disfatta, mentre a Kiev si devono prendere decisioni difficili su come proseguire il conflitto senza spingere Putin a una ritorsione devastante. Il quotidiano mette l’accento sulla richiesta di dimissioni, e perfino di impeachment, di Putin formalizzata in una lettera inviata alla Duma da consiglieri comunali di San Pietroburgo, poi seguiti anche da consiglieri di Mosca: è un segnale che “nonostante la straordinaria repressione del dissenso da parte del Cremlino, i successi della controffensiva ucraina hanno rafforzato gli oppositori di Putin”. Sui media ufficiali, che hanno ignorato la notizia, è intanto iniziato lo scaricabarile per spostare le responsabilità dal vertice politico a quello militare. Un parlamentare tra i più in vista del partito di Putin, Konstantin Zatulin, ha attaccato le forze armate “che stanno facendo grossi danni all’operazione militare speciale”, e ha avvertito di non esasperare lo scontro politico sui rovesci della guerra “perché si potrebbero innescare reazioni incontrollabili”. In Ucraina, intanto, si sta ragionando sulle prossime mosse strategiche, e in particolare si valuta se sia opportuno affondare la controffensiva finora vittoriosa anche nel Donbass, col rischio di una risposta feroce di Putin.
Wall Street Journal
L'Ucraina chiederà agli Usa e agli altri Paesi occidentali nuove e massicce forniture di armamenti per proseguire la sua controffensiva contro le truppe russe nel 2023: lo scrive il Wall Street Journal, che ha preso visione di un documento del governo di Kiev condiviso con i parlamentari statunitensi. Nel testo si anticipa l'elenco delle armi desiderate dalle autorità ucraine, e tra queste figura il sistema missilistico tattico dell'esercito americano, noto con l’acronimo Atacms, che ha una portata di circa 190 miglia. Gli Stati Uniti hanno finora rifiutato di consegnarlo all’Ucraina, “nella preoccupazione che potrebbe usarlo per colpire il territorio russo e innescare un conflitto più ampio con l'Occidente”, scrive il Wsj, nel pezzo di apertura dedicato all’ulteriore ripiegamento delle truppe di invasione russe di fronte all’avanzata degli ucraini nella regione di Kharkiv. Tra gli altri titoli, le difficoltà di Meta di inseguire con la sua piattaforma Instagram l’app cinese Tik Tok, fronte su cui Mark Zuckerberg ha centrato la strategia futura del gruppo: da analisi interne a Meta e lette dal Wsj risulta che gli utenti di Instagram trascorrono complessivamente 17,6 milioni di ore al giorno su Reels, la sua sezione dedicata ai video, ovvero meno di un decimo dei 197,8 milioni di ore che gli utenti di TikTok spendono su quella piattaforma. In evidenza anche le dimissioni dei vertici di Peloton, tra cui il cofondatore John Foley, mentre la società di attrezzature ginniche interattive si dibatte in una crisi che ha prodotto la perdita del 90% del suo valore in Borsa.
Financial Times
La Germania punta ad assumere un ruolo militare di primo piano in Europa, afferma il Financial Times che dedicata il titolo forte della sua prima pagina all’intervento della ministra tedesca della Difesa, Christine Lambrecht, al Consiglio nazionale per le relazioni internazionali. Un obiettivo, ha spiegato Lambrecht, che Berlino si è data “in considerazione delle nostre dimensioni, la nostra posizione geografica, la nostra potenza economica, in breve il nostro peso specifico. Tutto questo ci rende una potenza guida, che ci piaccia o no, anche in senso militare”. Affermazioni, nota Ft, che giungono mentre la controffensiva ucraina contro gli invasori russi acquista sempre maggiore slancio e la Germania è sotto pressione perché incrementi i suoi aiuti militari e il suo contributo alla Nato. Cosa, quest’ultima, sulla quale Lambrecht si è impegnata, affermando che la Germania “nel lungo periodo” deve raggiungere la soglia del 2% del Pil in spese militari, fissata dal Patto atlantico, e che è pronta a “una più corretta condivisione degli oneri” con i Paesi alleati. Anche perché, ha chiarito, se gli Usa restano “il maggior protettore d’Europa” e “non è prevedibile che si possa in futuro sostituire la deterrenza nucleare americana”, le crescenti tensioni tra Washington e la Cina e l’accresciuto impegno statunitense nell’Asia-Pacifico richiedono “che la Germania faccia di più per l’Europa”. In prima pagina rimane anche oggi il lungo addio alla regina Elisabetta, e trova posto anche un focus sul calo della domanda accusato da Electrolux, secondo produttore di elettrodomestici al mondo, tanto sul mercato europeo quanto su quello americano: un altro segno che i consumatori sono meno disponibili a comprare.
The Times
Una fotografia di re Carlo in dolente raccoglimento davanti al feretro della madre Elisabetta II nella cattedrale scozzese di St. Giles occupa per intero la prima pagina del Times, con il titolo in sovrimpressione: “La guardia della regina”. Null’altro. Gli articoli sono all’interno, e raccontano che tutti i quattro figli della sovrana scomparsa hanno partecipato al tributo: con Carlo, posizionato di fronte, c’erano ai lati della bara i suoi tre fratelli, Anna, Andrea e Edoardo: “A capo chino, i fratelli hanno condiviso un momento profondamente personale davanti agli occhi del mondo. I quattro - il re, la principessa reale, il duca di York e il conte di Wessex – hanno trascorso dieci minuti nella Cattedrale, in piedi con quattro membri della Royal Company of Archers che erano di guardia”, secondo una tradizione risalente al 1936. Il quotidiano scrive anche di aver appreso che soltanto 350.000 persone, per ragioni di tempo, di spazio e di organizzazione, riusciranno a entrare a Westminster Hall per rendere omaggio alla regina scomparsa. Più della metà dei 750.000 sudditi che secondo le previsioni si metteranno in coda, dunque, sono destinati a restare delusi anche se avranno atteso per più di 35 ore davanti al palazzo. La coda inizierà dal ponte di Lambeth, e, riferisce il giornale, il primo posto è stato già occupato da due donne: Vanessa Nathakumaran, 56 anni, di Harrow, e Anne, 65 anni, di Cardiff sono state le prime ad arrivare e a conquistarsi così la certezza che avranno accesso alla camera ardente.
Le Monde
“L’Ucraina alla riconquista dei suoi territori” è il titolo a tutta pagina che Le Monde dedica all’avanzata delle forze di Kiev che stanno mettendo in rotta gli invasori russi nella regione di Kharkiv. “Nonostante l'attuale controffensiva ucraina, il conflitto si preannuncia lungo e indeciso, mentre la popolazione europea comincia a sentire le conseguenze della guerra sulla propria vita quotidiana”, osserva Le Monde, secondo cui “con l'avvicinarsi dell'inverno, lo scenario di una carenza di energia non è dei più probabili, ma è sufficientemente credibile da scuotere le nostre certezze sul nostro benessere come paesi ricchi”. Se alla crisi energetica si aggiungono inflazione e rischi di recessione innescati dal conflitto, ecco “un contesto ansiogeno che è terreno fertile per rimettere in discussione la strategia scelta dall’Unione europea”, quella delle sanzioni economiche contro Mosca. E, avverte il giornale, se ne colgono i primi segnali perché “il discorso sull’inefficacia delle sanzioni comincia a penetrare nell’opinione pubblica”, alimentato da voci che a destra come a sinistra e “sotto la copertura di un pacifismo irrealistico nel contesto attuale” o mettendo l’accento sulla necessità di difendere il potere d'acquisto dei cittadini “invocano compromessi inaccettabili, di cui occorre misurare le conseguenze geopolitiche sulla sovranità europea”. Insomma, conclude Le Monde, bisogna mantenere le sanzioni e bisogna che su questo l’Ue resti unita.
Le Figaro
L’avanzata degli ucraini grazie alle armi occidentali incalza i russi in ritirata, ne spezza la logistica e strappa agli occupanti vasti territori. Così Le Figaro sintetizza nella sua apertura l’evoluzione del conflitto nelle ultime ore. Sviluppi che, secondo il giornale, mettono Putin davanti a un “lascia o raddoppia”, lo costringono a decidere tra escalation e negoziati, perché questa guerra “ingiusta, mal concepita e mal gestita” gli sta “costando sempre di più”. Perché, ragiona il quotidiano, finora il leader del Cremlino ha minimizzato le sanzioni, e “le ha contrastate, perfino con qualche efficacia, con l’arma del petrolio e del gas”, ma “probabilmente gli sarebbe difficile sopravvivere a una sconfitta militare”. E dovrà decidere in fretta, perché “la piccola cerchia dei sostenitori della guerra già comincia ad agitarsi sulla sedia nelle trasmissioni della propaganda” ed è prevedibile che se si arrivasse a una resa dei conti sarebbe durissima.
El Pais
I successi militari degli ucraini che hanno spinto a ritirata le truppe di Mosca hanno fatto emergere “prime fratture nella politica russa”, evidenzia in apertura El Pais, che punta sulla notizia della richiesta di dimissioni di Putin venuta da consiglieri comunali di San Pietroburgo e di Mosca. Ma anche l’uscita del leader ceceno Kadyrov, alleato del Cremlino, che ha criticato apertamente la strategia dei generali in Ucraina e ha sollecitato una correzione di rotta. La propaganda ufficiale, scrive El Pais, sta reagendo con un tentativo di sgravare Putin da ogni responsabilità e addossare il fallimento internamente sulle spalle delle gerarchie delle forze armate. Uno dei volti più noti tra i giornalisti allineati con il presidente, il presentatore di Rossiya 1 Vladimir Solovyov, ha scritto un minaccioso post su Telegram: “Molti capi in uniforme (non oserei chiamarli comandanti) si meritano di essere congedati con disonore, o di essere processati penalmente o anche di essere giustiziati, e potrei fare qualche nome”. A finire sotto processo subito, già oggi, sarà Dimitri Paliuga, uno dei consiglieri comunali di San Pietroburgo che hanno promosso e firmato la lettera alla Duma in cui si chiede di destituire Putin perché la sua gestione disastrosa della guerra configura alto tradimento. “Il piano è chiaro: adottare una decisione contro di me, per poi castigare gli altri consiglieri”, ha scritto Paliuga su Twitter. Tra gli altri titoli dei prima pagina, si segnala quello sull’esodo da Cuba: in 11 mesi hanno lasciato il Paese 180.000 cittadini, in fuga verso gli Usa mentre le condizioni di vita nell’isola sono in continuo peggioramento.
Frankfurter Allegemeine Zeitung
La polemica sulle esitazioni tedesche nella fornitura di armi all’Ucraina torna in primo piano sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung, con la nuova frenata di Scholz sull’invio dei carri armati richiesti con insistenza da Kiev. A margine del suo incontro di ieri a Berlino col premier israeliano Lapid, il cancelliere ha spiegato che la Germania “non vuole essere la sola a consegnare carri armati”, ma che sta comunque fornendo all’Ucraina “un sostegno militare molto ampio”. Dunque, ha concluso, “continueremo su questa strada”. Malumori nella coalizione di governo, con i Verdi i liberali di Fdp che spingono per un salto di qualità negli aiuti militari a Kiev. “La Germania è al 150 per cento dalla parte dell'Ucraina, ha assicurato di recente il ministro degli Esteri Baerbock. A Kiev e probabilmente anche a Mosca, si stima che la percentuale sia leggermente inferiore. Perché quando si tratta di supporto alle armi, il governo Scholz non soddisfa il più grande desiderio degli ucraini, quello di carri armati”, ironizza la Faz in un editoriale, e spiega: “Berlino teme che le eccessive vittorie ucraine contro gli invasori russi possano spingere Putin a intensificare la guerra, usando armi di distruzione di massa o attaccando un membro della Nato. Anche gli americani pensano che questo sia possibile, motivo per cui non hanno ancora dato agli ucraini alcun carro armato”. Dunque, sul tema la Germania si sta coordinando con gli Usa, ma entrambi dovrebbero chiedersi allora fino a che punto sostengono gli ucraini. Forse “solo fino alla liberazione solo di quel tanto del loro Paese perché l'aggressore non si senta troppo umiliato?”, si chiede il giornale. L’apertura per le alluvioni in Pakistan, messe a in contrasto con la siccità in Europa per segnalarle come ennesimo segno dell’urgenza di interventi contro il cambiamento climatico.
China Daily
Il tour che Xi Jinping intraprende da domani nei Paesi dell’Asia centrale servirà a dare impulso alla Belt and road initiative, la così detta nuova via della seta ideata dal leader come motore dell’espansione commerciale di Pechino: questa l’interpretazione del China Daily, che mette in risalto il viaggio del presidente in Uzbekistan e Kazakistan. E’ il primo viaggio di Xi all’estero da due anni, e l’appuntamento centrale sarà il vertice, venerdì a Samarcanda, dei capi di Stato e di governo dell’Organizzazione di cooperazione di Shanghai, di cui fanno parte Cina, Russia, Uzbekistan, Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan. Sarà l’occasione per "consolidare ulteriormente ad alto livello le relazioni tra i massimi leader e tracciare il percorso per nuove tappe della collaborazione bilaterale negli anni a venire", spiega il giornale, ma la Cina e i suoi partner parleranno anche delle “sfide economiche e politiche senza precedenti dal mondo esterno, dati gli effetti di ricaduta della recessione economica globale, i conflitti geopolitici e il Covid”. Un contesto in cui dell’Organizzazione di cooperazione di Shanghai ha “ottime prospettive di evoluzione e di crescita”, anche “attraverso l'apertura di nuovi vettori strategici. Si tratta di trasporti e connettività, energia, sicurezza alimentare e ambientale, innovazioni, trasformazione digitale ed economia verde".
Quotidiano del Popolo
“Tra i cittadini europei monta lo scontento per la crisi energetica e l’inflazione causate dalle sanzioni che l’Ue ha imposto alla Russia”: è la tesi, non nuova sulle sue pagine, che il People’s Daily, edizione in inglese dell’organo del Partito comunista cinese, torna oggi a sbandierare, con un editoriale pubblicato anche dal Global Times. Forse non casualmente al vertice dell’Organizzazione di cooperazione di Shanghai di venerdì a Samarcanda, in Uzbekistan, dove Xi Jinping incontrerà Vladimir Putin. “Di fronte a una crisi energetica che non vi vedeva da decenni, i leader europei sembrano ancora dare la priorità alla politica e all'ideologia rispetto alla vita delle persone e all'economia giocando duro con la Russia e accodandosi agli Stati Uniti”, scrive il giornale, secondo cui “il prossimo duro inverno sarà un calvario per la visione politica dei leader d’Europa”, dove “l'ascesa del populismo è un altro segnale pericoloso emerso insieme alle proteste” che si stanno producendo in vari Paesi. Ultima ieri, scrive il giornale, quella dei minatori polacchi a Katowice. Una “ondata di populismo nel continente potrebbe rischiare di lacerare l'unità dell'Ue e causare gradualmente una maggiore recessione in Europa”, avverte il quotidiano.