AGI - “Ondate di fuoco hanno spazzato via la foresta della Sierra Nevada, sollevando fumo e lasciando dietro di sé una vegetazione carbonizzata, il tutto sotto l'occhio vigile d’un drone”, racconta il New York Times, secondo cui però gli “incendi circoscritti”, una pratica secolare per liberare le foreste da piccoli alberi, cespugli e da materiale che può scatenare e alimentare il fuoco, stanno nel corso di questo 21° secolo ricevendo una corposa rivalutazione.
Anche perché, di recente, gli scienziati stanno iniziando a utilizzare tecnologie all'avanguardia e modelli computerizzati “per rendere gli incendi controllati a bassa intensità più sicuri, più efficaci e meno dannosi per le comunità limitrofe”.
"Il fuoco ci ha resi più sensibili, ma ancora non lo capiamo completamente", ha dichiarato la professoressa Tirtha Banerjee, dell'Università della California, a Irvine, mentre osservava un alto mucchio di rami secchi andare in fiamme. Tuttavia, “per quanto utili possano essere gli incendi circoscritti per il mantenimento delle foreste, sono difficili da eseguire”, osserva il Times, perché costosi, laboriosi e dipendenti molto dai tempi in cui si eseguono.
Tanto che anche gli incendi ben pianificati si possono poi rivelare disastrosi, come accaduto quando un incendio appiccato dalla forestale degli Stati Uniti questa primavera s’è trasformato per le raffiche di vento nel più grande incendio mai registrato nel New Mexico.
Gli scienziati, però, ritengono si possa fare meglio. Diversi team si sono recentemente incontrati alla Blodgett Forest Research Station a nord-est di Sacramento, un'area ricca di imponenti pini, abeti e cedri, per un incendio pianificato a Blodgett che s’è rivelato una preziosa opportunità per raccogliere dati sul campo.
I ricercatori hanno portato le attrezzature, tra cui telecamere GoPro, sensori montati su droni per mappare il terreno nei minimi dettagli, un anemometro sonico per misurare il vento e un assortimento di macchine per raccogliere particelle sospese nell'aria. E se i ricercatori han sviluppato a lungo tecniche avanzate per esaminare il comportamento degli incendi, meno si sono interrogati su quelli circoscritti. Ad esempio: i detriti devono essere rimossi in anticipo con motoseghe e bulldozer?”, s’è chiesto Robert York, ecologista forestale dell'Università della California, a Berkeley. La risposta è che forse il diradamento preventivo potrebbe consentire al vento di soffiare di più durante una combustione, alimentando le fiamme e rendendo più difficile il loro controllo. Ma potrebbe anche aiutare l'incendio a consumare di più il foraggio rimanente, “creando un tampone più duraturo contro gli incendi”.
Sulla soluzione degli incendi circoscritti e controllati per evitare quelli veri e propri, “penso che sia davvero ancora tutto da esplorare", ha affermato il dottor Banerjee. Ma nel frattempo si studia e si sperimenta nella speranza di trovare una soluzione.