AGI - La regina Elisabetta II non c’è più e il suo popolo accorre a renderle omaggio: all’indomani dell’annuncio della morte della monarca 96enne, una folla commossa si è raccolta davanti a Buckingham Palace, sotto un cielo grigio che alterna qualche breve scroscio della tipica pioggerellina a sprazzi di sole.
Centinaia e centinaia di persone, giovani, vecchi e bambini, signore ben vestite e studenti ancora con la divisa della scuola, operai in tuta e turisti che avevano prenotato un fine settimana a Londra e si sono trovati, inconsapevolmente, protagonisti e testimoni della storia con la S maiuscola. C’è chi è venuto in bicicletta, chi spinge il passeggino, chi porta il cane al guinzaglio.
Arrivando all'aeroporto di Heathrow, la sensazione è quella del ‘business as usual’, nessun segno particolare di un Paese in lutto, a parte il banner nero con il messaggio di cordoglio e di vicinanza alla Famiglia reale che si trova sul sito dell’operatore aeroportuale, come su tutti quelli dell'amministrazione pubblica. Lo scalo lavora come al solito, turisti che spingono carrelli sovraccarichi di grosse valigie, uomini e donne dall’aria indaffarata con la ventiquattrore d’ordinanza. Anche alla stazione di Paddington c’è il solito via vai di pendolari.
Uno scenario che cambia radicalmente appena ci si dirige verso Buckingham Palace attraversando Green Park: persone incolonnate, da sole, a gruppetti. Avvicinandosi aumentano, si vedono fotografi e telecamere ovunque. I poliziotti londinesi, aiutati da funzionari con la pettorina, cercano di tenere a bada la calca e intervengono quando qualcuno si sente male. Tantissimi i mazzi di fiori accatastati lungo i cancelli del palazzo e sulle statue. Il monumento commemorativo alla regina Vittoria si riempie pian piano, così come il basamento dei leoni massicci che vi stanno a guardia. La gente arriva con girasoli, gigli, rose.
È una folla composta, non ci sono lacrime: il sentimento di dolore è vissuto con dignità. “Siamo venuti a dire grazie, a esprimere la nostra gratitudine. Quando una persona così vecchia muore, non le si può augurare di vivere più a lungo. Ma è stato il nostro pilastro”, sorride mesta Susan McCarthy, il bel volto incorniciato da rughe e capelli bianchi. L’età non si chiede ma doveva essere giovanissima quando Elisabetta è ascesa al trono, nel febbraio 1952, alla morte improvvisa del padre.
“Non ha mai fatto un passo falso, era sempre preparata, anche e soprattutto nei viaggi all'estero, nonostante fosse stata educata in casa – continua - Tutte queste persone che sono qui, così diverse le une dalle altre, sono qui per lei. Non è una questione politica, essere a favore della monarchia o meno: il legame, l'attaccamento era per lei”. “Per Carlo – ammette - non c'è lo stesso trasporto popolare, ma dopo aver aspettato tanto tempo e dopo tutti gli scandali, penso che la gente sia disposta a mettere da parte il passato e dargli una possibilità”. La memoria di Lady D è ancora viva, la principessa del popolo aveva toccato l’anima di milioni di persone, “ma con Camilla, nella seconda parte della sua vita, lui ha trovato la calma”.
E quando il nuovo re Carlo III arriva, accompagnato dalla moglie, elevata al rango di regina consorte proprio per volere di Elisabetta II lo scorso febbraio, la folla lo acclama. Lui legge i messaggi di cordoglio sui mazzi di fiori, passa in rassegna le prime file della gente accalcata lungo le transenne, stringe mani su mani. Una donna presa dall’entusiasmo arriva ad abbracciarlo e schioccargli un bacio sulla guancia.
C’è quel 'melting pot' incredibile per il quale Londra è famosa. Nessuno dei suoi abitanti vuole perdere l’occasione di essere qui. Sente di doverci essere: è un momento "storico" (questo l'aggettivo che si sente più spesso). Tutti sono con il telefono, vogliono riprendere e riprendersi mentre partecipano a un rito collettivo atteso, previsto ma in ogni caso scioccante. Settanta anni di regno, mai nessun monarca era rimasto tanto a lungo su quel trono. La maggior parte dei presenti non ha mai conosciuto altro sovrano. Elisabetta II incarnava la monarchia. Era la monarchia.
“Non c’è mai stato altro che lei per noi da quando siamo nati”, sottolineano Susan e William, arrivati dalle Midlands inglesi: “Una decisione improvvisa presa stamattina, quando abbiamo accusato il colpo della sua morte, uno shock più forte di quando ieri sera abbiamo sentito l’annuncio. Ci sembra giusto essere qui, per onorarla e dimostrarle il nostro rispetto. Faceva parte di noi, di quello che siamo. Era il nostro punto fermo in un mondo pieno di cambiamenti, e adesso anche questo sta cambiando. Forse sono troppi cambiamenti...”, notano tra il serio e il faceto. “Ora è il turno di Carlo, ha vissuto una vita cercando di prepararsi e fare la cosa giusta, in questo momento deve piangere una madre ma anche prendere in mano il ruolo che gli è stato assegnato”.
Di certo la circostanza è delicata quanto solenne, ne sono consapevoli tutti i presenti, anche chi ci si è trovato per caso: Melory, con in braccio la figlia neonata e accanto la madre Marie Therese, aveva organizzato una ‘fuga’ dalla Germania per rilassarsi. Mai avrebbe immaginato di assistere, in prima persona, all’addio dei britannici a una regina tanto amata. “L’abbiamo scoperto ieri sera e abbiamo subito capito la portata dell’evento, quanta gente ci sarebbe stata – racconta -. Mia figlia non si ricorderà niente, ma le faremo vedere noi le foto per farle sapere che anche lei c’era, qui fuori, in mezzo a questa folla, dentro un momento storico”.