AGI - Si è risolta con un accordo tra le parti la contesa giudiziaria tra Netflix e Nona Gaprindashvili, la campionessa di scacchi georgiana che aveva denunciato la piattaforma streaming per diffamazione dopo alcune frasi pronunciate nella serie tv "La Regina degli scacchi".
La serie vincitrice di un Emmy, basata sull'omonimo romanzo del 1983 di Walter Tevis, racconta l'ascesa dell'orfana Beth Harmon che, dopo un tortuoso percorso di crescita esistenziale, si ritrova a battere i migliori giocatori russi degli anni '60. Gaprindashvili, 81 anni, contesta alcune considerazioni pronunciate nella parte finale della serie dove la protagonista viene esaltata come la prima scacchista donna ad aver battuto i colleghi uomini. "Un caso unico in Russia" nonostante la presenza e le vittorie della Gaprindashvili che viene citata solo come "una campionessa femminile che non ha mai affrontato gli uomini".
Una frase infelice che non corrisponde, peraltro, alla realtà. Nel 1968, anno in cui si svolgono le vicende, la scacchista georgiana aveva già sfidato piu' di 50 uomini, di cui almeno 10 Grandi Maestri, come riportato anche nei documenti presentati nella causa. Quella frase, secondo gli avvocati dell'atleta georgiana, va quindi a "sminuire" una lunga e vincente carriera scacchistica.
"Netflix ha sfacciatamente e deliberatamente mentito sui risultati di Gaprindashvili allo scopo di 'accrescere il drammà facendo sembrare che il suo eroe immaginario fosse riuscito a fare cio' che nessun'altra donna, inclusa Gaprindashvili, aveva fatto", si legge nelle carte riportate da The Hollywood Reporter. In più, per la difesa della Gaprindashvili, quella di Netflix è stata una scelta che non ha fatto un favore al movimento femminile degli scacchi: "In una storia che avrebbe dovuto ispirare le donne mostrando una giovane che gareggia con gli uomini ai massimi livelli, Netflix ha umiliato l'unica vera donna che aveva effettivamente affrontato e sconfitto uomini sulla scena mondiale nello stesso periodo".
Secondo quanto riporta Deadline, altro giornale americano che ha seguito da vicino la vicenda, la richiesta di risarcimento da parte della Gaprindashvili era di cinque milioni di dollari.
La difesa di Netflix si era basata, invece, tutta sul 'Primo Emendamento' della Costituzione americana, quello dedicato alla libertà di parola e di stampa. Quella frase, insomma, era soltanto una licenza cinematografica inserita all'interno di un'opera "interamente di fantasia".
Gli spettatori, secondo Netflix, non erano in grado di riconoscere quella frase come 'falsa' visto che, tale informazione, avrebbe dovuto presupporre una conoscenza approfondita del gioco degli scacchi negli anni '60. Una difesa che il giudice distrettuale degli Stati Uniti, Virginia Phillips, non aveva accettato rigettando all'inizio del 2022 una prima richiesta di archiviazione. Nove mesi dopo è arrivato il patteggiamento, di cui non sono stati resi noti i termini, che scioglie la distriba ed evita una lunga e difficile causa per il colosso dello streaming.