AGi - Da una parte i Baltici e gli scandinavi insistono sulla necessità di mettere al bando i visti turistici per i cittadini russi. Per la Lettonia è "moralmente inaccettabile permettere loro ancora di visitare l'Ue in un momento di sofferenza dell'Ucraina". Così per la Lituania, che chiede una "radicale riduzione se non totale cancellazione" dei titoli di viaggio, e la Finlandia.
La pensano diversamente, invece, altri Paesi. Tra cui i due big: Francia e Germania. L'Ue si trova dunque divisa al tavolo del Consiglio informale del ministri degli Esteri riunito a Praga. "Ci sono posizioni divergenti: alcuni Stati vogliono un divieto totale, altri vogliono solo lavorare sul quadro dell'attuale divieto di facilitazione del visto. Non posso anticipare il risultato finale, ma sono sicuro che saremo in grado di cercare un approccio equilibrato a questo problema", cerca di mediare l'Alto rappresentante dell'Unione per la Politica estera, Josep Borrell. Lui stesso non vedo di buon occhio uno stop ai visti turistici.
Parigi e Berlino hanno chiarito la propria posizione in un documento fatto circolare tra i loro colleghi: "Sebbene limitiamo i contatti con i rappresentanti del regime e le autorità alle aree di vitale interesse dell'Ue, dobbiamo combattere strategicamente per i 'cuori e le menti' della popolazione russa, almeno per i segmenti non ancora completamente estranei all'"Occidente'", scrivono.
"Dovremmo pensare a modi intelligenti per sfruttare l'importante leva dell'emissione di visti per i nostri Paesi. Dobbiamo quindi esaminare attentamente le domande di visto presentate da cittadini russi per potenziali rischi per la sicurezza, in particolare quando si tratta di richiedenti sono collegati al governo russo o ad agenzie ufficiali. Allo stesso tempo, pur comprendendo le preoccupazioni di alcuni Stati membri in questo contesto, non dovremmo sottovalutare il potere trasformativo dell'esperienza della vita nei sistemi democratici in prima persona, soprattutto per le generazioni future", si legge ancora nel documento.
"Non condivido l'argomentazione che permettendo l'ingresso ai turisti russi stiamo in qualche modo combattendo per i loro cuori e le loro menti o favorendo la trasformazione del Paese. Negli ultimi trent'anni milioni di russi sono arrivati in Europa ma il comportamento della Russia non è cambiato", ha tagliato corto il ministro lettone, Edgars Rinkevics. Per l'Ungheria la sospensione dei visti "non è la decisione appropriata nelle circostanze attuali".