AGI - A sorpresa la Corte costituzionale della Thailandia ha temporaneamente sospeso il primo ministro Prayuth Chan-O-Cha dall'incarico in attesa di pronunciarsi in merito al termine del suo mandato di 8 anni, limite massimo consentito dalla Costituzione vigente.
Per gli analisti politici si tratta di una decisione "inattesa che getta la politica thailandese nella confusione", mentre entro la fine della settimana scadrà effettivamente il mandato di Prayuth, ex capo dell'esercito che prese il potere nel 2014 con un golpe militare poi rimasto in carica nel 2019 con elezioni pilotate.
A presentare la petizione contro il controverso premier sono stati alcuni partiti di opposizione, secondo i quali ha effettivamente concluso il mandato di 8 anni e i giudici, con cinque voti su quattro, hanno così deciso di sospenderlo dall'incarico fino a quando il caso non sarà deciso.
Sulla scadenza della decisione non ci sono dettagli per il momento, ma una cosa è certa: solitamente in Thailandia la Corte costituzionale è un'istituzione molto criticata, spesso accusata di pronunciarsi contro i partiti di opposizione e a favore del governo dominato dai militari.
Di conseguenza ha sorpreso tutti il fatto che i giudici abbiano deciso di sospendere il premier dall'incarico mentre devono ancora decidere se abbia raggiunto o meno il termine di 8 anni previsto dalla Costituzione, da lui stesso redatta dopo la sua presa di potere nel 2014.
Cosa potrebbe succedere ora
In Thailandia la situazione da un punto di vista legale e istituzionale è molto incerta, pertanto si aprono scenari diversi in base a quanto alla fine deciderà l'organo di garanzia costituzionale del regno asiatico. Alla fine i giudici potrebbero stabilire che Prayuth deve rinunciare alla carica di primo ministro oppure verrà reintegrato: tutto dipenderà da quando stabiliscono l'inizio effettivo del suo mandato, nodo centrale dell'intera vicenda.
Per alcuni osservatori risale a otto anni fa, quando è stato formalmente nominato primo ministro in seguito al suo colpo di stato. Per altri, però, risale a solo cinque anni fa (2017), quando è stata promulgata la nuova carta fondamentale mentre secondo alcuni l'inizio del mandato di Prayuth è da collocare a tre anni fa, dopo che le prime elezioni post-golpe nel 2019 lo hanno visto reintegrato.
In questi termini, potrebbe tecnicamente continuare a servire fino al 2027, ovviamente se vincesse le imminenti elezioni generali. Gli argomenti legali per ciascuno di questi scenari sono equilibrati, il che lascia intravedere la possibilità che alla fine considerazioni politiche motivino il verdetto finale della Corte costituzionale.
La maggior parte dei thailandesi si aspetta che la Corte riconfermi il premier nel suo incarico per evitare di scuotere la politica interna, per giunta solo pochi mesi prima che si tengano le prossime elezioni, in agenda per maggio 2023.
Tuttavia il generale Prayuth ha perso molta popolarità per il suo stile di leadership irascibile e la gestione inefficace dell'economia thailandese, in seria difficoltà. Inoltre il premier ha affrontato sfide di fazioni interne al suo stesso partito ed è riuscito a sopravvivere a diversi voti di fiducia. A questo punto, quando a maggio prossimo saranno indette le elezioni, Prayuth potrebbe non essere piu' visto come una risorsa per la nazione.
A queste considerazioni si aggiungono le speculazioni sulla posizione a palazzo: anche se il re Vajiralongkorn è ufficialmente al di sopra della politica, molti thailandesi credono che le sue preferenze riusciranno a influenzare le scelte. Intanto, secondo la linea di successione del governo, ad assumere l'incarico di primo ministro ad interim è il vice primo ministro Prawit Wongsuwan, 77 anni.