AGI - La Cina ha annunciato sanzioni contro la speaker della Camera dei Rappresentanti Usa, Nancy Pelosi, per la visita a Taiwan e ha sospeso la cooperazione con gli Stati Uniti su otto dossier, tra cui gli incontri nel campo della Difesa e la cooperazione nella lotta ai cambiamenti climatici.
La risposta di Pechino giunge nel secondo giorno di esercitazioni militari attorno all'isola, durante la quali l'Esercito Popolare di Liberazione cinese ha continuato a testare la "capacità di combattimento" delle forze impiegate nelle aree in cui si svolgono le imponenti operazioni militari. Da Taipei, il ministero della Difesa di Taiwan ha segnalato un record di 68 aerei da combattimento e 13 navi da guerra cinesi che hanno solcato la linea mediana nello Stretto di Taiwan, condannando nuovamente le operazioni militari di Pechino.
Taiwan è pronta a rispondere alle minacce militari cinesi "a seconda delle necessità", ha detto la presidente di Taiwan, Tsai Ing-wen, che ha definito "irresponsabili" le manovre dell'esercito cinese.
Taipei promette che difenderà la libertà e la democrazia dell'isola, elogiate da Pelosi durante la visita-lampo sull'isola. Anche oggi, da Tokyo, ultima tappa del tour asiatico della speaker democratica, Pelosi ha rinnovato il sostegno all'isola: "La Cina non isolerà Taiwan impedendoci di recarci lì", ha detto.
La visita di Pelosi è stata "pacifica", le ha fatto eco da Phnom Penh il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, a margine dei lavori dei ministri degli Esteri dell'East Asia Summit, e "non ci sono giustificazioni" per la reazione militare di Pechino, che è stata "estrema, sproporzionata e tendente all'escalation".
La Casa Bianca ha convocato l'ambasciatore cinese negli Stati Uniti, Qin Gang, per protestare contro le "irresponsabili" azioni militari della Cina nello Stretto, le più imponenti mai messe in atto, che Pechino difende, invece, come "legittime".
Le critiche piovute dall'Occidente e dagli Stati Uniti non sembrano scalfire il governo cinese, per cui la questione dell'isola non riguarda la democrazia, ma la sovranità nazionale.
Questa è stata la secca replica del ministero degli Esteri, prima di annunciare le sanzioni alla speaker democratica e ai suoi familiari.
Pelosi è accusata di "insistenza" nel condurre la visita-lampo a Taiwan, e di non avere tenuto conto della "forte opposizione" e delle proteste della Cina. Pechino ha reagito sospendendo la cooperazione con gli Stati Uniti su otto dossier, tre dei quali relativi ai rapporti con gli Stati Uniti nella Difesa, e completamente annullati.
Gli altri cinque settori della cooperazione colpiti dalla sospensione sono quelli del rimpatrio degli immigrati clandestini, dell'assistenza giudiziaria, della lotta ai crimini transnazionali, alla droga, e, soprattutto, dei colloqui sul contrasto al cambiamento climatico.
Oltreché con gli Stati Uniti, la questione di Taiwan sta rendendo sempre più tesi anche i rapporti con i Paesi del G7, dopo la convocazione di ambasciatori e incaricati d'affari delle sette grandi economie, tra cui l'Italia.
La situazione appare particolarmente tesa con il Giappone: ieri, il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, aveva cancellato un incontro con il suo omologo, Yoshimasa Hayashi, a margine degli incontri a Phnom Penh dell'Asean, l'associazione che riunisce le economie del sud-est asiatico, e oggi il titolare degli Esteri di Pechino ha lasciato la sala degli incontri dell'East Asia Summit, assieme al capo della diplomazia di Mosca, Sergei Lavrov, quando Hayashi ha preso la parola.
Il Giappone aveva protestato per i missili balistici lanciati dall'Esercito Popolare di Liberazione cinese durante le manovre nello Stretto, ben undici, cinque dei quali finiti in acque della Zona Economica Esclusiva di Tokyo, e il primo ministro, Fumio Kishida, ha chiesto oggi alla Cina la "cancellazione immediata" delle esercitazioni.
Nelle stesse ore, il ministero degli Esteri cinese ha convocato l'ambasciatore giapponese a Pechino, Hideo Tarumi, per protestare contro la posizione di Tokyo rispetto al comunicato del G7 e dell'Unione Europea, critico verso l'atteggiamento aggressivo di Pechino nello Stretto di Taiwan.