AGI - Sale a livelli altissimi la tensione tra Cina e Stati Uniti per la visita a Taiwan della speaker democratica della Camera dei Rappresentanti Usa, Nancy Pelosi, data ormai come imminente da sempre più fonti.
Pechino ha avvertito che l'Esercito Popolare di Liberazione cinese "non starà mai a guardare" e prenderà "contromisure decise e forti" se la terza carica dello Stato Usa si recherà sull'isola di cui Pechino rivendica la sovranità, e che considera destinata alla "riunificazione" con la madrepatria.
L'irritazione cinese è palpabile soprattutto sul piano militare: l'amministrazione per la Sicurezza marittima ha annunciato esercitazioni nel Mar Cinese Meridionale e nel Mar Giallo, e ha chiuso tutti gli ingressi, a partire dalla mezzanotte del 2 agosto, ora locale, fino, rispettivamente, al 6 e al 7 agosto prossimi.
Ancora più chiaro è stato l'avvertimento del Comando orientale dell'esercito, che ha in carico le operazioni che riguardano Taiwan. In una nota diffusa sulla piattaforma WeChat si è detto "pronto a obbedire all'ordine di combattere" e minaccia di "seppellire tutti i nemici in arrivo" e di "avanzare verso la vittoria", in uno dei messaggi più minacciosi mai usati da Pechino.
All'escalation dei toni non si sono sottratti neppure i media statali cinesi, e in particolare il commentatore più noto della Cina, Hu Xijin, ex direttore dell'agguerrito Global Times, organo del Partito comunista cinese: Pelosi "preghi prima di partire" per Taiwan, ha scritto su Twitter.
"Auguriamole un viaggio sicuro e di non essere definita dalla Storia come una peccatrice che ha dato inizio a una spirale di escalation che aumenterà le frizioni militari in una guerra su larga scala nello Stretto di Taiwan".
Secondo quanto emerso oggi dai media di Taiwan, Pelosi potrebbe essere sull'isola già nella notte di domani, 2 agosto, e incontrare la presidente, Tsai Ing-wen, la mattina dopo.
Nessuna conferma ufficiale è arrivata da Taipei sulla visita, anche se ad attendere l'82enne speaker democratica, nelle acque vicino a Taiwan, ci sarebbe la portaerei Uss Ronald Reagan con il suo gruppo d'attacco, che comprenderebbe anche il cacciatorpediniere Uss Higgins e l'incrociatore missilistico guidato Uss Antietam, secondo rilevamenti del network semi-ufficiale cinese South China Sea Probing Initiative (Scspi) citati dal quotidiano di Taiwan Liberty Times.
Intanto, è cominciata la missione in Asia orientale della Pelosi e della delegazione di deputati che è stata ricevuta oggi a Singapore dal primo ministro, Lee Hsien Loong, con cui ha discusso di cambiamenti climatici e della guerra in Ucraina. Il focus principale e' stato, pero', sulle relazioni nello Stretto di Taiwan, e Lee ha sottolineato l'importanza di "stabili relazioni tra Usa e Cina per la pace e la sicurezza regionale".
La seconda tappa sarà la Malaysia, prima del possibile arrivo a Taiwan. Secondo fonti del Financial Times, la speaker democratica avrebbe deciso di proseguire con la visita, nonostante i duri e ripetuti avvertimenti di Pechino e nonostante i timori della Casa Bianca di una nuova crisi nello Stretto.
Pelosi, nota per le sue critiche verso la Cina, in particolare sui diritti umani, sarebbe la prima presidente della Camera dei Rappresentanti Usa a mettere piede sull'isola dal 1997: venticinque anni fa, però, i rapporti tra Pechino e Washington non erano turbolenti come oggi, e Taiwan non era il nodo piu' intricato da sciogliere nei rapporti bilaterali.
La visita, secondo gli ambienti militari di Washington, non sarebbe una buona idea in questo momento.
A complicare il quadro è anche l'agenda politica di Pechino, che in autunno celebrerà il ventesimo Congresso del Pcc che dovrebbe sancire l'inizio del terzo, inedito, mandato di Xi Jinping, alla guida del partito.
Lo stesso Xi ha avvertito il presidente Usa, Joe Biden, sulla questione dell'isola. "Chi gioca con il fuoco si brucia", ha detto il leader cinese, ma Washington ha avvisato che non intende tollerare "tentativi di cambio dello status quo" nello Stretto che divide Taiwan dalla Cina.