AGI - Il piano di emergenza presentato il 20 luglio dalla Commissione europea, che prevede il taglio (volontario ma con lo stato di emergenza diventa obbligatorio) dei consumi del 15% di gas dal primo agosto 2022 al 31 marzo 2023, ancora non convince gli Stati membri. Non sono bastate le deroghe presentate dalla Commissione europea nè le decine di ore di riunioni degli ambasciatori per arrivare a un accordo prima della riunione straordinaria dei ministri dell'Energia che si terrà domani. E forse a loro spetterà il difficile compito di arrivare a un'approvazione in tempo per la scadenza del primo agosto (e prima della pausa estiva).
"Non abbiamo un piano B, la presidenza ceca del Consiglio ha puntato tutto su domani", afferma un diplomatico europeo. Qualche passo in avanti pero' è stato compiuto. L'esecutivo europeo è stato portato al compromesso smussando la proposta iniziale.
La prima concessione è che l'esecutivo di Bruxelles non avrà più la prerogativa di dichiarare lo Stato di emergenza (o eventualmente da parte di almeno tre Stati) e quindi rendere obbligatoria la riduzione del 15% dei consumi.
Non solo non basta più la dichiarazione di tre Stati, che ora devono essere cinque, ma in ogni caso si passerà dal Consiglio che dovrà pronunciarsi con un voto a maggioranza qualificata. Inoltre, nonostante sia stato confermato l'obiettivo uniforme del 15% (che non piace a molti), gli Stati potranno avere tutta una serie di deroghe che di fatto renderanno gli obiettivi differenziati.
Ad esempio saranno tenute in considerazione le posizioni geografiche, l'insularità, l'uso del gas per la produzione di energia elettrica, la peculiarità dei Baltici ancora collegati alla rete elettrica russa, le interconnessioni. Insomma, sulla base di criteri oggettivi, ogni situazione sarà valutata a sè. "Resta però importante rispettare la soglia dei 45 miliardi di metri cubi di gas da tagliare (quelli che corrispondono al 15%). Quindi la Commissione dovrà trovare il modo di arrivarci, eventualmente", spiega un alto funzionario dell'Unione. Ci sono alcuni dati da tenere sottomano: tradizionalmente l'Ue importa dalla Russia 155 miliardi di metri cubi di gas (quest'anno un centinaio) e finora tutti gli Stati, nonostante l'aumento vertiginoso dei prezzi, sono riusciti a tagliare in media solo il 5% dei consumi.
Vengono ovviamente respinte le accuse di spaccatura e divisione. "Nessuno mette in dubbio la solidarietà tra i Paesi del blocco, non vogliamo dare materiale alla propaganda russa su quello che potrebbe succedere al Consiglio di domani", insistono i diplomatici che stanno seguendo il dossier. Nel frattempo pero' la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, invita i ministri degli Esteri alla solidarietà.
"E' vero che alcuni Stati membri sono più colpiti da un'interruzione dell'approvvigionamento di gas russo rispetto ad altri. Ma anche gli Stati membri che difficilmente acquistano gas russo non possono sfuggire alle conseguenze di un possibile blocco delle forniture nel nostro mercato interno. Il mercato interno dell'Ue è al centro della nostra economia, le nostre economie sono strettamente interconnesse. Una crisi del gas colpirebbe quindi ogni singolo Stato membro in una forma o nell'altra", rileva in un'intervista all'agenzia stampa tedesca Dpa.
"E' quindi importante che tutti gli Stati membri riducano la domanda, che tutti risparmino di più e condividano con i membri più colpiti. La solidarietà energetica è un principio fondamentale dei nostri trattati europei. Il nostro regolamento esistente sulla sicurezza dell'approvvigionamento di gas prevede quindi già che gli Stati membri possano contare gli uni sugli altri. Lo strumento di emergenza che abbiamo proposto mercoledi' integra questo regolamento e ora sta attraversando il consueto iter legislativo".
"Sono sicura che i ministri dell'Energia che si riuniranno domani sono consapevoli delle proprie responsabilità. Vogliamo creare una rete di sicurezza per tutti in modo da poter superare in sicurezza i prossimi due inverni, tutti i 27 Stati membri insieme", esorta la leader dell'esecutivo Ue. Gli ambasciatori, nei negoziati, hanno pero' già deciso che "sarà per il prossimo inverno" perchè la durata del piano di emergenza è stata ridotta dai due anni previsti inizialmente a uno.
Un'ulteriore concessione per convincere gli Stati a dare il via libera. Sarà un "incentivo" non di poco la decisione odierna di Gazprom di tagliare di nuovo la fornitura di gas attraverso il gasdotto Nord Stream 1. "è esattamente il tipo di scenario a cui si riferiva la presidente von der Leyen e che ha portato lei e il Collegio a fare la proposta di solidarietà per risparmiare gas", spiega il portavoce della Commissione, Eric Mamer. "Questo sviluppo convalida la nostra analisi. Ci auguriamo quindi che domani il Consiglio adotti una risposta adeguata", auspica a nome della presidente.