AGI - Accanto ai suoi alleati della Russia, Cina, India e Brasile, il Sudafrica si presenta come l’artefice di una linea politica che auspica un nuovo ordine mondiale in chiave anti-occidentale, in rappresentanza del 41% della popolazione globale, del 24% del Pil e del 16% del commercio globale.
Un sodalizio che finora non sembra aver risentito della guerra in Ucraina, con una posizione neutrale assunta da tutti i Paesi membri nei Brics nei confronti di Mosca ed esente da critiche aperte per la decisione del presidente russo Vladimir Putin di aver invaso il vicino di casa.
Al XIV vertice dei capi di Stato, lo scorso 25 giugno, le nazioni emergenti hanno ribadito il loro “sostegno ai colloqui tra Russia e Ucraina”, auspicando per giunta “un mondo libero da armi nucleari. Una guerra nucleare non può essere vinta e non deve mai essere combattuta”.
Al di là di questa alleanza di natura prevalentemente economica, il Sudafrica e la Russia intrattengo relazioni diplomatiche storiche, allacciate formalmente 80 anni fa, nel 1942 – dai tempi dell’allora Unione sovietica – con Mosca che ha un’ambasciata a Pretoria e un consolato generale a Cape Town mentre il Paese africano ha un’ambasciata nella capitale russa.
In realtà i legami tra i due paesi risalgono al 1896, quando l’allora Repubblica indipendente del Transvaal (successivamente una delle province sudafricane) stabilì relazioni diplomatiche con la Russia. Durante le guerre anglo-boere della fine del XIX secolo, la Russia sostenne fortemente i Boeri contro ‘l’invasore’ britannico: un numero significativo di russi andò a combattere in qualità di volontari.
L’inno nazionale del Transvaal, “My Country”, veniva spesso suonato da orchestre russe; libri, articoli, poemi furono pubblicati sulla guerra, in termini sempre pro-Boeri.
In Russia era grande l’entusiasmo nei confronti dei Boeri, motivo per cui diverse raccolte fondi furono organizzate con successo per sostenere l’indipendenza del Transvaal mentre appositi servizi religiosi pregavano per la sconfitta della Gran Bretagna.
"I conservatori russi erano filo-boeri non solo per le solite ragioni nazionaliste e anti-britanniche, ma perché pensavano che i boeri fossero come il miglior tipo di russi: conservatori, rurali, cristiani che resistevano all'invasione dei loro terra da capitalisti stranieri (soprattutto ebrei)" ha analizzato lo storico britannico RW Johnson.
Dopo il massacro di Sharpeville nel 1960, l’Unione sovietica ha ritirato il suo ambasciatore dal Sudafrica, diventato una repubblica l’anno successivo. I rapporti erano allora molto tesi in quanto l’Unione sovietica veniva considerata un nemico che finanziava e sosteneva militarmente il comunismo sul continente africano.
Durante la guerra ai confini del Sudafrica, Mosca ha addestrato e rifornito i combattenti dell’Organizzazione Popolare dell'Africa del Sud-Ovest (Swapo), un partito politico socialista democratico della Namibia, e l’Mpla, il Movimento Popolare di Liberazione dell'Angola.
Alla fine degli anni ’80, la minor interferenza della Russia in Africa ha consentito un riavvicinamento tra Mosca e Pretoria. Anche se l’Unione sovietica ha dato supporto all’African national congress (Anc), durante il periodo dell’apartheid ha continuato a fare affari con il potere, in particolare nel settore delle risorse minerarie e delle armi. Subito dopo il crollo dell'Unione Sovietica, il Sudafrica ha riconosciuto la Federazione Russa nel dicembre 1991 e ha stabilito relazioni diplomatiche il 28 febbraio 1992, diventando la prima nazione africana a farlo.
Nel 1993 i due Paesi hanno firmato accordi commerciali, seguiti da un accordo di cooperazione militare nel 1995. La visita dell'aprile 1999 in Russia del presidente Nelson Mandela ha dato inizio a un periodo di rafforzamento delle relazioni tra i due Stati.
Durante la presidenza di Jacob Zuma i legami tra Russia e Sudafrica si sono notevolmente rinsaldati poiché l'amministrazione Putin ha cercato di spostare un Paese strategico lontano dall'Occidente per prendere piede in Africa. Dal canto suo il Sudafrica ha tentato di prendere le distanze dalle azioni occidentali in Libia durante la caduta di Muammar Gheddafi.
Il Sudafrica è entrato a far parte del gruppo delle nazioni Brics nel 2010, un obiettivo chiave della politica estera dell'amministrazione Zuma, con il sostegno attivo della Federazione Russa. Nel contempo questo periodo è stato segnato da legami più stretti con l'apparato di sicurezza del Suafrica: i membri dell'Agenzia per la sicurezza di Stato si sono recati in Russia per l'addestramento e il Paese ha cercato di costruire le proprie capacità di sorveglianza satellitare con l'assistenza russa.
Durante l'amministrazione Zuma sono stati firmati accordi bilaterali con la Russia nei settori dell'agricoltura, arte e cultura, difesa, istruzione, energia, pesca, estrazione mineraria, scienza e tecnologia e trasporti. Durante la sua presidenza Zuma ha effettuato numerosi viaggi in Russia per cure mediche per presunti episodi di avvelenamento.
In risposta all'annessione della Crimea all'Ucraina da parte della Russia nel 2014, l'amministrazione sudafricana ha evitato di criticare Mosca, sostenendo invece che i membri Brics dovrebbero “stringere i ranghi”.
Nel 2015, al vertice Brics ha incontrato Putin, rafforzando ulteriormente i rapporti. Nell'ambito di uno sforzo per risolvere la crisi energetica sudafricana, il governo russo si è poi offerto di costruire e gestire fino a otto centrali nucleari, al costo di circa 66 miliardi di dollari americani.
Sia il governo russo che l'amministrazione del presidente Zuma hanno esercitato pressioni sul governo per forzare l'accordo, tentando di aggirare le leggi sugli appalti del Sudafrica.
L'allora ministro delle Finanze sudafricano Nhlanhla Nene ha testimoniato alla Commissione Zondo di essere stato licenziato per non aver approvato una versione dell'accordo da 100 miliardi di dollari nel 2015, annullato con un'ingiunzione del tribunale nell'aprile 2017.
Nonostante un leggero raffreddamento delle relazioni durante l'amministrazione del presidente Cyril Ramaphosa, il sostegno alla Russia è rimasto forte nei ranghi della sinistra politica in Sudafrica, favorevole alla posizione della Russia che sfida l'egemonia degli Stati Uniti. In Mosca vedono un Paese artefice di un ordine globale basato sul diritto internazionale e sul rispetto del principio di non ingerenza negli affari interni.
In occasione delle elezioni generali del 2019, la Russia è stata accusata di condurre un'operazione di influenza a sostegno della rielezione dell'African National Congress al potere.
I giornali Daily Maverick e Guardian hanno riferito che il socio di Putin, Yevgeny Prigozhin, ha lavorato per minare il sostegno all'Alleanza Democratica e ai Combattenti per la libertà economica (opposizione) di Julius Malema, mentre accresceva il sostegno all'Anc.
Il rapporto del Daily Maverick e del Dossier Center affermava che l'analisi politica russa lavorava "sotto gli auspici di Africa e dell'International Anti-Crisis Center" per condurre una campagna di compravendita di influenza e disinformazione.
L'ambasciata russa in Sudafrica ha negato l'accusa e ha affermato che "non regge a un controllo di base". In reazione all'invasione russa dell'Ucraina, il 24 febbraio 2022, il governo sudafricano è stato inizialmente critico, chiedendo a Mosca di "ritirare immediatamente le sue forze dall'Ucraina in linea con la Carta delle Nazioni Unite".
Tuttavia, queste dichiarazioni sono state presto ritirate e, nel tentativo di riparare le relazioni russo-sudafricane, il presidente Ramaphosa avrebbe punito il ministro delle Relazioni internazionali e della cooperazione Naledi Pandor per aver rilasciato la dichiarazione a nome del governo.
Nonostante l'invasione e la conseguente condanna diplomatica internazionale, le relazioni russo-sudafricane sono rimaste forti. Il Sudafrica è stato uno dei 35 Paesi ad astenersi da un voto delle Nazioni Unite, lo scorso aprile, che chiedeva formalmente il ritiro della Russia dall'Ucraina.
Secondo William Felix Browder, finanziere e attivista politico britannico nato in America, sebbene il Sudafrica abbia dichiarato la sua neutralità ufficiale nel conflitto, in pratica il governo "si schiera con la Russia, non con l'Ucraina".
In risposta alle critiche pubbliche dei media sudafricani sulla posizione non critica del governo di Pretoria nei confronti della Russia, il ministro Pandor ha replicato che i media nazionali potrebbero essere invece "parte di una campagna di propaganda orchestrata" presentando una "narrativa che tendeva a sostenere le azioni delle grandi potenze occidentali”.
Alle relazioni politiche e diplomatiche si aggiungono solidi interessi economici. Le esportazioni sudafricane verso la Russia sono dominate da prodotti alimentari e beni strumentali. Nel 2022 le società sudafricane hanno investito circa 5,13 miliardi di dollari americani in Russia, compresi investimenti delle principali società sudafricane come Naspers (proprietaria di Mail.ru), AB Inbev (formalmente SABMiller) e Barloworld.
Il Sudafrica ha investito altri 25 miliardi di rupie nella banca Brics, legando così ulteriormente il Paese alla Russia. Gli investimenti della Russia in Sudafrica nello stesso periodo sono ammontati a 1,5 miliardo di dollari Usa.