AGI - Omar Hashi Hassan, l'uomo che ha scontato quasi 18 anni di carcere per l'omicidio della giornalista Ilaria Alpi e dell'operatore Miran Hrovatin avvenuto a Mogadiscio il 20 marzo del 1994 e poi è stato assolto e scarcerato nel processo di revisione a Perugia, è morto in una esplosione in Somalia. Lo ha reso noto in un tweet il sito di notizie indipendente somalo Garowe Online.
Hashi, che nel 2018 venne risarcito dallo Stato italiano con tre milioni per ingiusta detenzione, ha perso la vita in un'esplosione provocata da una carica di dinamite innescata sotto la sua auto.
Ilaria Alpi, inviata in Somalia per il Tg3, aveva 28 anni quando venne uccisa nel corso di una sparatoria a Mogadiscio assieme all'operatore 45enne Miran Hrovatin. Un commando di sette persone si affiancò alla loro auto, esplose numerosi colpi di kalashnikov, poi si diede alla fuga.
Il 12 gennaio del 1998 Omar Hashi Hassan venne arrestato su richiesta della procura di Roma per concorso in duplice omicidio volontario, perche' ritenuto un componente del commando. Il 20 luglio del 1999 Hassan fu assolto dalla Corte d'assise di Roma "per non aver commesso il fatto".
Il pm Franco Ionta ne aveva chiesto la condanna all'ergastolo. La sorpresa il 24 novembre del 2000 quando la corte d'assise d'appello ribaltò la sentenza di primo grado e condannò Hassan al carcere a vita. Per il somalo scattarono in aula le manette. La sentenza non piacque ai genitori di Ilaria: si tratta di "una sentenza nera - dissero, immaginando una decisione di 'comodo' che avrebbe dovuto accontentare tutti - non ci accontentiamo di questa verità. Vogliamo i mandanti veri".
Il 10 ottobre del 2001 la Corte di Cassazione confermò la condanna per omicidio volontario ma, annullando la sentenza di secondo grado limitatamente all'aggravante della premeditazione e alla mancata concessione delle attenuanti generiche, rinviò il procedimento per nuovo esame ad altra sezione della corte d'assise d'appello.
A conclusione del processo d'appello bis, il 26 giugno del 2002, Hassan venne condannato a 26 anni. Il 23 novembre del 2010 cominciò il processo per calunnia a carico di Ahnmed Ali Rage detto "Gelle", il principale accusatore di Hassan anche se le sue dichiarazioni, rese durante le indagini preliminari, non furono mai confermate al processo.
Si costituirono parte civile la madre di Ilaria e lo stesso Hassan che nel frattempo stava scontando a Padova la detenzione. Il 18 gennaio del 2013, il tribunale di Roma assolse Gelle, ritenendolo teste attendibile. Lo stesso Gelle, però, il 16 febbraio del 2015, a una giornalista di Chi l'ha visto?' che lo intercettò in Inghilterra, ritrattò tutto e fornì una nuova verità sul caso Alpi: "Hassan è innocente, io neanche ero presente al momento dell'agguato. Mi hanno chiesto di indicare un uomo. Gli italiani avevano fretta di chiudere il caso".
E così il 14 gennaio del 2016, su istanza degli avvocati del somalo, la Corte d'appello di Perugia riaprì il processo di revisione. Prima dell'udienza la madre di Ilaria Alpi volle abbracciare Hassan. Il 19 ottobre del 2016 l'imputato fu assolto dall'accusa di duplice omicidio e immediatamente scarcerato.
Il 17 febbraio del 2017 la procura di Roma avviò una inchiesta sull'anomala gestione in Italia di Gelle. Ma sei mesi dopo, i pm sollecitarono l'archiviazione, ritenendo impossibile risalire ai mandanti e agli esecutori materiali del duplice delitto e non trovando neppure alcuna prova di presunti depistaggi. Il 30 marzo del 2018, la corte d'appello di Perugia dispose il 'quantum' del risarcimento per ingiusta detenzione da attribuire ad Hassan: tre milioni di euro per essere stato in carcere quasi 17 anni da innocente, l'equivalente di 500 euro per ognuno dei 6.363 giorni trascorsi in cella.
"Ucciso dai terroristi islamici"
Omar Hashi Hassan è stato assassinato dai terroristi islamici. Ne é convinto l'avvocato italiano Antonio Moriconi: "Non ho dubbi. Lo hanno ammazzato a scopo di estorsione per i soldi (oltre 3 milioni di euro, ndr) che aveva ottenuto per l'ingiusta detenzione in Italia. Sono persone in cerca di denaro e se non sei d'accordo con loro ti uccido. La tecnica dell'attentato dice tutto".
"Abbiamo ricevuto la notizia della morte di Hashi da alcune nostre fonti locali - ha spiegato il penalista - Il clan a cui apparteneva Hashi ha legami con il nuovo governo. Lui, da quando era tornato in libertà, dopo il processo di revisione che lo aveva completamente scagionato, voleva fare qualcosa per il suo Paese. Lui sognava di inserirsi nel settore dell'import-export. Faceva a volte tappa in Italia, ma andava anche in Svezia dalla figlia e poi da amici in altre città d'Europa".
L'ultimo incontro tra l'avvocato Moriconi e Hashi Hassan risale a un paio di mesi fa: "Siamo andati a mangiare insieme. L'Italia non era casa sua, lui sognava e parlava sempre di Mogadiscio, di quello che avrebbe voluto fare, dell'artigianato, delle imprese. Lui, la sua famiglia, il clan al quale apparteneva, volevano che la Somalia tornasse stabile da un punto di vista politico".