AGI - Dopo poco più di 14 mesi dalla prima seduta, la Knesset ha votato per il suo scioglimento e per il ritorno di Israele alle urne il primo novembre, la quinta volta in meno di quattro anni. Il primo ministro Naftali Bennett a mezzanotte passerà l'incarico all'alleato di coalizione e premier alternato Yair Lapid, che guiderà il Paese durantre la campagna elettorale fino alla creazione di un nuovo esecutivo.
Il leader di Yamina ha annunciato che non si ricandiderà, preferendo passare la guida del partito alla numero due, il ministro dell'Interno Ayelet Shaked; nel frattempo, assumerà la carica di premier alternato e farà di tutto per sostenere Lapid al governo. Quest'ultimo si presenta all'avvio della campagna elettorale da una posizione di forza, in qualità di premier, con una serie di appuntamenti importanti già fissati, a cominciare dalla visita del presidente americano Joe Biden il 13 e 14 luglio.
Dall'opposizione, il leader del Likud Benjamin Netanyahu ha preannunciato il suo ritorno a breve sugli scranni del potere, promettendo di "ristabilire l'orgoglio nazionale" e riportare "Israele sulla strada del successo" dopo "il fallito esperimento" della variopinta coalizione guidata da Bennett. "Questo è quello che succede quando si mettono insieme la falsa destra con la sinistra radicale", ha sottolineato Bibi, che dopo 12 anni di regno initerrotto, l'anno scorso è stato defenestrato dal duo Bennett-Lapid e sogna di ritornare al potere, nonostante il processo in corso per corruzione.
Gli ultimi sondaggi danno l'ex premier con i suoi alleati (i due partiti ultra-ortodossi Shas e United Torah Judaism insieme a Sionismo Religioso) a 58-60 seggi su 120, in testa ma non sufficienti a dare vita a una maggioranza. La decisione di staccare la spina al governo era stata annunciata la settimana scorsa da Bennett insieme a Lapid, poco dopo aver 'festeggiato' il primo anno di vita della variopinta coalizione, che va a destra a sinistra, passando per il centro, con la partecipazione per la prima volta degli arabo-israeliani di Ràam. Proprio l'eterogenea composizione ha creato fibrillazioni forti nell'esecutivo, tenuto assieme da un unico denominatore comune, estromettere Netanyahu dal potere.
Sopravvissuta a picchi di tensioni per tutto l'anno di vita, la coalizione è caduta infine sulla bocciatura del rinnovo della legislazione civile che regola la vita dei coloni in Cisgiordania, affossato all'inizio di giugno in aula da due 'dissidenti', il deputato del partito arabo-israeliano Raam, Mazen Ghanayim, e la parlamentare della sinistra radicale Meretz, Ghaida Rinawie Zoabi.
Con lo scioglimento della Knesset, la regolamentazione d'emergenza 'Judea and Samaria, Jurisdiction and Legal Aid', attuata dal 1967 da tutti i governi israeliani, a prescindere dal colore politico, verrà automaticamente rinnovata di sei mesi, rinviando la questione alla battaglia elettorale e al prossimo esecutivo.
Il duro scontro tra governo e opposizione è continuato anche dopo la decisione di Bennett e Lapid di mettere fine all'esperienza di governo: la mozione - il cui iter l'opposizione ha tentato di 'allungare' nel tentativo di guadagnare tempo per cercare di formare una maggioranza alternativa - è passata con 92 voti a favore e nessuno contrario, con l'astensione di Israel Beiteinu e dei laburisti per protesta contro la mancata approvazione in tempo della legislazione per accelerare la costruzione della metropolitana leggera di Tel Aviv.
Bennett ha tenuto una breve cerimonia per Lapid nel suo ufficio, ricordandogli che "questo ruolo speciale, e questo Paese, non appartengono a una sola persona ma a tutto il popolo d'Israele. Stiamo facendo questo insieme e ora è il tuo turno. Ti passo il testimone e la responsabilità". Il futuro premier, in attesa di assumere l'incarico a mezzanotte ora israeliana (le 23 in Italia), oggi ha anche visitato lo Yad Vashem e si è recato dal presidente Isaac Herzog nella sua residenza.