AGI - Un'altra sconfitta per Joe Biden e un colpo alle speranze americane di contrastare gli effetti del cambiamento climatico. A infliggerli è di nuovo la Corte Suprema, che con una votazione di 6 a 3 - per il sì hanno votato tutti e sei i giudici conservatori, contro i tre liberal - ha limitato il raggio d'azione della Casa bianca nella politica energetica.
La decisione colpisce l'Epa, l'Agenzia federale per la protezione ambientale, nella sua autorità di ridurre l'emissione di gas serra delle centrali elettriche. Di fatto la Corte si è schierata al fianco degli Stati a guida repubblicana e dell'industriale fossile, mettendo un serio ostacolo a tutta la politica ambientale su cui la Casa Bianca ha lavorato fin dal primo giorno.
Diventa così più difficile la transizione dal vecchio sistema industriale alle energie rinnovabili, dall'eolico al solare. Nell'opinione firmata dal giudice capo John Roberts, la Corte ritiene che l'Epa non avesse i poteri per regolare gli standard di emissione delle centrali elettriche già esistenti. "Una decisione di questa grandezza e conseguenza - scrive Roberts - spetta al Congresso".
Secondo i tre giudici liberal, con il Clean Air Act, la prima legge sulla qualità dell'aria, emanata nel 1963 e cambiata molte volte nel corso degli anni, il potere regolatorio era già stato attribuito al governo. La decisione colpisce una direttiva di sette anni fa quando l'Epa aveva imposto alle centrali elettriche a carbone di ridurre la produzione o finanziare forme alternative di energia. Sia gli stabilimenti coinvolti sia i governi conservatori avevano impugnato la direttiva.
L'anomalia della procedura della Corte sta nella tempistica: per consuetudine i giudici aspettano che i regolamenti vengano applicati, inoltre i giudici hanno deciso prima ancora di sentire il parere dell'amministrazione. La sentenza non rappresenta una vittoria per tutto il settore perchè negli ultimi dieci anni numerosi stabilimenti hanno avviato la transizione ecologica, anche per risparmiare sui costi di produzione. A esultare sarà la potente lobby dei combustibili fossili perchè vede affermato il proprio primato rispetto alle politiche ambientali.
Che cosa può fare adesso Biden?
I vertici dell'Epa hanno già detto di avere gli strumenti per aggirare il divieto. L'agenzia sta lavorando a nuove regole che costringano gli impianti a tagliare le emissioni inquinanti che si formano con il fumo e a fermare la contaminazione tossica da polveri sottili nell'acqua potabile. Ma ora sono state ridotte le possibilità di regolare direttamente l'emissione di anidride carbonica, la capofila degli elementi inquinanti.
Conseguenze? Si allontana un altro obiettivo di Biden: quello di azzerare le emissioni velenose entro il 2050. Non una buona notizia in un Paese dove, secondo la League of Conservation Voters, quattro americani su dieci vivono in uno Stato, città o territorio che punta ad avere il cento per cento di elettricità pulita entro la metà del secolo.