AGI - Da giornalista, scrittore, attore e mezzo busto di successo della tv a futuro primo ministro di Israele: una parabola ascendente - segnata da alcuni inciampi iniziali, una serie di gaffe e compromessi anche dolorosi - che in dieci anni ha portato Yair Lapid a superare anche la venerata figura del padre fino alla soglia della residenza ufficiale di Balfour Street a Gerusalemme.
Al battesimo del suo partito centrista Yesh Atid ('C'è un futuro'), nel gennaio 2012, in pochi credevano che sarebbe sopravvissuto così a lungo, men che meno che riuscisse nell'intento di diventare premier. Senza esperienza politica, neanche un titolo di scuola superiore, modi da 'bulletto' che ispiravano commenti ironici e feroci meme su Internet, sul telegenico Lapid - nominato una volta tra gli uomini più avvenenti del Paese - scommettevano in pochi.
Pugile amatoriale, l'ex giornalista di Maariv e Yedioth Ahronoth, poi volto di Channel 2 con il suo popolare show, poteva vantare all'attivo numerosi libri - tra cui gialli e opere per bambini - nonché un'esperienza attoriale ne 'Il canto della sirena' (1994) in cui interpretava una specie di Hugh Grant in salsa israeliana.
Eppure alla sua prima prova nell'arena politica, alle elezioni del 2013, Lapid fa il botto conquistando 19 seggi, dopo che le proiezioni lo davano a 10-12: l'inesperto figlio di Yosef 'Tommy', il volto noto della tv amante della boxe e dei sigari fa breccia tra la classe media ashkenazita, urbana e laica. Un successo di cui Benjamin Netanyahu, leader del Likud e già premier da quattro anni, ha bisogno e che gli frutta l'incarico di ministro della Finanze.
'Time' lo incorona "il nuovo uomo forte della politica israeliana" ma la coabitazione dura poco, fino a dicembre 2014, quando viene licenziato in tronco dopo settimane di tensioni, un 'divorzio' brutale che gli ha lasciato una feroce antipatia verso Bibi e una totale sfiducia nei suoi confronti (condivisa da molti, anche e soprattutto tra i leader a destra, vedi Naftali Bennett, Avigdor Lieberman e Gideon Saar, tutti ex accoliti malamente trattati).
Nonostante l'intoppo, Yesh Atid continua a esistere, drenando voti al Labour in caduta libera, e Lapid dall'opposizione non manca di dare battaglia. Sono gli anni in cui il figlio dell'ex ministro della Giustizia - fieramente laico - Yosef 'Tommy' Lapid e della nota scrittrice e poetessa Shulamit Lapid affina le arti oratorie, domandole, e ricalibra la sua immagine, da fustigatore laico a rappresentante di una credibile forza politica di governo, deciso a spodestare Bibi.
Nel 2019 si unisce all'outsider Benny Gantz, ex capo di Stato maggiore sceso in politica con il suo partito Blu e Bianco come campione della democrazia israeliana, con l'intento programmatico di mettere fine al lungo regno del padre e padrone del Likud, in carica continuativamente dal 2009 (oltre alla parentesi tra il 1996 e il '99).
La seconda doccia fredda per Lapid arriva quando, dopo tre round di votazioni inconcludenti, di fronte al protrarsi dell'impasse politica (nessuno dei due blocchi riesce a raggiungere una maggioranza), nel 2020 Gantz spacca l'unione e sceglie l'abbraccio mortale di una coalizione di governo con Netanyahu. Lapid irremovibile resta fermo sul suo 'no', accusando l'ex alleato di "tradimento".
Quando l'alleanza al potere tra i due collassa, meno di un anno dopo, sotto i colpi della reciproca incomprensione e sfiducia - come lui stesso ha previsto - Lapid si prende la rivincita, raccogliendo i frutti della sua scelta di attendere la fine del duo Netanyahu-Gantz dagli scranni dell'opposizione. L'ennesima campagna elettorale mostra la maturità raggiunta: Lapid spinge il suo partito senza però cercare di fare le scarpe alle altre formazioni dell'opposizione, in modo che superino la soglia di sbarramento senza sprecare voti e possano servire per formare un'ampia coalizione di governo.
La sua strategia paga e alle elezioni della primavera 2021, Yesh Atid torna secondo partito d'Israele con 17 seggi mentre la paziente opera certosina del suo leader porta tre mesi dopo alla nascita di un variegato esecutivo, che va da destra a sinistra, passando per il centro, con la partecipazione per la prima volta di un partito arabo-israeliano, gli islamisti conservatori di Raam (la foto dei tre leader che firmano l'intesa e' entrata nella storia).
Per raggiungere l'obiettivo di mandare a casa Bibi, Lapid fa addirittura un passo indietro e nell'accordo con Naftali Bennett prevede una premiership alternata, con il leader di Yamina che nonostante abbia solo 7 deputati, ottiene l'incarico per primo. Una prova di abilità politica e arte del compromesso acquisita con il tempo, in linea con la 'lezione' che gli diede in diretta nel 2003 il padre Tommy, ospite del suo programma tv: "Quando ero un bambino, mi hai insegnato che un uomo onesto non infrange mai le sue promesse. Avevi promesso che non saresti mai stato la sponda sinistra di un duro governo di destra, e ora lo stai facendo. Hai infranto la tua promessa", gli dice, duro. Lapid padre, un sopravvissuto all'Olocausto di origine ungherese, si scusa e poi aggiunge: "Ho fatto un compromesso. Forse mi sono dimenticato di dirti, quando eri bambino, che la vita a volte porta anche te a scendere a compromessi".
Il resto è storia recente: in un anno di vita del 'governo del cambiamento', di crisi ce ne sono state diverse ma Bennett e Lapid, insieme, sono riusciti a superare ogni scoglio, in una chiara corsa contro il tempo di una fine annunciata, fino a cadere sotto i colpi degli opposti membri della coalizione e della pressione della destra nazional-religiosa guidata da Netanyahu.
Ma per non dargli vantaggi, hanno scelto di staccare loro la spina al governo prima che li facesse caedere lui, in modo da presentarsi alle elezioni da una (relativa) posizione di forza. E hanno onorato l'accordo per la rotazione della premiership che presto portera' Lapid - se l'iter dello scioglimento della Knesset si concluderà positivamente - a Balfour Street.