AGI - Avere la possibilità di sviluppare reti ultraveloci 6G, inviare satelliti spia e sonde lunari, dimostrando (alla Corea del Nord prima di tutto) di avere le tecnologie chiave necessarie anche per costruire missili più grandi. Tecnologie proprietarie. Dati questi gli obiettivi, martedì è stata una giornata importante per il programma spaziale della Corea del Sud: il paese è diventata infatti la decima nazione al mondo a posizionare un satellite nello spazio con la propria tecnologia.
Dopo lo stop dello scorso anno, a Seul hanno festeggiato il secondo lancio di prova del razzo a tre stadi Nuri di produzione nazionale. Il vettore ha portato in orbita diversi satelliti, compiendo un passo importante negli sforzi per far ripartire il suo programma spaziale del paese asiatico. Il razzo KSLV-II Nuri a tre stadi, progettato dal Korea Aerospace Research Institute (KARI), può mettere in orbita carichi utili da 1,5 tonnellate, tra i 600 e gli 800 chilometri sopra la Terra.
Il razzo è decollato dal Naro Space Center, sulla costa meridionale della Corea del Sud, alle 16. Secondo i responsabili coreani, il satellite progettato per verificare le prestazioni del razzo è entrato in contatto con successo con una stazione base in Antartide dopo essere entrato in orbita.
Il razzo ha anche messo in orbita con successo un satellite prova da 1,3 tonnellate e quattro piccoli satelliti sviluppati dalle università per la ricerca. "Il cielo dell'universo coreano è ora spalancato - ha detto il ministro della Scienza e delle TIC Lee Jong-ho in un briefing - la nostra scienza e tecnologia hanno fatto passi da gigante".
Dall'inizio degli anni Novanta la Corea del Sud ha inviato una serie di satelliti nello spazio, ma tutti hanno utilizzato tecnologia o siti di lancio stranieri. Nel 2013, la Corea del Sud ha lanciato per la prima volta con successo un satellite sul proprio territorio, ma il primo stadio del razzo era di fabbricazione russa.