AGI - Nella riserva di Sawa, in Iraq, le gazzelle muoiono di fame. La siccità ha ucciso in un mese il 40% della popolazione dell'area protetta. In poco più di 30 giorni, la popolazione è passata da 148 a 87 esemplari. Le gazzelle dalle corna sottili sono le ultime vittime di un Paese che dopo anni di guerra si ritrova anche a fare i conti con il cambiamento climatico.
La siccità del Paese prosciuga i laghi e fa diminuire i raccolti e il cibo per gli animali selvatici. Ma non solo: "Non hanno più scorte di cibo perché non abbiamo ricevuto i fondi necessari", che erano arrivati dal governo, spiega Turki al-Jayashi, direttore della riserva di Sawa, secondo cui il numero di gazzelle è crollato di circa il 40% in un solo mese alla fine di maggio.
Gli eleganti animali, noti anche come gazzelle rhim, sono riconoscibili per le loro corna dolcemente ricurve e il manto color sabbia. L'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura li classifica come animali in pericolo nella sua Lista Rossa. Al di fuori delle riserve irachene, si trovano soprattutto nei deserti della Libia, dell'Egitto e dell'Algeria, ma secondo i dati contenuti dalla Lista Rossa è improbabile che siano "piu' di qualche centinaio".
Le finanze irachene sono sotto pressione dopo decenni di guerra in un Paese povero che ha bisogno di aggiornamenti agricoli e di altre infrastrutture. È alle prese con la corruzione, la crisi finanziaria e lo stallo politico che ha lasciato l'Iraq senza un nuovo governo mesi dopo le elezioni di ottobre.
"Il problema climatico ha avuto forti ripercussioni anche sulle gazzelle", che mancano di foraggio nella regione desertica, ha aggiunto Jayashi. Per il presidente Barham Saleh affrontare il cambiamento climatico "deve diventare una priorità nazionale per l'Iraq, poiché è una minaccia esistenziale per il futuro delle nostre generazioni a venire".
Mos