AGI - "Sappiamo tutti che gli ucraini sono pronti a morire per le loro aspirazioni europee. Vogliamo che vivano con noi per il sogno europeo". La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato il parere favorevole del suo esecutivo alla concessione dello status di Paese candidato all’Ue. Un sì sentito, ma condizionato all’attuazione delle riforme fondanti, dalla giustizia allo stato di diritto, passando per l’anticorruzione.
Lo stesso giudizio vale per la Moldavia mentre la Georgia dovrà ancora rispettare qualche condizione e per ora deve accontentarsi della concessione della “prospettiva europea”.
I lati positivi e i punti di merito
“La Commissione raccomanda al Consiglio in primo luogo che all'Ucraina sia data una prospettiva europea. In secondo luogo, che l’Ucraina ottenga lo status di candidato. Questo, ovviamente, fermo restando che il Paese attui una serie di ulteriori importanti riforme”, ha detto von der Leyen in conferenza stampa, vestita con i colori della bandiera ucraina.
La presidente ha quindi elencato i punti di merito: con l’accordo di associazione, in vigore dal 2016 (e innesco della rivoluzione di Maidan), l’Ucraina “ha già attuato circa il 70% dell’acquis dell’Ue, ovvero le regole, gli standard e le norme”. Inoltre “ha una democrazia presidenziale-parlamentare molto solida. Un'amministrazione pubblica molto ben funzionante che ha mantenuto e sta facendo funzionare il Paese in questa guerra”.
Il decentramento “è un successo” e la “modernizzazione della Pa è in corso”. La società civile è “molto vivace e viva” e il sistema elettorale si è dimostrato “equo e libero”. Venendo all’economia, ovviamente quella prima dell’invasione russa, il deficit “è appena al 2% e il debito pubblico è inferiore al 50%”.
I problemi da risolvere
Detto ciò, “è stato fatto tanto ma c’è ancora molto da fare”. Sullo stato di diritto ad esempio, punto delicato e sensibile per Bruxelles, “bisogna selezionare i giudici della Corte costituzionale nonché i membri del Consiglio di giustizia”. Sulla corruzione, che la stessa von der Leyen ha definito un problema, “sono stati creati gli organismi anti-corruzione necessari ma ora vanno resi pienamente operativi”.
Nel suo rapporto del 2021, l'Ong Transparency International classifica il Paese al 122esimo posto su 180. In miglioramento rispetto al 2014 (risultava 142esimo) e rispetto alla Russia (136esimo), ma ancora molto lontano rispetto ai suoi vicini dell'Ue (la peggior posizione, Bulgaria, è al 78esima).
Restando nel campo della giustizia, la Commissione von der Leyen chiede anche che venga “applicata la coraggiosa legge contro gli oligarchi“. Infine, sui diritti fondamentali “resta da adottare la legge sulle minoranze nazionali”.
Kiev sembra pronta a intraprendere questo percorso “lungo e difficile, basato sul merito e valutato sulla base dei testi”. “Quando ho esposto le questioni al presidente Zelensky mi ha risposto in modo eloquente”, ha raccontato von der Leyen. “Anche se non dovessimo fare domanda per l'adesione all'Europa, queste sono tutte riforme necessarie e che fanno bene al Paese. E dovremmo farlo comunque perché è per la democrazia ucraina”, è la citazione riportata dalla leader Ue.
La raccomandazione della Commissione è solo il primo passo
La prossima settimana, al vertice del 23-24 giugno, dovranno pronunciarsi i capi di Stato e di Governo dei Ventisette. La visita di ieri a Kiev del presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi, del presidente francese, Emmanuel Macron, e del cancelliere tedesco, Olaf Scholz, ha fatto da apripista. Ma non sarà comunque facile vincere lo scetticismo degli scandinavi e l’imprevedibilità del premier ungherese, Viktor Orban.
Se dovesse andare tutto a buon fine anche la prossima settimana, inizierà il vero confronto tra Kiev e Bruxelles sul percorso di avvicinamento. È bene precisare intanto due elementi: la concessione dello status di Paese candidato non porta benefici immediati, quali ad esempio i fondi di pre-adesione (che vengono stanziati nel bilancio Ue per gli Stati che aspirano a fare parte del blocco); il secondo elemento è che in caso di gravi stravolgimenti la candidatura può essere ritirata (vedi il precedente dell’Islanda).
“La Commissione monitorerà i progressi dell'Ucraina nell'adempimento di queste misure e riferirà in merito, insieme a una valutazione dettagliata del Paese, entro la fine del 2022", si legge nella raccomandazione di Bruxelles. "Il processo di adesione resta basato su criteri e condizioni stabilite. Ciò consente a qualsiasi Paese nel processo di progredire in base ai propri meriti, ma significa anche che i passi verso l'Ue possono essere invertiti se le condizioni di fondo non sono più soddisfatte".
Intanto dal fronte, il presidente ucraino l’ha definito "un primo passo verso l'adesione all'Ue, che sicuramente ci avvicinerà alla vittoria". Per Mosca, invece, si tratta di una manipolazione occidentale che ha portato l’Ucraina a peggiorare. Anche se per il presidente russo, Vladimir Putin, pare non ci sia obiezione dato che “l’Ue non è un’alleanza militare”.
Infine la Moldavia festeggia. "È la speranza di cui hanno bisogno i nostri cittadini", ha detto la presidente Maia Sandu. Una speranza che senza l’accelerazione ucraina non avrebbero certamente avuto in tempi così brevi.