AGI - Alexander Stubb è fin da tempi non sospetti un convinto sostenitore dell’avvicinamento alla Nato del suo Paese che storicamente ha scelto una posizione neutrale fra il mondo occidentale, al quale si sente di appartenere, e lo “scomodo” vicino russo, fin dai tempi in cui era l’Unione sovietica. L’ex premier finlandese è ora il direttore della Scuola di governance trasnazionale dell’Istituto Universitario Europeo.
A Fiesole, dove si trova la splendida sede dell’ateneo dell’Unione europea, è tornato alla vita accademica nel 2020, dopo una lunga carriera politica fra Oslo e Bruxelles. In questa intervista all’Agi si dice dice “ovviamente felice” della scelta di Helsinki e aggiunge “meglio tardi che mai”.
Professor Stubb, come ex leader del governo finlandese che è sempre stato favorevole all'avvicinamento del suo Paese alla NATO, come valuta la scelta fatta ora da Helsinki?
"Sono ovviamente felice della decisione. Meglio tardi che mai, credo. Allo stesso tempo non condannerei mai chi negli anni ha avuto un'opinione diversa. La cosa più importante è che entriamo nella Nato con un massiccio sostegno pubblico e politico. Noi finlandesi siamo molto uniti nel consenso quando si tratta della nostra sicurezza nazionale".
Come giudica la reazione russa all'annuncio della richiesta di Finlandia e Svezia?
"In realtà penso che sia stata piuttosto moderata. La Russia non vede l'adesione di Finlandia e Svezia alla Nato come una minaccia alla propria sicurezza. Per molti versi ci vedevano come un membro de facto dell'Alleanza per molti anni. Quindi non aspettatevi fuochi d'artificio, a parte magari ciber-attacchi sull’informazione".
Come vede l'attuale situazione in Ucraina e in che modo l'allargamento della NATO a nuovi Paesi può influire sul corso del conflitto?
"Non vedo nessun effetto diretto sul conflitto. La Russia è troppo impegnata sul fronte ucraino e non dedicherà molto tempo a pensare all'adesione di due nuovi Paesi nordici. Ricordiamo che Danimarca, Islanda e Norvegia, i nostri partner del Nord, sono membri fondatori dell'Alleanza".
Lei ora vive in Italia dove insegna all'IUE di Fiesole; come vede la politica del governo italiano nei confronti della NATO e della guerra in corso, e la polemica interna alla maggioranza sull'invio di armamenti a Kiev?
"Cerco di stare lontano dai dibattiti interni degli altri Paesi europei. Per esperienza, è già abbastanza difficile gestire un Paese e un governo. Non c'è bisogno di ex Primi Ministri del Nord che vi diano consigli. Mi limito a godermi le colline di Fiesole e il centro di Firenze e resto un grande fan di Mario Draghi".
D'altra parte, per quanto riguarda la politica europea, dopo le decisioni sui primi pacchetti di sanzioni contro la Russia e l'accelerazione della richiesta di adesione dell'Ucraina all'UE, ora i 27 non riescono a trovare un accordo a causa del veto ungherese sull'embargo petrolifero russo. Pensa che questo possa essere un problema per l'unità europea?
"L'attuazione delle prime cinque ondate di sanzioni è stata notevole. Non ho mai visto più velocità, determinazione e unità nell'azione europea. Sono convinto che alla fine Bruxelles troverà il modo di attuare anche la sesta ondata, cioè l'embargo sul petrolio. Sono anche sicuro che alla fine ci arriveremo anche con il gas. La Russia, alla fine, sarà completamente isolata. Questo è il prezzo della guerra".