AGI - Nel suo discorso per il Giorno della Vittoria il presidente russo, Vladimir Putin, ha rivendicato la scelta di attaccare l'Ucraina come l'"unica possibile" per difendersi dai piani occidentali di invadere le "terre storiche" della Russia. Una tesi che viene rigettata dai governi e dai media occidentali seppure - ha spiegato all'AGI il direttore di Analisi Difesa, Gian Andrea Gaiani - il Cremlino avesse elementi concreti per ritenere che le autorità ucraine fossero in procinto di sferrare un'offensiva contro le autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk e fosse quindi "necessaria" la cosiddetta "operazione militare speciale" contro le forze di Kiev.
Nel suo discorso per il Giorno della Vittoria, Putin è tornato a rivendicare la necessità di un attacco preventivo all'Ucraina. Su quali basi il Cremlino porta avanti questa tesi?
"Mosca sostiene da tempo che fosse al corrente dell'intenzione di Kiev di lanciare un'offensiva nel Donbass e Putin lo ha ribadito. Ci sono elementi che possono confermare questa valutazione, a partire dal fatto che abbiano attaccato a marzo, che in Ucraina è il mese più fangoso dell'anno, quindi non adatto a scatenare offensive rapide con mezzi pesanti. Non dimentichiamo che lo stesso Hitler aveva pianificato di invadere l'Ucraina a fine aprile, per poi essere costretto a rimandare al 22 giugno a causa delle operazioni nei Balcani.
Kiev ha sempre negato di voler occupare i territori in mano ai separatisti di Donetsk e Lugansk e non sappiamo quanto possano essere credibili i documenti mostrati dalla Russia per dimostrare l'intenzione dell'Ucraina di attaccare. Tuttavia un altro elemento che potrebbe portare a sostenere che Kiev intendesse attaccare il Donetsk e il Lugansk era lo schieramento ai confini dei due territori di 80 mila - 90 mila soldati, il meglio dell'esercito ucraino, non la guardia nazionale. Un ulteriore elemento è che, nei giorni precedenti l'attacco russo, l'artiglieria ucraina stava martellando le zone in mano ai filorussi e ciò può essere interpretato come prodromo di un'offensiva. Di solito prima di lanciare un attacco da terra si parte con un intenso fuoco di artiglieria per alcuni giorni".
Elementi che vengono discussi poco dai media...
"Siamo considerati non belligeranti dal punto di vista dei combattimenti, ma siamo in guerra dal punto di vista dell'informazione. Ci abbeveriamo da un'unica fonte di propaganda, ed è un limite che ci impedisce di capire cosa accada e ci rende più facilmente strumentalizzabili. La guerra in Ucraina è anche una guerra civile e in ogni guerra civile avvengono nefandezze da entrambe le parti. Il tentativo di semplificare cose complesse invece di spiegarle è un grande limite della nostra informazione. C'è un conformismo che non è adeguato al livello culturale del nostro Paese".
Lo scorso anno sulla rivista dell'accademia aeronautica Zhukovsky-Gagarin apparve uno studio che sosteneva l'opportunità di azioni preventive contro lo sviluppo della strategia statunitense di guerra multidominio. È solo una discussione teorica?
"Sono discussioni dottrinali che generalmente aprono tematiche che diventano politiche e strategiche. Credo che anche in questo caso il concetto di base sia quello della deterrenza, ovvero la capacità di colpire e lanciare un attacco improvviso tale da impedire di poter rispondere. Dall'inizio dell'era nucleare nessuna delle superpotenze era in grado con certezza di poter distruggere l'avversario risparmiandosi le stesse sofferenze, la cosiddetta 'Mutua Distruzione Assicurata'.
La domanda è se in futuro lo sviluppo di queste nuove armi ipersoniche riuscira' ad alterare l'equilibrio attuale tra le grandi potenze, non solo Usa e Russia ma anche la Cina. In questo momento non mi pare sia cosi', ma l'impiego da parte di Mosca di un paio di Khinzal in Ucraina ha mostrato quanto i russi siano piu' avanti degli americani stessi nello sviluppo di queste armi".
Che differenza c'è tra la dottrina Usa della guerra preventiva, applicata in Iraq nel 2003, e quella russa? L'intervento americano per deporre Saddam Hussein fu la rottura di un tabù?
"La differenza è che gli americani provarono a venderci l'attacco sostenendo la presenza di armi di distruzioni di massa, poi rivelatasi del tutto falsa, che avrebbero potuto rappresentare una minaccia per la regione ma non direttamente per i confini americani. Dal punto di vista dei russi, quello che - secondo loro - gli ucraini si apprestavano a fare avrebbe portato la minaccia direttamente ai confini nazionali. Nella valutazione russa, l'Ucraina vedeva già da tempo sul proprio territorio la presenza di militari americani, britannici e di altri Paesi.
L'Ucraina non è nella Nato ma la Nato aveva già una presenza forte in una nazione che ha il confine orientale a circa 500 chilometri dalla capitale russa, come se i russi avessero una presenza militare nel Quebec che potesse minacciare direttamente Washington. Nell'ottica russa, quindi l'intervento a tutela del Donbass era un intervento a tutela della propria sicurezza nazionale".