AGI - Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha dichiarato di non aver perso le speranze di poter mediare per giungere a un cessate il fuoco tra Russia e Ucraina. "Non possiamo dire di aver raggiunto l'obiettivo che ci eravamo prefissati, ma andremo avanti. Non abbiamo smesso di sperare in un risultato positivo", ha detto.
Il 29 marzo le delegazioni di Mosca e Kiev si sono incontrate in Turchia per un negoziato iniziato nei primi giorni del conflitto, ma svoltosi fino ad allora nella non neutrale Bielorussia. Ancora prima, il 10 marzo, i ministri degli Esteri di Mosca e Kiev si erano incontrati ad Antalya, nel sud del Paese, per un faccia a faccia in cui è toccato al ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, tentare una mediazione.
Risultati che hanno portato le parti a un confronto diretto e favorito certamente il dialogo, ma che tuttavia non hanno prodotto risultati concreti, prima che le immagini delle stragi di civili compiute dall'esercito russo gettassero "un'ombra sul negoziato", come ammesso dallo stesso Cavusoglu.
Il conflitto in Ucraina continua e continuerà probabilmente a lungo, facendo ora sorgere l'interrogativo sul cosa farà Erdogan e se la Turchia continuerà a mantenere una posizione di equilibrio tra entrambe le parti del conflitto. Il presidente turco molto difficilmente applicherà le sanzioni con cui gli altri Paesi occidentali hanno colpito la Russia.
Da un lato la Turchia storicamente non ha mai creduto nello strumento delle sanzioni, dall'altro i rapporti con la Russia sono essenziali per l'economia turca, che sta attraversando il momento peggiore degli ultimi 20 anni. Da un lato la necessità di mantenere in vita accordi economici, energetici e agricoli con la Russia, un Paese fondamentale anche per l'industria del turismo turco.
Rosatom sta costruendo la prima centrale nucleare in Turchia, un progetto da 20 miliardi di dollari in mano a un Paese che fornisce il 45% del gas e il 17% del petrolio che i turchi consumano ogni anno. Le intese tra Erdogan e il collega russo, Vladimir Putin, sono andate ben oltre le questioni energetiche ed economiche.
I due leader hanno raggiunto accordi in Siria, Libia e nel Caucaso che Ankara non puo' permettersi di mandare a monte schierandosi apertamente contro Mosca. D'altro lato però va ricordato che Erdogan ha sin dall'inizio difeso l'integrità territoriale ucraina, ha siglato un accordo di cooperazione militare ed economica tre settimane prima del conflitto, ha fornito all'Ucraina droni di ultima generazione oltre a non aver mai accettato l'annessione della Crimea da parte di Mosca nel 2014.
Un equilibrismo diplomatico che ha sofferto un duro colpo con le immagini delle stragi compiute dall'esercito russo e che ora sarà sempre più difficile per Erdogan mantenere in vita, soprattutto con il negoziato fermo. Da qui la necessità di far ripartire il negoziato e imporsi come mediatore per tornare a riscuotere il credito guadagnato a marzo.
A rendere più pesante la posizione della Turchia l'affondamento della nave da guerra russa Moskva. Putin dispone di altri tre incrociatori nel proprio arsenale, impossibilitati però a raggiungere le basi del mar Nero proprio per la decisione di Ankara di chiudere il passaggio degli stretti del Bosforo e Dardanelli alle navi da guerra.
A peggiorare la situazione la compattezza occidentale contro Mosca, una convergenza che confligge direttamente con la posizione geografica della Turchia, padrona dell'Eurasia sospesa tra la Nato e la sfera di influenza russa. Una situazione che con il passare dei giorni e l'incancrenirsi del conflitto rischia di mettere Ankara contro gli alleati Nato e che porta Erdogan a sperare che il fronte occidentale si fratturi, cedendo all'importanza delle forniture energetiche russe e al rischio che il conflitto possa sfuggire di mano assumendo le dimensioni di una guerra nucleare.
Proprio la possibilità di fratture all'interno della Nato costituisce la speranza di Erdogan per poter continuare a mantenere la linea 'eurasiatica' ed evitare il muro contro muro con l'Alleanza atlantica. Troppo importante la Russia per l'economia, interessi e strategie turche per poter ipotizzare che Erdogan adotti le sanzioni applicate dall'Occidente e si schieri apertamente contro Putin.