AGI - Sono giorni sempre più inquieti per Olaf Scholz: non solo crescono le pressioni ed il tono delle polemiche - fuori e dentro la Germania - per la posizione considerata tentennante del cancelliere a fronte del devastante conflitto in Ucraina (a cominciare dal tema dell'invio di armi pesanti a Kiev) - ma come se non bastasse il suo partito, la Spd, si ritrova sul banco degli imputati per le sue decennali scelte politiche (ed energetiche) verso la Russia di Vladimir Putin.
Una critica a ritroso che riguarda almeno vent'anni di relazioni con Mosca, e che si irradia dalle aperture dell'allora cancelliere Gerhard Schroeder (che dette avvio al gasdotto Nord Stream 1 e che tuttora mantiene ruoli di vertice nei colossi energetici russi) alle scelte di Frank-Walter Steinmeier, attuale presidente della Repubblica, quando ricopriva l'incarico di ministro degli Esteri nei governi di Angela Merkel.
Gli errori del passato
Polemiche sempre più furibonde, che ormai raggiungono anche la governatrice del Meclemburgo, la popolarissima Manuela Schwesig, che ha avuto un ruolo di primo piano nel promuovere la realizzazione della seconda pipeline di gas dalla Russia, l'oramai famigerata Nord Stream 2, 'congelata' da Scholz a poche ore dall'ingresso dei primi tank russi in Ucraina.
Un movimento tellurico nella politica tedesca, che i sondaggi non mancano di fotografare istantaneamente: stando ad un rilevamento dell'istituto Civey realizzato per lo Spiegel, il 65% dei tedeschi non se la sente di definire Scholz "forte in leadership".
Cosa dicono i sondaggi
Analogamente, l'istituto Forsa vede la Spd perdere terreno e raggiunta dal blocco conservatore Cdu/Csu al 25% dei consensi (secondo un altro sondaggio dell'istituto Insa, l'Unione è addirittura avanti di un punto e mezzo al 26%). Non sorprendentemente, sono soprattutto i Verdi a profittarne, accorciando le distanze rispetto ai due partiti maggiori fino al 20% dei consensi, mentre continua il boom dei suoi due ministri più in vista, la titolare degli Esteri, Annalena Baerbock, ed il responsabile dell'Economia, Robert Habeck, considerati più efficaci nel proiettare una linea netta sul fronte bellico.
Tutto gira intorno all'Ucraina, alle esitazioni tedesche nel dichiarare un embargo energetico ma anche nel dare il via libera all'invio di armi pesanti, come richiesto incessantemente da Volodymyr Zelensky. Anche il premio Nobel Paul Krugman si è scagliato giorni fa contro la Germania, accusandola addirittura di essere "la principale complice del Cremlino", nonché "incredibilmente ipocrita" a causa del mancato stop al gas e al petrolio russo: in pratica, questa la tesi, il Paese non sarebbe disposto ad affrontare quei sacrifici che invece pretendeva senza troppi complimenti ai tempi dell'eurocrisi.
Sono bordate che hanno un forte impatto sul dibattito pubblico tedesco di questi giorni. E sulla lotta politica a Berlino. Dall'opposizione, la Cdu/Csu coglie l'occasione di picchiare duro: per ultima la minaccia di presentare una mozione al Bundestag per l'invio di armi pesanti, se Scholz non si esprimerà "con chiarezza" in merito.
Il problema per il cancelliere è che le critiche si fanno più aspre anche tra i partner nell'esecutivo 'semaforo': "Il problema è che abbiamo un cancelliere che non ci guida con la necessaria determinazione", taglia corto Anton Hofreiter dei Verdi, secondo il quale "in tutta l'Europa" le scelte tedesche sono percepite come "tentennanti".
Bordate dall'opposizione
Altrettanto sferzante la responsabile difesa dei liberali, Marie-Agnes Strack-Zimmermann: "Non è che le cose non vadano secondo il piano: la verità è che non c'è nessun piano". La Spd, ovviamente, non è d'accordo: coloro che chiedono armi pesanti per l'Ucraina, ribatte il socialdemocratico Michael Mueller, "devono anche dire se sono disposti ad accettare che il conflitto segni un'ulteriore escalation". Ossia una sua estensione oltre i confini ucraini.
Un po' anche per placare le acque, prima di Pasqua, Scholz ha annunciato due miliardi di euro in aiuti finanziari a Kiev da destinare ad armamenti. Pochi i plausi e grande lo scetticismo: secondo il quotidiano economico Handelsblatt, tale cifra rappresenterebbe "niente di piu' che un abbaglio retorico" dato che si tratterebbe di denari in arrivo dall'aggiornamento di bilancio, che il Bundestag ci mettera' settimane ad approvare, "tempo che l'Ucraina non ha".
Di nuovo, i sondaggi non aiutano le scelte di Scholz: sempre secondo Forsa, il 51% dei tedeschi è favorevole all'invio di armi 'offensive' all'Ucraina, il tasso dei contrari si limita al 35% degli interpellati. Come correre ai ripari, dunque, a cominciare dai rapporti con Kiev, che con l'avanzare delle forze russe si sono fatti via via più tesi?
L'ultimo capitolo è lo scambio velenoso tra l'ambasciatore ucraino a Berlino, Andry Melnyk, e buona parte dei vertici socialdemocratici, dopo che il rappresentante di Kiev non solo aveva snobbato un invito di Steinmeier, ma aveva parlato pure di una "rete di contatti durati decenni che arrivano ancora oggi nelle fila del governo" tra l'attuale presidente tedesco e la Russia.
Mentre buona parte dell'establishment politico tedesco ha reagito con "irritazione" (Scholz) quando non con sdegno, l'ex leader Spd nonché ex ministro degli Esteri Sigmar Gabriel ha ribattuto definendo l'esternazione del diplomatico "malevola e contrario alla verita'".
La riposta è stata ancor più dura: "Malevola è soprattutto la sua politico filo-putiniana durata anni, che ha contribuito a portare la guerra di annientamento contro uno Stato, una nazione, una cultura, contro donne e bambini".
Hai voglia a ribadire la "grande rabbia" verso il presidente russo Vladimir Putin, come ha fatto Scholz davanti ai giornalisti, e ad assicurare il finanziamento di forniture d'armi a Kiev che ai critici continuano a suonare dilatorie mentre e' ancora attesa una parola definitiva su un embargo energetico. Ci pensano allora i vertici dell'Spd a tentare un riavvicinamento con l'uomo di Kiev: i leader socialdemocratici Saskia Esken e Lars Klingbeil hanno annunciato un possibile incontro con Melnyk spiegando che "in tempi in cui i cuori sono pesanti ed il dibattito accalorato, è vieppiù prezioso portare avanti colloqui aperti e fiduciosi". Difficile che basti: commenta a microfoni spenti un esponente Spd che per Scholz la via dell'Ucraina rischia di essere carica di macerie politiche.