AGI - Stretta del Partito comunista cinese sui finanziamenti ai gruppi religiosi. Lo riferisce il sito specialistico Asia News. Dal primo giugno entreranno in vigore le "Misure per la gestione finanziaria dei siti religiosi", formulate nei giorni scorsi dal ministero cinese delle Finanze e dall'Amministrazione statale degli affari religiosi, entità governativa sotto il controllo del Fronte unito del Pcc.
Le nuove regole vogliono organizzare in modo adeguato l'economia e la registrazione di ricavi, donazioni (in patria e dall'estero) e spese. Fonti cattoliche hanno confidato ad AsiaNews che forse le autorità vogliono frenare gli abusi. Spicca comunque la richiesta che tre persone debbano aprire la cassetta delle offerte, il cui contenuto deve essere subito registrato.
Nei fatti l'adozione delle norme impone un'ulteriore forma di controllo governativo sulle attività religiose. La supervisione dell'economia dei siti religiosi passa in mano al Fronte unito e al ministero delle Finanze. Personale religioso, fedeli, donatori possono essere consultati, ma in seconda battuta. Ciò significa che i luoghi di culto e le loro finanze possono essere utilizzati "solo" in base alle indicazioni del Pcc, e non secondo la missione della comunità del luogo o del vescovo.
Molte volte, nelle chiese cattoliche ufficiali si prestano aule e cappelle a gruppi sotterranei (non riconosciuti dalle autorità, ma dal Vaticano). Ora questo sarà impossibile perché contrario alla legge e alle nuove misure. Lo stesso vale per l'uso dei soldi. Il problema della diocesi di Xuanhua (Hebei), con la continua persecuzione del vescovo Agostino Cui Tai, è forse dovuto proprio a questioni economiche: nella comunità sotterranea vi sono proprietà della Chiesa che vengono intestate a persone (il vescovo); poi magari passano in eredità ad altre. Le nuove regole rendono tutto ciò illegale.
Con il provvedimento appena approvato, i gruppi religiosi sono assimilati in sostanza alle ong, che sono tutte sottomesse al governo (quindi per nulla "non governative") riguardo ai loro budget e alle modalità d'uso delle risorse. Nella nuova legge non mancano le falsità. L'articolo 6 recita che "la proprietà e i redditi dei siti d'interesse religioso sono protetti dalla legge" e non possono essere violati da organizzazioni o privati cittadini.
In realtà la Chiesa cattolica - ufficiale e non - aveva proprietà che le autorità hanno sequestrato durante la Rivoluzione culturale: il governo non le ha mai restituite anche se per legge lo avrebbe dovuto fare. Secondo quanto spiegava lo studioso Anthony Lam nel 2005, questi beni valgono miliardi di euro.
Il controllo finanziario dei gruppi religiosi rafforza la "sinicizzazione" della religione voluta dal regime, processo lanciato in via ufficiale nel 2015. Dal 3 marzo sono in vigore le "Misure amministrative per i servizi d'informazione religiosa su Internet": ora in Cina non è più possibile svolgere attività religiose online senza aver ottenuto prima l'autorizzazione governativa.
In febbraio l'Amministrazione statale per gli affari religiosi aveva reso pubbliche le "Misure amministrative per il personale religioso", un documento sulla gestione di clero, monaci, sacerdoti, vescovi, ecc. Nel febbraio 2018 il Partito aveva adottato invece i "Nuovi regolamenti sulle attività religiose", secondo cui il personale religioso puo' svolgere le sue funzioni solo se aderisce agli organismi "ufficiali" e si sottomette al Pcc.
Quanto alla Chiesa cattolica, la firma nel 2018, e il rinnovo nell'ottobre 2020, dell'Accordo sino-vaticano sulla nomina dei vescovi non ha fermato la persecuzione nei confronti dei suoi esponenti, soprattutto di quelli non ufficiali.