AGI - Fu la Russia che fece la Finlandia quando, nel 1809, Mosca creò un granducato autonomo dall'ex territorio svedese per poi, travolta dalla rivoluzione, riconoscerne l'indipendenza nel 1917. E a disfarla ci avrebbe provato presto, quando il 30 novembre 1939 l'Unione Sovietica attaccò il Paese confinante.
I finlandesi opposero una resistenza impressionante e scrissero pagine memorabili di gloria militare, consegnando alla leggenda figure come Simo Haya, il micidiale cecchino che passò alla storia come "la morte bianca". Con il Trattato di Mosca del marzo 1940, Helsinki fu costretta a cedere all'Urss il 10% del proprio territorio. Ma il bilancio delle vittime, a guerra conclusa, fu pari a circa sei caduti russi ogni caduto finlandese.
Anche nei successivi conflitti che coinvolsero Helsinki nella Seconda guerra mondiale (la guerra di continuazione, di nuovo contro l'Urss dal giugno '41 al settembre '44, e la guerra di Lapponia, stavolta contro i tedeschi, dal settembre '44 all'aprile '45) il miglior alleato dei finlandesi si rivelò il proprio territorio, pieno di laghi e foreste che consentivano di attirare il nemico in sacche, in un ambiente sconosciuto e ostile dove la superiorità numerica contava poco.
Il destino della Finlandia al termine del conflitto fu simile a quello dell'Italia. Una volta conclusa una pace separata con gli Alleati prima della disfatta tedesca, l'esercito del Paese fu costretto a combattere contro gli ex commilitoni germanici per espellerli dai propri confini.
Gli interlocutori di Helsinki non furono però gli angloamericani, bensì i sovietici, che nei trattati di Parigi del 1947 imposero pesanti condizioni alla Finlandia, strappandole ulteriori territori, tra cui lo sbocco al mare di Barents e parte della Carelia.
L'Urss avrebbe continuato ad avere una pesante influenza sulla politica internazionale finlandese, imponendole una neutralità forzata, sancita dal Trattato di amicizia, cooperazione e mutua assistenza del 1948. Il trattato vietava ai firmatari di unirsi a un'alleanza militare contro l'altro e impediva alla Finlandia di consentire che il suo territorio venga utilizzato per un attacco all'Urss.
Fu solo dopo il crollo dell'Unione Sovietica che la Finlandia abbandonò formalmente la neutralità e avviò una cooperazione militare con l'Occidente, adottando la coscrizione obbligatoria come cautela resa necessaria dall'estesa frontiera terrestre con la Russia.
Gli anni successivi avrebbero visto il Paese diventare completamente interoperabile con la Nato grazie allo sviluppo di un esercito in linea con gli standard dell'alleanza che avrebbe partecipato alle operazioni in Kosovo, Afghanistan e Iraq.
L'annessione russa della Crimea costrinse anche Helsinki a un cambio di paradigma, che si tradusse in un'ulteriore aumento dell'integrazione con la Nato, con la frequente partecipazione a esercitazioni militari congiunte.
Il governo, nel frattempo, non aveva però smesso di rimarcare la neutralità del Paese, ritenendo la possibile adesione alla Nato già di per sé un deterrente. L'invasione dell'Ucraina ha però costretto a un altro cambio di paradigma, spingendo Helsinki a valutare un ingresso nella Nato che, fino a pochi mesi, appariva sì una possibilità ma non così immediata.