I 'no' e le richieste dell’Ucraina all’Occidente
AGI - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha detto no alla visita del presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier, accettando, però, di ricevere il cancelliere Olaf Scholz: questo è solo l’ultimo di una lunga serie di rifiuti ai quali si aggiunge una serie di ordini e rivendicazioni pressanti rivolti principalmente all’Occidente.
I No dell’Ucraina
Il 12 aprile, l'ambasciatore ucraino presso la Santa Sede, Andrii Yurash, ha detto no alla Via Crucis al Colosseo con i russi. Il diplomatico ha riferito di raccogliere la preoccupazione "in molte altre comunità" per l'idea che una famiglia russa e una ucraina possano partecipare insieme e "portare la Croce".
"Stiamo lavorando sulla questione cercando di spiegare le difficoltà della sua realizzazione e le possibili conseguenze", ha scritto su Twitter.
Il 21 marzo la vicepremier ucraina Iryna Vereshchuk ha respinto la proposta russa di una resa di Mariupol. Mosca aveva assicurato ai difensori della città portuale sul Mare d'Azov che avrebbero avuto salva la vita se avessero sventolato bandiera bianca e deposto le armi entro le 3 del mattino italiane. La vicepremier ha spiegato che "arrendersi non è un'opzione".
Il 20 marzo, in un’intervista alla Cnn, Zelensky ha avvertito che come Stato indipendente l’Ucraina non accetterà alcun compromesso su sovranità e integrità territoriale.
Il 12 marzo, in una telefonata con il primo ministro israeliano, Naftali Bennett, Zelensky gli ha risposto di no al suggerimento di accettare l'offerta di Vladimir Putin di arrendersi per mettere fine alla guerra. Secondo il Jerusalem Post, Bennett gli avrebbe detto: "Se fossi in te, penserei alle vite dei miei cittadini e accetterei l'offerta". Zelensky avrebbe però risposto negativamente sottolineando i "molti sacrifici" per l'Ucraina contenuti nella proposta arrivata da Mosca.
Il 26-27 febbraio Zelensky ha detto no alla scelta di Gomel, in Bielorussia, come sede dei colloqui con la Russia. “Qualunque città va bene per i negoziati, tra cui Varsavia, Istanbul e Baku”, ma non in un Paese “da cui partono i missili” verso l’Ucraina, ha reagito il presidente ucraino.
"Ordini" e richieste da Kiev
L'Unione Europea fissi una scadenza sullo stop all'import di gas dalla Russia e imponga sanzioni sul petrolio e su tutte le banche russe. È la nuova sollecitazione arrivata ieri da Zelensky nel suo intervento davanti al Parlamento lituano. "Non possiamo aspettare. Abbiamo bisogno di decisioni forti e l'Ue deve prenderle adesso. Deve sanzionare il petrolio e tutte le banche russe. Ogni Paese Ue fissi i termini entro i quali rifiuterà o limiterà le fonti energetiche russe come il gas" ha detto il presidente ucraino nel 48esimo giorno di guerra.
Il 23 marzo, secondo il Wall Street Journal, il leader di Kiev ha chiesto agli Usa di non sanzionare l'oligarca russo Roman Abramovich poiché può essere un valido intermediario nei tentativi di negoziare una pace con Mosca.
Il 16 marzo, nel suo intervento via video al Congresso Usa, Zelensky ha chiesto aiuto a Washington per proteggere i cieli dell’Ucraina dopo il rifiuto di una no fly zone da parte della Nato. "Sapete di cosa abbiamo bisogno, ci servono subito aerei, ci serve una forte aviazione per proteggere la nostra gente, la nostra libertà e la nostra terra, per proteggere l'Europa” ha detto il presidente ucraino.
Il 15 marzo Zelensky è tornato a chiedere una 'no fly zone' sui cieli del Paese. Nel suo intervento via video al Parlamento canadese in sessione congiunta, ha lanciato una velata critica a coloro che vogliono "evitare un'escalation" senza però dare "una risposta chiara" all'aspirazione di Kiev di entrare nella Nato.
Il 13 marzo, in un nuovo video, il presidente Zelensky ha ribadito la sua richiesta di istituire una no fly zone sull'Ucraina o, ha avvertito, i "razzi russi cadranno sul suolo della Nato".
Il 4 marzo, in un videomessaggio trasmesso sugli schermi nelle piazze di città europee dove si sono svolte manifestazioni contro l'invasione russa, Zelensky ha duramente condannato il rifiuto "deliberato" della Nato a creare una no-fly zone in Ucraina.