AGI - Continua la battaglia di Mariupol, con i russi impegnati a combattere contro le ultime sacche di resistenza nella città sul Mare d'Azov, la cui conquista è strategica per costruire un corridoio di terra tra la Crimea e il Donbass. Mosca ha annunciato la resa di 1.026 soldati ucraini, tra cui 162 ufficiali, della trentaseiesima brigata di fanteria marina nell'area dello stabilimento metallurgico di Ilyich, circostanza che Kiev ha smentito. Secondo le autorità ucraine, alcune unità della brigata sono invece riuscite a spezzare l'accerchiamento e a unirsi agli uomini del reggimento Azov, asserragliati nel complesso siderurgico Azovstal.
La cattura dell'acciaieria è resa difficile dalla fitta rete di cunicoli sotterranei che era stata costruita in epoca sovietica in caso di attacco nucleare. Ottenere il controllo totale di Mariupol, ridotta a un cumulo di macerie da sei settimane di bombardamenti, è un obiettivo che potrebbe quindi richiedere ancora tempo alle forze di Mosca.
La riorganizzazione e il rafforzamento delle forze russe nel Donbass, la cui conquista completa è l'obiettivo dichiarato del Cremlino, è proseguita nelle scorse ore. Immagini satellitari hanno mostrato che la Russia sta schierando altre truppe e nuovo equipaggiamento militare in tre zone lungo il confine con l'Ucraina, ovvero le regioni di Belgorod e Voronezh e la città di Matveev Kurgan, più a sud, vicino Rostov.
A Rubizhne, nella regione del Lugansk, sono stati segnalati intensi combattimenti mentre proseguono i bombardamenti su Kharkiv, a Nord Ovest dei territori controllati dai separatisti.
Il governatore della regione ha affermato che nelle ultime 24 ore almeno 7 persone sono morte e altre 22 sono rimaste ferite sotto i colpi dell'artiglieria russa. I costanti bombardamenti su Kharkiv sembrano avere tra i loro obiettivi tenere occupate le forze ucraine e distoglierle dai convogli che da Izyum, più a Sud, si stanno dirigendo verso il Donbass per la grande offensiva con la quale il Cremlino intende impadronirsi delle intere regioni di Donetsk e Lugansk, in parte già in mano ai separatisti delle due omonime autoproclamate repubbliche.