AGI - Progressi significativi sono stati compiuti nell'ultimo mese per raggiungere un nuovo accordo per il nucleare iraniano. A renderlo noto il delegato dell'Unione Europea Enrique Mora, al termine di incontri svoltisi sia a Teheran che a Washington con rappresentanti dei governi di Iran e Stati Uniti. Rimangono tuttavia nodi da sciogliere perchè si possa giungere a una fumata bianca, nodi che impongono una pausa di riflessione alle parti del futuro accordo. La prima questione ha un carattere più strettamente legato all'attualità e concerne la pretesa di Cremlino che le sanzioni applicate dall'occidente nei confronti della Russia non abbiano ricadute sullo scambio commerciale tra Mosca e Teheran.
Su questo punto il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha raggiunto un sostanziale accordo che lascia intatti i legami tra Mosca e Teheran. La seconda e più spinosa questione riguarda l'insistenza di Teheran a voler escludere i Guardiani della Rivoluzione, i cosiddetti pasdaran, dalla lista delle organizzazioni terroristiche Usa.
Una inclusione voluta dalla precedente amministrazione guidata da Donald Trump, con cui la Casa Bianca ha giustificato l'assassinio del capo dei pasdaran Qassem Suleimani e del suo vice Muhandis nel gennaio 2020. L'inclusione dei pasdaran nella lista delle organizzazioni terroristiche è fortemente voluta oltre che dal partito repubblicano americano, anche dagli alleati Arabia Saudita e Israele, che nei guardiani della rivoluzione vedono una minaccia per i propri cittadini.
Oltre che alle spinte interne e alle pressioni degli alleati l'amministrazione di Joe Biden deve necessariamente tenere conto del fatto che un accordo nucleare che non includa i pasdaran è praticamente impossibile. Sono i guardiani della Rivoluzione che hanno in mano le chiavi e la sicurezza degli impianti iraniani. Un segnale in questo senso è giunto dal portavoce del Dipartimento di Stato, Ned Price, che ha recentemente ricordato che il numero di attacchi e azioni militari da parte dei pasdaran è aumentato del 400% tra il 2019 e il 2020, vale a dire nel periodo intercorso tra il ritiro unilaterale dall'accordo nucleare deciso da Trump, con in mezzo la morte di Soleimani.
L'amministrazione Biden potrebbe chiedere scusa per l'assassinio di Soleimani, voluto da Trump e avvenuto in violazione del diritto internazionale e promettere di applicare il principio di non interferenza negli affari interni di Teheran d'ora in poi e favorire cosi' una deescalation regionale che senza l'Iran non è possibile.
D'altro canto le ripetute minacce di vendetta nei confronti degli Usa giunte dai nuovo quadri pasdaran, il linguaggio sempre aggressivo della Guida Suprema, ayatollah Ali Khamenei, non depongono a favore di un accordo e anzi aumentano la pressione dell'opinione pubblica su Biden. Sicurezza regionale, su cui insistono Israele e Riyad e accordo nucleare sono temi che le parti trattano separatamente, ma inevitabilmente legati tra loro, come testimoniato dai dati ricordati da Ned Price. Accelerare sull'accordo nucleare avrebbe un forte impatto sulla fiducia reciproca tra gli attori in gioco, favorirebbe un dialogo vero e costruttivo e il rispetto di regole e accordi, facendo scivolare l'uso della forza e l'interferenza negli affari interni in secondo piano.
La risoluzione n.598 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite fornisce le basi per un accordo politico sulla sicurezza che coinvolga i due grandi nemici, Iran e Arabia Saudita e contrasti realmente terrorismo, narcotraffico, contrabbando e crimine che continuano a fiorire e finanziarsi con attività illecite nell'area del Golfo in cui regna tensione e incertezza.
Secondo la risoluzione, la tensione nel Golfo si può ridurre attraverso meccanismi di cooperazione che aumentino la fiducia reciproca tra le parti e riguardino anche le esercitazioni miltari, incontri tra delegazioni, eliminazione di armi di distruzione di massa dal territorio e gestione congiunta di problemi legati al crimine organizzato e al terrorismo. Obiettivi importanti, per raggiungere i quali in primo luogo andrebbero ridimensionati toni e retorica, evitando di gettare benzina sul fuoco dei social media e della propaganda interna.