AGI - Chiusa la campagna elettorale per le presidenziali francesi e Marine Le Pen riduce ulteriormente lo scarto con Emmanuel Macron, sia al primo turno che al ballottaggio.
In base all’ultimo sondaggio Ifop-Fiducial, la leader di estrema destra è accreditata del 24% delle intenzioni di voto, contro il 26% per il presidente uscente.
In questa ‘battaglia’ dei numeri, Bva per Rtl Orange prevede sempre 26% per Macron e 23% per la diretta rivale, confermando un ‘gap’ di vittoria sempre più esiguo per il presidente uscente, al 53% contro 47% per Le Pen al ballottaggio.
Il sondaggio YouGov-Datapraxis riportato da New Statesman ha invece riferito di una vittoria ancora più limitata per Macron, al 51%, contro 49% per la candidata del Rassemblement National.
Al terzo posto il leader di France Insoumise, Jean-Luc Melenchon, viene dato in crescita al 17,5%, o al 16% per altri, seguito da Eric Zemmour di Reconquete, con consensi che vanno dal 9,5 al 13%. A perdere ulteriormente terreno è la destra gollista di Valérie Pécresse, a quota 8,5%.
Alla crescente paura per l’avanzata di Le Pen si aggiunge il timore di un record di astensionismo, che potrebbe superare la soglia del 30%, indicando una frattura più profonda tra i cittadini e la classe politica francese. Il tasso di astensionismo più alto mai registrato alle presidenziali durante la V Repubblica risale al 2002, al 28,2%.
Un’altra incognita e a tempo stesso un’altra sfida delle ultime ore di campagna è il tentativo di conquista del ‘popolo degli indecisi’, ovvero tra il 24 e il 32% di elettori che non hanno ancora scelto per chi votare domenica. In base ai calcoli dei vari istituti di sondaggio, sono circa un terzo degli aventi diritto, in tutto 48,7 milioni, ma escludendo gli astensionisti rappresentano comunque tra 8,1 e 10,9 milioni di francesi.
(Interviste di Luigi Conte con la collaborazione di Leonardo Petrini)
Globalmente la campagna è stata piuttosto limitata nel tempo, messa in secondo piano dalla guerra in Ucraina e l’annuncio tardivo della candidatura di Macron, che si è rifiutato di partecipare a un dibattitto televisivo con gli altri 11 contendenti. Complessivamente c’è stato poco spazio per i programmi, con la maggior parte dei candidati che ha proposto spese, nuovi investimenti, tagli fiscali ma pochi risparmi.
L’ultima giornata è stata inoltre caratterizzata da scambi al vetriolo tra i principali candidati, con Macron che ha accusato Le Pen di “mentire alla gente” con un programma che non potrà finanziare, “un programma razzista che dividerà la gente e di una grande brutalità”. La diretta interessata ha contrattaccato, replicando che il presidente uscente “è stato molto aggressivo nelle sue posture, nelle sue parole, un indicatore di una certa forma di febbrilità”.
Ad aver generato ulteriore incertezza e preoccupazione sull’esito delle presidenziali è stato l’annuncio di Pecresse di “non dare consegne di voto” ai suoi elettori in vista del secondo turno, corteggiati sia dall’estrema destra che dal centro. Una decisione che, come sottolineano i media d’Oltralpe, fa emergere alla luce del sole nuove spaccature nel cosiddetto “fronte repubblicano” che nel 2017 aveva arginato l’estrema destra.
Mélenchon ha ribadito che “non si dà un voto all’estrema destra”, ma prima di pronunciarsi consulterà i suoi elettori. Sono invece favorevoli a un “fronte repubblicano” contro Le Pen il comunista Fabien Roussel, la socialista Anne Hidalgo e l’ambientalista Yannick Jadot, per “impedire all’estrema destra di mettere le mani” sulla Francia.
Per 48 ore vigerà la regola della riserva in radio e tv: nessun candidato potrà apparire né prendere la parola. Per il verdetto delle urne, che scioglierà tutti dubbi e potrebbe riservare sorprese, bisognerà attendere domenica sera alle ore 20.